Bruxelles – L’accordo raggiunto ieri per la Grecia è come il golpe dei colonnelli del 1967. Non si fermano le forti critiche dell’ex ministro delle Finanze ellenico, Yanis Varoufakis, nei confronti del premier Alexis Tsipras, colpevole di aver abbandonato la lotta ai creditori accettando un accordo che è “una manifestazione pura e semplice della politica dell’umiliazione in azione”. Ieri l’ex ministro aveva paragonato l’intesa al Trattato di Versailles del 1919, che impose durissime sanzioni economiche alla Germania e scatenò una serie di reazioni a catena che in pochi anni portarono allo scoppio della Seconda guerra mondiale. Un paragone che Varoufakis usò già nel 2010 riferendosi al primo piano di salvataggio della Grecia. Oggi, invece, il paragone storico alza il tiro e arriva al 1967, quando i militari guidati da Geōrgios Papadopoulos portarono a termine un colpo di stato che diede inizio alla settennale dittatura dei colonnelli. “Nel 1967 le potenze straniere usarono i carri armati per mettere fine alla democrazia greca – scrive Varoufakis sul suo blog – nel 2015 c’è stato un altro golpe delle potenze straniere, che hanno usato le banche invece dei carri armati. Forse la principale differenza economica è che, mentre nel 1967 la proprietà pubblica greca non era presa di mira, nel 2015 i poteri dietro al colpo di stato chiedono la gestione di tutti i beni pubblici rimasti, così da poterli usare per il mantenimento del nostro impagabile e insostenibile debito”.
La dichiarazione dell’Eurosummit, continua l’articolo del blog, “è intesa come una dichiarazione che conferma che la Grecia accondiscende a divenire un suddito dell’Eurogruppo” e “ha segnato un completo annullamento della sovranità nazionale senza mettere al suo posto un corpo politico sovra-nazionale e pan-europeo”. “Sto aspettando di ascoltare di persona i miei compagni, Alexis Tsipras e Euclid Tsakalotos, che ne hanno passate così tante negli ultimi giorni” scrive Varoufakis, secondo il quale in questo momento non è importante capire se il parlamento greco voterà a favore o meno delle riforme concordate con i creditori e i governi dell’Eurozona, ma rispondere alla domanda: “l’economia greca ha qualche possibilità di risollevarsi a queste condizioni?”.