Bruxelles – Tra ottobre e novembre prossimi, Italia, Spagna e Portogallo saranno colpiti da una guerra su vasta scala, in cui i pericoli arriveranno dalla terra, dal mare e dal cielo. Ma non c’è nulla di cui preoccuparsi, in quel periodo, l’Italia non sarà Italia, ma solo un lembo di “Sorotan”, la regione immaginaria in cui la Nato ha deciso di ambientare la più ampia esercitazione messa in piedi da oltre un decennio. Vi prenderanno parte oltre 36 mila truppe di oltre 30 nazioni, tra membri dell’Alleanza e sette Paesi partner (Australia, Austria, Bosnia ed Erzegovina, Finlandia, Fyrom, Svezia e Ucraina). Parteciperanno anche l’Unione europea, l’Unione africana e diverse organizzazioni umanitarie internazionali. In Italia sarà coinvolto in particolare l’aeroporto di Trapani. L’ultima volta che l’Alleanza atlantica si era cimentata in un’operazione simile era il 2002, quando si svolse una esercitazione per preparare le forze di risposta Nato in Norvegia e Polonia, coinvolgendo oltre 40 mila truppe da 15 Paesi alleati e 12 partner.
L’immaginaria “Sorotan”, uno scenario “fittizio ma realistico”, in un Paese con “tensioni interne e pericoli naturali” al di fuori dell’Alleanza Atlantica, spiega il generale Phil Jones del commando Nato che sta organizzando l’esercitazione, sarà una “zona immensa, dal Portogallo all’Italia, con l’Atlantico e il Mediterraneo”. Il primo fattore di difficoltà sarà dunque la distanza, ma anche la “velocità” sarà messa a dura prova. “Ci saranno elementi multipli che si dispiegheranno simultaneamente, succederanno un sacco di cose insieme – spiega il generale – abbiamo trasformato un certo numero di eventi realmente accaduti per farli succedere a Sorotan”. Ad esempio ci saranno scenari come aeroporti da conquistare o da difendere, diversi mezzi utilizzati, come esplosivi improvvisati, saranno coinvolti corpi di marines, occorrerà contrastare diverse operazioni anfibie allo stesso tempo, ci saranno forze marittime e terrestri che sbarcano dalle navi e vengono a terra e hanno bisogno di conquistare una base aerea. Sarà messa alla prova la superiorità aerea, bisognerà difendere la libertà di navigazione. Insomma “ci saranno nuove sfide complesse e molto rapide ma sono persuaso che i nostri comandanti troveranno il modo di assicurare la vittoria militare”, sono sicuri alla Nato.
La simulazione non è solo in chiave anti-russa, assicurano dall’Alleanza atlantica, ma per farsi trovare pronti contro qualsiasi eventuale minaccia, che arrivi da Est, da Sud o da qualsiasi altra direzione. L’esercitazione era pianificata da tempo, già da prima dell’annessione russa della Crimea e dell’avanzata dei combattenti del sedicente Stato Islamico in Iraq e Siria ma è stata rivista per assicurarsi che non ci si riferisse ad uno scenario di crisi vecchio di 10-15 anni. Così, le truppe dovranno fare fronte anche ad attacchi terroristici e atti sovversivi ma per rendere il tutto più attuale si tratterà anche di una “cyber guerra”: occorrerà fare uso di Twitter, useremo i social, conferma la Nato, anche sul fronte della propaganda per vedere come reagiscono i nostri militari: ad esempio se un’immagine è manipolata gli uomini dell’Alleanza se ne accorgono? E poi occorrerà vedere cosa succede sui diversi media ed essere pronti a reagire.
Fondamentale la partecipazione di Paesi non Nato e di soggetti non strettamente militari, come le organizzazioni non governative: “Questo fa parte integrante del nostro esercizio – spiega il generale Jones – perché la capacità di comunicare con tutti è fondamentale in ogni crisi, una soluzione puramente militare non basta in nessuna crisi”. “L’obiettivo è riconquistare la pace – aggiunge il generale Hans-Lothar Domröse, che sarà il comandante responsabile dell’esercitazione – combattere, fidatevi, lo sappiamo fare, ma qui si tratta di capire come possiamo stabilizzare unan situazione e aiutare la popolazione per vivere meglio domani”.