Bruxelles – Il Parlamento europeo vuole diventare parte attiva nella gestione della crisi dell’euro, e svolgere un ruolo “permanente e costante” nelle fasi negoziali e, soprattutto, nell’attuazione degli accordi presi. Il presidente del gruppo S&D all’Europarlamento, Gianni Pittella, è determinato a ridare centralità “all’unica istituzione democraticamente eletta” dell’Unione europea. “Ho già parlato con i presidenti Manfred Weber (Ppe) e Guy Verhofstadt (Alde), e su questo siamo d’accordo”.
Pittella irrompe nella sala stampa del Consiglio europeo, dove da ieri si lavora incessantemente al dossier ellenico, anche se in gioco c’era molto di più. “Attorno alle idee di Wolfgang Schaeuble si è formata una coalizione che voleva un’Eurozona a due velocità, con dei buoni e dei cattivi”, accusa Pittella, secondo cui “quanti presentano questo accordo come un’umiliazione di Tsipras sono probabilmente gli stessi che volevano la rottura”. Ma ora l’importante è che il Parlamento di Atene voti le riforme come chiesto. “Aspettiamo e poi lavoriamo”, dice Pittela. “Vogliamo un coinvolgimento del Parlamento europeo nel monitoraggio dell’accordo”. Si organizzeranno audizioni e interrogazioni, ma l’impressione è che in pentola bolla qualcosa di più. “Dobbiamo trovare un modo per rendere il ruolo del Parlamento continuo”.
La strategia del Parlamento è quella che Martin Schulz, presidente dell’istituzione, sta cercando di rendere prassi consolidata. Il tedesco è intervenuto nel merito del referendum ellenico, ha chiesto e ottenuto di essere ricevuto al vertice dell’Eurosummit di ieri. Non ha preso parte ai lavori, ma ha comunque incontrato gli altri leader prima della sessione dei lavori. Il percorso di rinnovamento istituzionale è dunque intrapreso, e a sentire Pittella non può essere un qualcosa di negoziabile. “Non può essere solo compito di Consiglio e Commissione” monitorare la Grecia.
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