Bruxelles – La cattiva gestione dei rifiuti costa all’Italia altri 20 milioni di euro più una penalità di 120 mila euro per ogni giorno in cui tarderà a mettersi in regola. Lo stabilisce la Corte di Giustizia dell’Unione europea che si riferisce in particolare alla situazione in Campania. Tra il 2010 e il 2011 nella regione, riporta il tribunale comunitario, sono stati segnalati più volte problemi di raccolta dei rifiuti, che si sono conclusi con l’accumulo per diversi giorni di tonnellate di rifiuti nelle strade di Napoli e di altre città della Campania. Inoltre, nella regione si è accumulata una grande quantità di rifiuti storici (sei milioni di tonnellate di “ecoballe”), che deve ancora essere smaltita, operazione che per la Corte di Giustizia Ue richiederà verosimilmente un periodo di circa quindici anni.
Ma il problema risale a ben prima del 2010. In seguito ad una situazione di crisi nello smaltimento dei rifiuti manifestatasi nella regione Campania nel 2007, la Commissione aveva proposto un ricorso per inadempimento contro l’Italia, imputandole la mancata creazione, nella regione, di una rete adeguata di impianti per lo smaltimento. Nel 2010 la Corte constatò che l’Italia non avendo adottato, per la regione Campania, tutte le misure necessarie per assicurare che i rifiuti fossero recuperati o smaltiti correttamente e senza pericoli per l’uomo e l’ambiente era venuta meno agli obblighi imposti dalla direttiva comunitaria che l’Italia ha trasposto nel 2006.
Nell’ambito dei controlli sull’attuazione della sentenza, poi, la Corte ha verificato che l’Italia non si è ancora messa in regola. Anzi, alla scadenza del termine impartito per l’esecuzione della pronuncia della Corte (15 gennaio 2012), le capacità mancanti di trattamento dei rifiuti per categoria di impianti ammontavano a oltre 1 milione e 829 mila tonnellate per le discariche, a 1 milione e 190 mila tonnellate per gli impianti di termovalorizzazione e a 382 mila cinquecento tonnellate per gli impianti di trattamento dei rifiuti organici. Allo stesso modo, persistevano carenze strutturali in termini di impianti di smaltimento dei rifiuti, indispensabili nella regione Campania.
Per questo la Commissione ha proposto un nuovo ricorso per inadempimento contro l’Italia, chiedendo alla Corte di constatare il mancato rispetto della sua prima sentenza del 2010. L’esecutivo comunitario ha chiesto che la Corte condannasse l’Italia a pagare una somma forfettaria giornaliera di oltre 28 mila euro per il periodo compreso tra la sentenza del 2010 e la sentenza odierna, nonché una penalità, eventualmente a carattere degressivo, di oltre 256 mila euro per ciascun giorno di ritardo nell’attuazione della sentenza del 2010, a partire dalla sentenza odierna.
Così oggi la Corte condanna il nostro Paese a pagare, da un lato, una penalità di 120 mila euro per ogni giorno di ritardo nell’attuazione della sentenza del 2010 e, dall’altro, una somma forfettaria di 20 milioni. La Corte sottolinea in particolare il problema delle “ecoballe” e il numero insufficiente di impianti aventi la capacità necessaria per il trattamento dei rifiuti urbani nella regione Campania. La Corte sottolinea anche che, le notevoli carenze nella capacità della regione di smaltire i propri rifiuti, possono compromettere tutta la rete nazionale di impianti di smaltimento e la capacità dell’Italia di raggiungere l’obiettivo richiesto dell’autosufficienza nazionale dello smaltimento dei rifiuti.