Bruxelles – Sì all’euro, ma solo se la Grecia lascerà la moneta unica. Il fronte degli Stati contrari al fatto di contribuire economicamente al salvataggio di Atene dal default si allarga anche oltre i confini dell’Eurozona. Al fianco della Gran Bretagna, il cui ministro delle Finanze ha già detto di non poter accettare che “i soldi dei contribuenti saranno messi a rischio nel nuovo programma greco”, adesso si schiera anche la Repubblica Ceca, che spera addirittura in un’uscita di Atene dalla zona-euro. “Non possiamo far correre il rischio ai nostri cittadini di pagare il debito greco e di farsi carico della dissennata politica economica di Atene” ha dichiarato il presidente Milos Zeman attraverso il suo portavoce. “Devo riconoscere la fondatezza di quanti sostengono che questo non è il momento adatto per adottare la moneta unica, vista la situazione finanziaria in cui si trova Atene – ha continuato Zeman – perché come membri dell’Eurozona saremmo costretti anche noi a farci carico del loro debito. La soluzione più ragionevole è quindi che prima la Grecia si faccia da parte”.
Dopo aver firmato il trattato di adesione proprio ad Atene, la Repubblica Ceca è entrata a far parte dell’Unione europea il primo maggio 2004. Dal dicembre 2007 è membro dell’area Schengen e da anni chiede di abbandonare la propria moneta nazionale, la corona, in favore dell’euro. Già nel 2010 il Paese sarebbe dovuto entrare a far parte dell’Eurozona, ma a causa del forte deficit di bilancio venne deciso di posticipare l’ingresso prima al 2012 e in poi a data da definirsi. Fin dal momento del suo insediamento, nel marzo 2013, il presidente Milos Zeman è sempre stato favorevole all’adozione dell’euro. La crisi greca, però, gli ha fatto cambiare idea. Quanto meno sulle tempistiche. “È un accordo inutile. La Grecia ha già preso altri impegni in passato, ma non li ha mai rispettati” aveva detto lunedì il presidente commentando l’intesa raggiunta dall’Eurosummit per il salvataggio di Atene.