Bruxelles – Il Parlamento ellenico con una larga maggioranza, 229 sì, 64 no, 6 astenuti, ha dato il via libera al pacchetto contenente le prime misure richieste dall’accordo con i creditori. Il voto, nominale e palese, è arrivato alle 2 di notte, tecnicamente quindi in ritardi rispetto all’impegno preso di votarlo entro la mezzanotte di mercoledì. In piazza Syntagma alcune centinaia di manifestanti protestavano contro l’accordo e ci sono stati scontri con le forze dell’ordine con lanci di molotov. La polizia ha parlato di 50 arresti. Il dibattito in Aula stato molto duro con l’ala sinistra di Syriza che ha votato No all’accordo. Contrario anche l’ex ministro delle Finanze, Yanis Varoufakis.
Il premier Alexis Tsipras ha tenuto un discorso molto appassionato in Aula, ha definito quello degli scorsi mesi “un combattimento impari con avversari molto forti, come il sistema finanziario internazionale. Ma noi – ha aggiunto guadagnandosi gli applausi scroscianti dell’Aula – abbiamo lasciato una eredità di dignità e democrazia che non potrà essere cancellata”. Tsipras ha affermato di essere stato messo di fronte a due scelte, “firmare l’accordo o andare verso la bancarotta con conseguenze terribili per il Paese”, e lui ha accettato per “responsabilità”, e la stessa responsabilità l’ha chiesta ai deputati: “è un momento critico e siamo chiamati a prendere decisioni che porteranno una responsabilità molto pesante sulle nostre spalle”. Il premier ha parlato di “un accordo che non porterà crescita” ma che comunque permetterà al Paese di avere i mezzi finanziari per sopravvivere, e ha ribadito che dopo la prima revisione ci sarà la ristrutturazione del debito come richiesto anche dallo stesso Fmi. “È questo che mi permette di vedere la luce alla fine del tunnel”.
Il partito si è diviso ma non spaccato, i no sono stati 32 (tra cui il ministro dell’Energia greco Panagiotis Lafazanis), 2 gli assenti e 6 gli astenuti. La stessa speaker della Camera (che oggi non dirigeva i lavori), Zoi Konstantopoulou, una dei leader del fronte del No, ha tessuto le lodi di Tsipras e del suo coraggio in questi mesi, affermando di essere convinta che la sua scelta è stata fatta in buona fede. Ha chiesto comunque di votare no perché, ha dichiarato riferendosi all’esito del referendum, “non possiamo trasformare il no del popolo in un sì”.
Nessun applauso e nessun trionfalismo al termine delle votazioni quando Tsipras per primo e poi tutti gli altri hanno lasciato in silenzio l’Aula del Parlamento.