Bruxelles – Certo avere un accordo completo che arrivasse a 40 mila trasferimenti da Italia e Grecia sarebbe stato meglio ma quello di oggi “è un primo passo” con cui già “abbiamo completamente coperto il primo anno”. Vede il bicchiere mezzo pieno il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, anche dopo una riunione dei ministri dei Ventotto che non è arrivata a garantire i 40 mila ricollocamenti da Itala e Grecia che ci si era proposti. “È un piano su due anni – ricorda – il primo anno è ok, abbiamo i ventimila che tra Italia e Grecia dovevamo avere. Sul secondo anno la copertura non è ancora definita all’ultimo dettaglio ma lo sarà al dieci dicembre”, prevede Alfano. Insomma il mancato accordo per ora non sposta di molto le cose visto che, da ottobre, si potrà comunque già partire con i trasferimenti, anche se entro sei mesi le discussioni riprenderanno per tentare di raggiungere l’obiettivo pieno.
Oggi “ciascuno stato si è assunto la responsabilità di partecipare o meno”, sottolinea Alfano, secondo cui “è chiaro che noi non abbiamo avuto quello che avevano stabilito i capi di Stato e di governo ma abbiamo avuto molto di più di quello che tutti i governi precedenti avevano mai pensato di avere”. Dal canto suo l’Italia dovrà mettere in atto, come chiesto da diversi Stati, misure per garantire una più efficace registrazione dei migranti e raccolta delle impronte digitali. Ma su questo, avverte Alfano, “procederemo con la stessa progressione con cui procederà la fase di completamento del numero che deve portarci a 40 mila”.
È stato un “incontro molto difficile”, ammette il commissario Ue all’immigraizone Dimitris Avramopoulos che però confessa di avere temuto un risulato molto peggiore. “Se sei mesi fa mi avessero chiesto se credevo che i numeri fissati nel summit avrebbero portato a questo risultato avrei detto di no, è più di quello che mi aspettavo, vista la situazione in Europa”. Dunque anche sulla possibilità di arrivare nei prossimi sei mesi alla cifra completa di 40 mila, il commissario si dice più che ottimista.
“In democrazia succede che ci siano elezioni” e le elezioni spesso portano i Paesi “ad un periodo di inerzia” riporta all’attualità quello che sta succedendo Jean Asselborn, ministro per gli Affari europei del Lussemburgo, parlando di cifre “imbarazzanti per i Paesi che le hanno proposte più che per l’Ue”. “In questo periodo – continua – abbiamo qualche Paese dell’Ue sotto elezioni ma passate queste penso che ci siano chanches molto più concrete di trovare soluzioni adeguate”. Insomma insitere ancora con i negoziati oggi non avrebbe avuto senso perché “quello che mancava non si poteva raggiungere con la forza” mentre “Italia e Grecia erano convinte che ci fosse bisogno di partire ora”. Così si è optato per un accordo, seppure non completo, che dovrà ottenere a settembre il via libera del Parlamento europeo ma consentirà poi i primi trasferimenti già a partire da ottobre.