Roma – “Serviranno almeno due anni per riuscire a mettere in pista” tutte e 16 le azioni in cui si declina la strategia della Commissione europea per il mercato unico digitale, ma ci sono obiettivi che si possono raggiungere “in tempi brevissimi”, come quelli sul copyright e il commercio elettronico, i primi due punti dai quali Berlaymont intende partire. Lo sostiene Roberto Viola, direttore in pectore della Dg Connect (si insedierà il primo settembre), nel corso di un dibattito organizzato a Roma dalla Rappresentanza della Commissione europea in Italia.
Riguardo ai diritti d’autore, l’esecutivo comunitario presenterà una proposta entro fine anno, assicura Viola, secondo il quale è “antistorico” pensare di bloccare la fruizione delle opere acquistate in un Paese quando si attraversa la frontiera con un altro Stato membro. L’alto funzionario riconosce che “ci sono Paesi un po’ refrattari ai cambiamenti” che la Commissione vuole introdurre in materia di copyright, ma si mostra ottimista: “ce la possiamo fare”.
Altro elemento fondamentale della strategia è il commercio elettronico. Gli aspetti da trattare sono molteplici in questo campo, dall’Iva per gli scambi transfrontalieri all’armonizzazione delle spese di spedizione internazionali. Tra questi c’è anche il problema del ‘geo-blocking’ ingiustificato. È una pratica per la quale un utente, in questo caso un consumatore, viene rediretto su un determinato sito web in base al paese da cui si connette. In questo modo, agli acquirenti di un Paese può essere impedito l’accesso a un sito destinato a clienti di un altro Stato membro, ai quali magari sono offerte condizioni migliori. Si tratta di una “discriminazione che va impedita” secondo Viola.
Per il completamento del mercato unico digitale è poi indispensabile una adeguata infrastruttura. È per questo che il dibattito si è concentrato anche sulla diffusione della banda ultralarga, con il problema degli investimenti nelle aree a ‘fallimento di mercato’, quelle dove i privati considerano non redditizio investire. La soluzione individuata è l’intervento pubblico in questi territori, ma in tal modo “il rischio di frammentazione è dietro l’angolo”, ammette Viola. Per scongiurarlo è necessario che ogni Paese membro si assuma “la responsabilità di fare un programma quadro” per garantire che gli investimenti dei privati, dello Stato e degli Enti locali non siano programmati “in maniera del tutto scoordinata”.