Bruxelles – L’ultima lista di riforme inviata a Bruxelles dal nuovo ministro delle Finanze, Euclid Tsakalotos, è stata definita dal presidente Francoise Hollande, “seria e credibile”, e a guardare le tante concessioni fatte dal governo di Alexis Tsipras alle richieste dei creditori, è evidente un notevole sforzo al quale dovrebbe corrispondere, come ha auspicato ieri il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, un eguale impegno da parte di Ue, Bce e Fondo monetario internazionale. Il governo cede su quasi tutta la linea resistendo in parte sugli sconti alle isole, ma solo le più piccole, e chiedendo più tempo o la possibilità di mettere in campo misure compensative per gli interventi più dolorosi. I creditori da parte loro fanno delle aperture, seppur al momento moderate, sulla questione centrale per Atene, ovvero la ristrutturazione del debito, aperture che prima del referendum di domenica non erano mai state fatte. Per quanto le misure accettate siano più severe non bisogna dimenticare che questa volta non sono solo per ottenere gli ultimi 7,4 miliardi del vecchio programma, ma bensì per puntare ad avere ben 53 miliardi in un prestito triennale tramite l’Esm, l’European Stability Mechanism. Con questi soldi il Paese potrebbe fare fronte ai suoi obblighi finanziari e attuare le riforme richieste dai creditori e anche quelle promesse agli elettori. Guardiamo i punti principali dell’ultima offerta di Atene che dovrebbe assicurare un avanzo primario dell’1- 2- 3 e 3,5 % rispettivamente nel 2015, 2016, 2017 e nel 2018.
(Per evere un quadro completo è utile guardare anche la situazione della trattative al 26 giugno e la proposta in extremis di Tsipras, non accettata, del 30 giugno).
Iva
La Grecia accetta di alzare da subito la quota generale al 23%, quella ridotta al 13% solo per acqua, energia elettrica, hotel e cibi “di base” (fino al 25 giugno insisteva su tutti i cibi), e mantiene il supersconto al 6% solo per medicinali, libri e teatro. Sulle isole propone il compromesso di eliminare lo sconto ma solo per quelle più grandi e con “il maggiore afflusso turistico”, con un processo graduale da completare entro la fine del 2016 e a partire dal prossimo ottobre (insomma escludendo la stagione estiva in corso, che i creditori invece vorrebbero includere), così come dal prossimo ottobre inizierebbe l’aumento dal 6,5 al 13% di quella sugli alberghi. I cambiamenti verrebbero però accompagnati da misure compensative “fiscalmente neutre”, per “gli abitanti in maggior stato di necessità”.
Misure fiscali
Atene accetta di portare al 100% l’anticipo dei pagamenti delle imposte sui profitti dichiarati delle aziende (fino al 25 giugno si fermava all’80%), e si impegna a farlo “gradualmente” anche per le imprese individuali a partire dal 2017. Afferma che abolirà nel bilancio 2016 come chiesto dai creditori i sussidi sulla benzina per gli agricoltori, (fino al 30 giugno diceva solo entro al fine del 2017).
Accetta di eliminare gradualmente le agevolazioni fiscali per gli armatori, punto di grande dibattito con i creditori e che il presidente Jean-Claude Juncker rivendica come una propria vittoria nelle discussioni con Alexis Tsipras.
Aumento della tassazione sulle imprese solo dal 26 al 28%.
Allargata l’applicazione della tassa sul lusso che riguarderà gli yacht e le barche più lunghe di 5 metri (prima era 10 metri).
Nessun riferimento alla tassa una tantum del 12% sui profitti aziendali superiori al mezzo milione nel 2014.
Difesa
Si parla di tagli di 100milioni di euro per quest’anno e di 200milioni il prossimo. Nessun accenno agli anni a venire. Nell’ultimo testo del 30 giugno la Grecia accettava i tagli al settore di 400 milioni (prima si fermava a 200), ma dal 2017, fermandosi a 200 milioni nel 2016.
Riforma delle pensioni
La Grecia accetta di renderla operativa da subito e non solo per chi va in pensione dopo il 31 ottobre 2015 come chiesto fino al 30 giugno. La Paese porterà gradualmente entro il 2022 l’età pensionabile a 67 anni e a 62 per chi ha 40 anni di contributi.
Accetta di eliminare “gradualmente”, e non più “rimpiazzare”, i contributi statali per l’aumento delle pensioni più basse, il cosiddetto Ekas, entro la fine del 2019, con un’azione sul 20% dei principali beneficiari a partire dal marzo 2016, come chiesto dai creditori (Tsipras si è opposto a questa azione fino al 30 giugno).
Gli aumenti dei contributi alla salute per i pensionati verrebbero portati dal 4 al 6% come chiesto dalle istituzioni e non più fermandosi al 5% come voleva Atene.
Evasione fiscale
Tra le varie misure che compaiono nell’ultima proposta due paragrafi che erano assenti nelle precedenti, in cui si parla di mettere in piedi un piano per combattere l’evasione fiscale che includa misure per migliorare l’identificazione di depositi e beni non dichiarati all’estero, così come di sviluppare un piano per la promozione dei pagamenti elettronici. Al momento oltre il 90% dei pagamenti nel Paese avvengono in contanti, creando così una situazione in cui l’evasione è molto più facile.
Mercato del lavoro
La Grecia insiste nella volontà di reintrodurre la contrattazione collettiva a partire dal prossimo autunno, ma parla di lanciare una consultazione che prenda in considerazione le best practices del resto d’Europa e di richiedere la consulenza dell’Ilo, l’Organizzazione internazionale del lavoro.
Mercato dei prodotti
Accettata la rimozione di “tutte” le “non-reciprocal nuisance charges”, tariffe su su alcuni prodotti e servizi esteri che li rendono così meno competitivi sul mercato interno. Fino al 30 giugno si parlava di “sostanziale riduzione”.
Privatizzazioni
Per quanto riguarda le privatizzazioni cede su tutta la linea. Accetta di portare a termine i bandi per la privatizzazione dei porti di Salonicco e del Pireo e dell’aeroporto di Atene, delle compagnie ferroviarie Trainose e Rosco e dell’Admie, la compagnia che gestisce le infrastrutture dell’elettricità.
Acceta anche di “fare passi irreversibili” per la vendita degli aeroporti regionali “ai termini attuali”, cosa a cui si opponeva fino al 26 giugno.
Debito
Nessun accenno nella proposta di Atene ma la lettera inviata a Commissione e Bce da Jeroen Dijsselbloem, in qualità di presidente del Fondo Salva-Stati Esm, l’organismo che dovrebbe portare avanti il programma di aiuti, si parla della necessità di “valutare, insieme al Fondo monetario internazionale, se il debito pubblico della Grecia sia sostenibile”. Il ministro Tsakalotos, parlando al Parlamento, si è detto convinto della possibilità di ottenere lo “swap” del debito con la Bce, che passerebbe al Fondo Salva Stati, con migliori condizioni e riaprendo per Francoforte la possibilità di interventi in Grecia.