Bruxelles – La nuova tassa “made in Europe” sui condizionatori non esiste. La notizia che nella giornata di ieri ha creato allarmismo fra i cittadini italiani e che anche oggi campeggia sulle prime pagine di alcuni quotidiani nazionali è una bufala. A scatenare il panico è stato un comunicato diffuso ieri dalle associazioni Federconsumatori e Adusbef, intitolato: “Tasse: con il caldo arriva la tassa sul condizionatore. Aggravi di circa 200 euro a famiglia”. Nella nota condita di toni allarmistici (“ebbene sì, sono arrivati a tassare anche l’aria…”), si fa riferimento a una direttiva europea che ha “il nobile scopo di tutelare l’ecosistema” ma che di fatto paragona i condizionatori agli impianti di riscaldamento, obbligando così i proprietari a dotarsi di un libretto d’impianto e a far controllare gli impianti ogni quattro anni. “Tutto ciò si traduce in una spesa non indifferente per i cittadini – hanno scritto le due associazioni – per il rilascio del libretto e del primo bollino per i condizionatori si stima una spesa di 180-220 euro, che salgono a circa 300 se i condizionatori in casa sono più di uno”.
La notizia è stata immediatamente ripresa dalle agenzie di stampa e in poche ore è stata ribattuta da molti media nazionali. A citarla in un post sui suoi profili social è stato anche il segretario della Lega Nord e parlamentare europeo, Matteo Salvini, che ha dato la colpa alla solita Bruxelles.
Renzi obbedisce a Bruxelles, arriva la "tassa sui condizionatori": 200 euro in più a famiglia.
Ovviamente la Lega si opporrà! #Salvini— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) July 23, 2015
Non si sono fatte attendere nemmeno le reazioni di altri politici, come Mariastella Gelmini, vicecapogruppo vicario di Forza Italia alla Camera, che ha affermato: “L’Europa dei balzelli e delle tasse ha trasformato in dura realtà quella che sembrava soltanto fantasia: tassare l’aria”. Anche il sito “La cosa”, legato al blog di Beppe Grillo, ha ripreso la bufala con toni allarmistici: “Tassa sul caldo: una sberla da 200 euro!”.
Viste le dimensioni assunte in poche ore dal dibattito, sempre ieri il Ministero dello Sviluppo economico ha diffuso una nota per smentire la comparsa di qualsiasi tassa sui condizionatori delle abitazioni. Ciò che è stato introdotto in linea con le direttive europee, invece, sono alcune regole per migliorare l’efficienza energetica dei condizionatori, “tutelare l’ecosistema e favorire risparmio economico e competitività”. Ma non si tratta di una novità, visto che il Governo ha adottato il provvedimento un anno fa stabilendo che dal 15 ottobre 2014 i nuovi impianti installati e quelli sui quali verranno eseguiti i controlli periodici di efficienza energetica dovranno essere dotati del nuovo libretto. Ma su quali condizionatori dovranno essere effettuati i controlli? Non certo su quelli domestici, considerato che la potenza minima richiesta deve essere di 12 kw, mentre gli impianti casalinghi più diffusi si fermano intorno ai 2 kw.
La norma sui condizionatori risponde alle indicazioni fornite dalla direttiva 2010/31/UE che, a sua volta, è una sorta d’estensione della direttiva Ue del 2002 (recepita dal governo italiano con un decreto legge del 2005) che aveva istituito i “libretti d’impianto” per le caldaie. Chi ha un condizionatore con potenza inferiore al 12 kw, comunque, non dovrà pagare nessuna nuova tassa. La spesa, invece, sarà per i proprietari dei grossi impianti che dovranno far controllare il proprio condizionatore ogni quattro anni e, com’è ovvio, pagare il lavoro effettuato dai tecnici abilitati.
La manutenzione degli impianti di condizionamento non è un’invenzione dei burocrati europei per tartassare i contribuenti, ma un atto teso ad assicurarsi che le macchine mantengano un alto livello di efficienza energetica e a prevenire il diffondersi di malattie come la legionellosi. Si tratta di un’infezione causata dal batterio Legionella pneumophila che ama riprodursi nelle condutture idriche dei condizionatori. Il batterio è responsabile di una forma di polmonite che nel 1976 si diffuse rapidamente fra i partecipanti a un raduno a Philadelphia che si svolgeva nelle sale di un albergo, causando 34 morti. Nell’ottobre dello scorso anno la stessa patologia si diffuse nel comune di Bresso, vicino a Milano, facendo registrare 6 contagi e un decesso.