Bruxelles – L’Azerbaijan rilancia le politiche energetiche italiane ed europee, aprendo a una possibile partecipazione di Snam al Southern Gas Corridor, il maxi-progetto per un gasdotto lungo 3.500 chilometri per portare il gas azero dal mar Caspio al mar Adriatico e teminare in Puglia. Il maxi corridoio dovrebbe essere pronto per il 2020, e costituito da tre sezioni: South Caucasus Pipeline (Scp), che corre lungo Azerbaijan e Georgia, la Trans Anatolian Pipeline (Tanap), che attraversa l’intera Turchia dalla frontiera georgiana al confine greco, e la Trans Adriatic Pipeline (Tap), che attraverando Grecia, Albania, e mar Adriatico porta il gas azero in Italia. Snam Rete Gas avrà il compito di distribuirlo in Europa, e sarebbe pronto ad acquisire un pacchetto azionario del Tap, ora controllato dai britannici di BP (20%), i norvegesi di Statoil (20%), i belgi di Belgium’s Fluxys (19%), gli spagnoli di Enagas (16%), gli svizzeri di Axpo (5%) e Socar, la compagnia statale dell’Azerbaijan (20%). “Se qualcuno vuole redistrubuire parte delle proprie quote ad altre compagnie non vedo problemi”, ha detto a Milano il presidente dell’Azerbaijan, Ilham Aliyev. Un’apertura a Snam e all’Italia, che rilancia il nostro Paese (il “niet” di Mosca al gasdotto South Stream fa perdere a Saipem il contratto da 2,4 miliardi) in un progetto strategico per l’Unione europea.
L’Ue da tempo cerca di svincolarsi dal monopolio russo, e la crisi con l’Ucraina ha rilanciato l’esigenza della diversificazione delle forniture di gas. Da una parte l’Ue media, portando i governi di Mosca e Kiev a negoziare nuove condizioni per il transito di gas russo in Ucraina, che la federazioen russa non sembra essere più intenzionata a garantire. L’ultimo dialogo tripartito però non ha prodotto risultati, e dunque il transito di gas russo in Ucraina è in discussione. Allo stesso tempo l’Unione europea tratta con l’Azerbaijan per le riserve di gas del Caspio, e agisce in deroga alle stesse regole comunitarie. Nonostante il corridoio meridionale del gas appartenga per il 20% alla compagnia energetica di Stato dell’Azerbaijan, dal 2013 al Tap non si applicano le norme Ue che proibiscono ad una compagnia energetica di essere contemporaneamente proprietario e gestore dell’infrastruttura di distribuzione dell’energia. Norme che hanno invece pesato su South Stream (il gasdotto che avrebbe dovuto portare il gas russo in Europa attraverso il mar Nero e dalla Bulgaria), dove Gazprom era pronto ad operare nella veste di proprietario e gestore.
Avere rifornimenti dal Caspio porterebbe l’Ue ad avere un fornitore diverso da quello russo, ma la Russia ora lavora al gasdotto Turkish Stream, conduttura che dalla Russia attraverso il mar Nero andrebbe a congiungersi all’ultimo tratto del Tanap, lasciando a secco di rifornimenti l’Ucraina e impedendo l’emancipazione energetica europea. L’operazione della Russia preoccupa non poco gli Stati Uniti. L’ambasciatore americano a Baku, Robert Cekuta, ha incontrato il ministro azero per l’Energia, Nating Aliyev, portando la disponibilità di Washington a cooperare affinchè nel corridoio meridionale scorra effettivamente gas azero per tutti i 3.500 chilometri. Questo aiuterebbe a crescere il peso geopolitico delle repubbliche caucasiche a scapito dello strapotere russo, che tenta la Grecia, alleato Nato, con Turkish stream.
Sul fronte interno l’Unione europea lavora al completamento del mercato dell’energia, ancora troppo frammentato per mettere l’Ue in sicurezza. Oggi la Commissione ha pubblicato la lista di progetti prioritari, per mandare un messaggio politico ai governi dell’est. C’è da realizzare il Tap, e poi le interconnessioni interne Grecia-Bulgaria, Bulgaria-Romania, Slovenia-Ungheria, Croazia-Slovenia, e le interconnession con i Paesi terzi Croazia-Bosnia, Romania-Moldavia, Bulgaria-ex repubblica jugoslava di Macedonia, Bulgaria-Serbia, Ungheria-Ucraina. Una rete di distribuzione del gas da completare entro il 2020, quando auspicabilmente arriverà il gas azero.