Bruxelles – Il debito pubblico greco “è altamente insostenibile” e deve essere ristrutturato ben oltre quanto consesso o ipotizzato dall’Europa. A dirlo non è Alexis Tsipras o uno degli economisti di Syriza, ma il Fondo monetario internazionale.
Un report pubblicato ieri, che fa seguito a quello pubblicato lo scorso 26 giugno, e che analizza anche il recente accordo per un terzo programma tra i creditori e lo Stato ellenico, afferma la necessità di un forte intervento sul debito di Atene. Il debito pubblico greco può essere reso sostenibile “solo attraverso misure di revisione che vadano ben oltre quelle che l’Europa è stata disposta a prendere in considerazione fino ad ora”, e anche oltre “quanto è stato proposto dall’Esm”, il fondo Salva-Stati che dovrà erogare il prestito da 86 miliardi al Paese, secondo quanto concordato all’Eurosummit. Per il Fondo “ci sono diverse opzioni”, possibili. Se l’Europa preferisce concedere di nuovo la riduzione del debito attraverso la proroga della scadenza “dovrebbe essere concesso un periodo di grazia di, diciamo, 30 anni per l’intero stock di debito in mano ai creditori europei, compresa la nuova assistenza”. La seconda opzione sarebbero dei trasferimenti fiscali oppure l’Europa dovrebbe accettare “deep upfront haircuts”, ovvero la cancellazione di una parte del debito, cosa esplicitamente vietata dall’accordo di lunedì scorso. In pratica il Fondo monetario sta dicendo che anche l’ultimo piano non riuscirà a raggiungere il suo principale obbiettivo dichiarato, ovvero far tornare il Paese a potersi finanziare da solo sul mercato.
“Gli eventi delle ultime due settimane – la chiusura delle banche e l’imposizione di controlli di capitale – stanno estraendo un pesante tributo sul sistema bancario e l’economia, stanno portando ad un ulteriore significativo deterioramento della sostenibilità del debito rispetto a quanto previsto nel nostra recente pubblicazione”, afferma il testo, secondo cui “una revisione piena e completa” può essere fatta “solo in una fase successiva, tenendo conto del deterioramento della situazione economica a seguito della chiusura del sistema bancario ed i dettagli di politiche ancora da stabilire”. E tra le altre cose che si devono ancora capire, sempre secondo lo studio, è quanto sia realistico l’obiettivo di un avanzo primario del 3,5% per il Paese dal 2018 in poi, un risultato che solo “pochi Paesi sono riusciti a raggiungere”.