Roma – La tutela dei prodotti tipici, quelli contrassegnati dai marchi Dop e Igp, è la principale preoccupazione della Conferenza delle Regioni e delle provincie autonome in relazione alla sigla dell’accordo di libero scambio tra Ue e Stati uniti (Ttip). E’ quanto emerge dall’audizione della delegazione guidata da Simona Caselli, assessore della Regione Emilia Romagna, davanti ai deputati della commissione Agricoltura di Montecitorio, nell’ambito dell’indagine sulle ricadute del Ttip sul sistema agroalimentare italiano.
Secondo un documento approvato dalla Conferenza e lasciato agli atti della commissione, il valore delle Dop e delle Igp italiane si aggira intorno ai 6,6 miliardi e il settore coinvolge 75 mila imprese agricole. Numeri certamente rilevanti. “Per questo è necessario che” negli Stati uniti “sia garantita una tutela analoga a quella europea”, sostiene Caselli, sottolineando che attualmente “la tutela nel territorio statunitense è garantita solo attraverso complesse e costose iniziative legali”, dunque è “opportuno fare in modo che la normativa Usa conceda alle produzioni Dop e Igp registrate le stesse garanzie vigenti in Europa”, ribadisce l’assessore.
Legata alla protezione dei prodotti tipici c’è il tema dell’etichettatura. Secondo Caselli “è fondamentale” avere informazioni “chiare e dettagliate” in etichetta, per consentire ai consumatori di scegliere consapevolmente i prodotti che intendono acquistare.
A preoccupare le Regioni è anche il meccanismo di risoluzione delle controversie. In particolare l’ipotesi secondo cui i cittadini europei, singoli o in associazione, possano essere costretti a rivolgersi a un tribunale internazionale di natura privata per tentare un arbitrato ad armi impari, perché dovrebbero sostenere il ricorso a proprie spese e scontrarsi contro i costosissimi – quanto agguerriti – staff legali delle multinazionali. Una soluzione che “dovrebbe essere evitata”, ammonisce Caselli.
Riguardo alle norme sanitarie e fitosanitarie, bisogna “assicurare un regime di equivalenza” fra le normative europee e statunitensi. Altrimenti, indica l’esponente della giunta emiliano-romagnola, il rischio è che il diritto di ciascuna parte a gestire il rischio possa sfociare in pretesti per adottare misure di protezionismo.
La stessa armonizzazione è richiesta sulla sicurezza alimentare, dove per Caselli deve valere il principio di reciproicità ed equivalenza. Non rispettarlo produce spesso doppi controlli e complicanze burocratiche che pesano sui produttori. “Di fatto si tratta di un innalzamento di barriere doganali”, denuncia l’assessore.