Bruxelles – Sono passati pochi giorni dalle dimissioni dell’ex ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis ed è ormai chiaro chi sia stato il poliziotto cattivo durante questi cinque mesi di negoziati a Bruxelles. Dopo il referendum “il nostro Primo ministro ha accettato la premessa che qualsiasi cosa succedesse, qualsiasi cosa avesse fatto la controparte, non avremmo mai risposto in modo da sfidarla. Questo ha essenzialmente voluto dire ripiegare e smettere di negoziare” ha spiegato Varoufakis in un’intervista pubblicata oggi dal settimanale inglese NewStatesman e raccolta prima che i leader dell’Eurozona trovassero un accordo sul salvataggio della Grecia. Accordo giudicato in maniera durissima dall’ex ministro, che l’ha definito “un nuovo trattato di Versailles”. Questa “è la politica dell’umiliazione” ha dichiarato Varoufakis alla radio australiana Abc, sostenendo che il testo firmato a Bruxelles “non ha nulla a che fare con l’economia. Non ha nulla a che vedere con il mettere la Grecia sulla strada della ripresa” ma si tratta di un accordo “che perseguiterà nuovamente l’Europa e il primo ministro lo sa. Sa che è dannato se lo fa, ma è anche dannato se non lo fa”.
Nella lunga intervista a NewStatesman, l’ex ministro ellenico non si è fatto pregare per illustrare i retroscena degli incontri con i suoi omologhi europei negli ultimi mesi. “La completa mancanza di qualsiasi scrupolo democratico da parte di presunti difensori della democrazia europea” è ciò che ha più irritato Varoufakis. Perché aspettare fino all’ultimo secondo prima di proporre un piano accettabile per i creditori? “Il nostro governo è stato eletto con il mandato di negoziare – ha risposto l’ex ministro – quindi il nostro primo compito è stato quello di creare lo spazio e il tempo per avere questi negoziati e raggiungere un accordo. Il negoziato ha richiesto anni perché la controparte si rifiutava di trattare”.
“La mia proposta fin dall’inizio è stata: questo è un Paese che si è arenato, e l’ha fatto molti anni fa – ha continuato Varoufakis – sicuramente dobbiamo riformarlo, siamo d’accordo su questo. Siccome il tempo è essenziale, e siccome durante i negoziati la Bce ha strizzato la liquidità delle banche greche per metterci pressione, per farci soccombere, la mia proposta costante alla Troika era molto semplice: mettiamoci d’accordo su tre o quattro riforme importanti, come il sistema di tassazione, l’Iva, e mettiamole in pratica immediatamente. E voi allentate le restrizioni sulla liquidità della Bce”. Quando la Bce ha deciso di chiudere le banche per un mese, per “portarci a un accordo umiliante”, la proposta di Varoufakis era stata di rispondere altrettanto “energicamente”. Prima di prendere qualsiasi iniziativa, però, si è deciso di aspettare l’esito del referendum.
Secondo l’ex ministro, la consultazione popolare ha dato al governo “una spinta incredibile” che quindi avrebbe giustificato quel tipo di azione “energica” a lui sostenuta. “Ma quella stessa notte l’esecutivo ha deciso che il volere del popolo, il risoluto ‘No’, non sarebbe stato quel tipo di azione energica”, per questo Varoufakis decise di lasciare ad altri il suo posto. “Per aiutare Tsipras nei negoziati” disse allora, per inconciliabili visioni politiche, si scopre oggi.