Bruxelles – A due giorni dalla riunione che dovrebbe finalmente mettere il sigillo al meccanismo delle quote e dare il via libera alla redistribuzione di 40 mila rifugiati da Italia e Grecia, i numeri ancora non ci sono. Sul discorso ormai ci si arrovella da mesi, almeno dallo scorso aprile, quando la morte di oltre 700 migranti nel canale di Sicilia, portò la Commissione europea a proporre un sistema di emergenza per fare sì che gli Stati membri si facciano carico più equamente dell’accoglienza dei profughi. I numeri, tutti ne sono consapevoli, sono davvero irrisori rispetto alla portata dei flussi: l’obiettivo è di appena 40 mila migranti da trasferire da Italia e Grecia e 20 mila rifugiati da accogliere dai Paesi terzi. Eppure, da aprile ad oggi, non si è ancora riusciti a trovare la quadra.
Una decina di giorni fa, la riunione dei ministri degli Interni che sperava di arrivare a risolvere la questione, ha dovuto prendere atto che l’intesa ancora non c’è e fissare un nuovo appuntamento per il prossimo lunedì. Una cosa di un paio d’ore, si era detto, per mettere a punto gli ultimi dettagli, ma la faccenda sembra rivelarsi più complicata. “Per ora il totale di 60 mila non c’è”, ammettono fonti europee. Per il momento si è trovata la disponibilità a raggiungere (e superare di poco) i 20 mila reinsediamenti, ma anche pensando di spostare questa disponibilità extra sui trasferimenti comunque “il totale di 60 mila non c’è”. La presidenza lussemburghese che gestisce i negoziati “sta parlando con gli Stati, cercando di convincerli, non è disposta ad una corsa al ribasso” e sta cercando di ottenere “uno sforzo maggiore da tutti ma soprattutto da qualcuno” .
Tra i Paesi con le maggiori reticenze, spiega un’altra fonte, la Spagna, unica a non avere ancora presentato nemmeno una cifra sulle proprie disponibilità. Ma anche altri, come Slovacchia e Austria, hanno presentato offerte molto ridotte e stanno ricevendo una “pressione molto forte” per fare di più. Hanno reso note le proprie disponibilità, per il momento, soltanto Germania e Francia. Berlino ha dichiarato di essere pronta a superare la cifra immaginata dalle quote della Commissione europea (9.000), mentre Parigi si atterrà a quei numeri (6.700). L’altro capitolo è quello dei moltissimi migranti in arrivo lungo la rotta dei Balcani che avevano fatto ipotizzare di escludere dal meccanismo di redistribuzione Paesi come Ungheria e Bulgaria: non saranno ufficialmente tagliate fuori dal meccanismo ma potranno scegliere di non contribuire o di farlo in modo davvero ridotto. Su questo tema la riunione di lunedì dovrebbe anche approvare la lista dei Paesi “sicuri” da cui i migranti non hanno motivo di scappare e in cui possono quindi essere rimandati e in questa sarà evidenziato che i balcani occidentali sono sicuri. Una conclusione soprattutto “politica” che si pensa possa scoraggiare i cosiddetti migranti economici, numerosissimi da quelle aree.
La presidenza lussemburghese, che sta gestendo i negoziati in bilaterale con ogni singolo Stato, senza svelare le cifre sul tavolo a nessuno degli altri Paesi, sembra comunque ottimista e spera che lunedì si possa arrivare a 40 mila o almeno andarci vicino. La chiave della discussione resta, per molti Stati, il binomio tra responsabilità e solidarietà. A Italia e Grecia si chiede “reciprocità” e cioè: i trasferimenti si possono fare a condizione però che un certo numero di cose si facciano sul posto al momento della ricezione. Soprattutto si parla di registrare davvero i migranti e prendere le impronte digitali perché si possa applicare il regolamento di Dublino e passare dalla redistribuzione “selvaggia” dei migranti che scappano da un Paese all’altro ad una redistribuzione organizzata.