Bruxelles – “L’euro senza uno Stato non è sostenibile”. Comincia così la lunga intervista che il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ha concesso al quotidiano “Il Foglio”. Il membro del Consiglio direttivo e del Consiglio generale della Banca centrale europea spiega che sia la crisi greca sia il dibattito sulla possibile uscita del Regno Unito dall’Ue sono serviti a rendere l’Europa “più consapevole”. “Se l’integrazione è un processo, l’unione politica dev’esserne l’esito – continua Visco – nelle tappe intermedie s’incontrano rischi, e oggi il rischio è costituito dalla diffidenza tra nazioni che è emersa prepotentemente negli ultimi mesi”. L’Unione bancaria, quindi, non è abbastanza perché, secondo il governatore, “bisogna pensare a introdurre nell’area dell’euro elementi formativi di uno Stato”. “A voler guardare ancora più in là – aggiunge – c’è la questione dell’armonizzazione dei sistemi nazionali della giustizia”.
Secondo Visco, succeduto nel 2011 a Mario Draghi sulla poltrona più importante della Banca d’Italia, bisognerebbe riflettere anche “sulla tempistica dei vari voti nazionali, che si potrebbe uniformare per evitare quel clima da campagna elettorale permanente che si respira in Europa. Senza accantonare, poi, l’idea di una difesa unica, che oggi sarebbe persino più efficace, per certi versi, di una moneta unica” per salvaguardare l’integrazione europea. Riguardo a possibili parallelismi fra la situazione di Atene e quella del nostro Paese, il governatore risponde: “L’Italia è una realtà diversissima dalla Grecia. Ma rimane una lezione quella di dover aumentare la produttività”. E sulla spesa pubblica, continua Visco, la revisione “ha senso se non equivale soltanto a tagliare la spesa”.