colonna sonora: Renato Carosone – Chella ‘lla
Pioviccica in nordeuropa, come quasi tutti i giorni. Il mattino è arrivato da poco, e non riesce ad illuminarsi né a scaldarsi abbastanza. Pedalo lentamente con le poche forze rimaste, perché anche se è mattina questa giornata per me sta finendo. Le gocce mi appannano le lenti, devo tenere gli occhi socchiusi e la fronte è corrucciata; la giacca a vento è un po’ alzata dietro e l’aria gelata mi frusta la schiena. Penso a chi in questo momento si sta svegliando in mutande, senza lenzuola e apre la finestra per far entrare l’arietta frizzante, il cielo azzurro e il sole caldo.
Nord e Sud sono due mondi diversi, non potranno mai capirsi.
Lo si dice anche di Uomo e Donna e in qualche modo è vero. Ma c’è la voglia di scopare che è più forte di qualsiasi altra cosa. E’ la forza che muove il mondo, con lo pseudonimo di “amore”. Ma Nord e Sud non scopano, e se devono accoppiarsi è sempre per motivi geopolitici o economici. Come i matrimoni combinati. O le coppie con un enorme scarto generazionale tra i due componenti, in cui il più vecchio corrisponde anche al più ricco.
Sono più di ventiquattro ore consecutive che lavoro, non sono affatto lucido e non so più se oggi è ancora ieri o già domani. I leader europei hanno passato tutta la notte a cercare un accordo per la Grecia, forse neanche loro erano troppo lucidi e quello che è uscito alla fine è che il capitale ha vinto e l’Europa non esiste, come si era già intuito col problema immigrazione.
Anche gli immigrati vengono dal Sud. Da un Sud molto più disagiato dei nostri Sud e tra l’altro disagiato (in senso transitivo) da noi del Nord, ma comunque non li vogliamo qui perché appartengono ad un mondo diverso dal nostro, che non capiremo mai. Come un Uomo non capirà mai una Donna col Ciclo o una Donna non capirà mai un Uomo col Derby.
Restare sveglio tutto questo tempo porta a foschi pensieri cardinali, sociologici e di genere, non so bene di che genere, prima di arrivare alla follia. Quindi la bici continua ad andare nella pioggia e nel freddo di questo luglio nordeuropeo, passando accanto ai palazzi delle Istituzioni che avrebbero dovuto essere il cuore il braccio e il cervello della grande macchina dell’UE che per come la vedo io ora è ferma in una piazzola di emergenza con qualcuno a bordo che vorrebbe abbandonare lì il cane per andare in vacanza. Indossando i sandali coi calzini. Bella gente.
Ecco, la vacanza. Ne ho un gran bisogno perché ormai non ho manco più il tempo di farmi cadere i capelli. Pedalando nel freddo piovoso di questo luglio nordeuropeo, pensando al Sud che si sveglia sudato e fa colazione in terrazza a torso nudo mangiando frutta succosa e controllando il livello dell’abbronzatura, mi chiedo che cosa sarebbe il Nord se gli togliessero l’accesso al Sud. A quanto salirebbe il numero dei suicidi in questi paesi del Nord che per stare bene non possono far altro che prendersi una vacanza e volare al Sud. E nel Sud nessuno si sogna di rimpatriarli con le ruspe.
“Portano i soldi” direte voi. Ma tra l’avere qualche spiccio in meno e dover sopportare la vista dei sandali coi calzini o dei nudisti ottantenni non lo so cosa è peggio. Ma sto andando Fuori Tema, da cui il titolo della rubrica.
Non entro nel merito delle vicende, per quello c’è il resto del giornale, o potete offrirmi una birra e ci entriamo insieme (nel merito, non nella birra) ma so bene da quale parte sto, col cuore, con la mente e purtoppo non con il corpo. Con la faccia ingrugnata per il freddo e la pioggia vado col pensiero a tra qualche giorno, quando avrò raggiunto mio figlio e la mia compagna al Sud, a combattere col caldo, con il caos rumoroso, a cercare rifugio sotto un’ombra in riva al mare, a succhiare pomodori che sanno di pomodoro, a sentire la gente che si lamenta che non c’è una lira, che non c’è lavoro, ma lo fa sbracata su una panchina al sole, con lo stereotipo a palla e senza faccia ingrugnata.
Ho bisogno di staccare, di riposare, di rilassarmi. Parcheggio la bici sotto casa e mi tuffo nel letto per ritrovare me stesso. Devo sciogliere questo ingrugnamento da Nord: l’estate è iniziata da un pezzo ma qui si è vista si e no una decina di giorni, ora sembra novembre ed io voglio tornare al Sud. Perché stando qui, alla luce dei neon, con le verdure di plastica, è normale diventare glaciali e pensare solo ai numeri, alla puntualità, al rigore, all’austerità.
L’Europa era un bellissimo sogno, come l’amore eterno tra un uomo e una donna, dove poi arriva l’amante ucraina ventunenne o il finlandese sessantenne. E niente, io preferisco l’ucraina ventunenne. Lo so che non ha senso con tutto il resto, ma sono molto stanco e voglio vedere voi ragionare dopo venticinque ore di lavoro, senza famiglia e con l’immagine di un’ucraina ventunenne mentre cercate di addormentarvi con il cielo bianco fuori dalla finestra, il grugno della Merkel ancora in testa, come il sorriso stanco del povero Tsipras, unico politico da decenni ad aver risvegliato l’interesse di quegli elettori di sinistra depressi e in stato confusionale che vedono Renzi invitato alle riunioni dei Socialisti ma si aspettano di vederlo prima o poi al PPE.
Alcuni dicono che alla fine si è inchinato alla Troika, che il referendum è stato inutile, che è tutto un bluff. Invece secondo me ha messo a nudo il vero spirito – o sarebbe il caso di dire spettro – europeo, ha dato voce al suo popolo, e poi è stato costretto ad accettare. Ma almeno ha fatto uscire tutto alla luce del sole. Che al Sud lo sanno che cos’è, il sole.
Come disse qualcuno: “meglio poveri sotto al sole che ricchi sotto la pioggia”.
Il Nord non lo capirà mai. E continuerà ad indossare i calzini sotto i sandali. E a cacciare i disperati che ha contribuito a creare. Buonanotte Europa, dormiamoci sopra e rimandiamo a domani, come facciamo sempre noi del Sud. Sperando che esca il sole e si sciolga il grugno.