Bruxelles – Ancora troppo presto per fare ipotesi su chi ci sia dietro al rapimento dei quattro italiani rapiti questa notte in Libia. È prudente il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni sui quattro italiani rapiti nella notte in Libia: “È sempre difficile dopo poche ore capire la natura, i responsabili”, spiega arrivando alla riunione dei ministri degli Esteri a Bruxelles. “È una zona – sottolinea – in cui ci sono anche precedenti e al momento dobbiamo attenerci alle informazioni che abbiamo e concentrarci sul lavoro per ottenerne altre sul terreno”.
La Farnesina ha confermato che i quattro rapiti sono dipendenti della società di costruzioni Bonatti di Parma, impegnati nei pressi del compound dell’Eni nella zona di Mellitah. L’Unità di Crisi si è immediatamente attivata per seguire il caso ed è in contatto costante con le famiglie dei connazionali e con la ditta Bonatti. “Oggi siamo naturalmente innanzitutto impegnati ad intervenire per cercare di trovare le persone rapite e risolvere il problema”, fa sapere Gentiloni, aggiungendo: “Stiamo lavorando con l’intelligence, dobbiamo oggi occuparci degli sforzi per recuperarli oltre che essere vicini ai familiari”.
Il rapimento, fa notare il titolare della Farnesina, “conferma le difficoltà della situazione instabile in Libia”. Con il lavoro dell’inviato delle Nazioni Unite, Bernardino Leon che ha portato alla firma di un’intesa per la formazione di un governo di unità nazionale, ma senza la partecipazione di Tripoli, “sono stati fatti passi avanti”, ma ancora non basta. “Ci auguriamo – auspica Gentiloni – che anche le componenti di Tripoli si uniscano all’accordo che è stato raggiunto” e “se l’accordo verrà concluso in modo largo, l’Italia sarà impegnata anche come nazione leader in tutta l’attività di sostegno alla ricostruzione, il consolidamento e la stabilità della Libia”. Un tema che sarà trattato proprio oggi nel corso della riunione dei ministri degli Esteri a cui prenderà parte anche Bernardino Leon.