Bruxelles – Dopo Yanis Varoufakis il negoziato sulla Grecia perderà un altro protagonista? Lunedì i ministri delle Finanze dell’euro dovranno decidere se rinnovare il mandato, scaduto oramai quasi un mese fa, dell’olandese Jeroen Dijsselbloem (49 anni), che negli ultimi due anni e mezzo ha guidato il consesso, oppure concedere fiducia allo sfidante spagnolo Luis De Guindos (55 anni). Laburista il primo, popolare il secondo, la questione ha ovviamente un peso anche nella spartizione delle poltrone tra le forze politiche, oltre ad avere una valenza geografica consistente.
Gli olandesi un paio di settimane fa hanno ottenuto la pesantissima poltrona di Segretario Generale della Commissione europea per Alexander Italianer, ed hanno anche quella di primo vice presidente dell’esecutivo europeo. Gli spagnoli non hanno al momento posizioni di primissimo piano e dunque questo elemento giocherebbe a favore di De Guindos, il quale, inoltre ha anche l’esplicito appoggio della cancelliera tedesca Angela Merkel: “Lo sosterremo”, ha detto il mese scorso quando lo spagnolo si candidò. Un rischio è che, però, tra pochi mesi, dopo le elezioni di novembre, l’attuale ministro delle Finanze spagnolo, visto il tracollo dei popolari alle ultime elezioni amministrative, non sia più al suo posto e dunque, benché “legalmente” possibile, la sua presenza alla guida degli eventualmente “ex” colleghi sarebbe imbarazzante, e potrebbe anzi aprire le porte ad una richiesta di un nuovo governo spagnolo di mantenere la posizione ma per il nuovo ministro, che potrebbe essere di Podemos. D’altra parte conferire a uno spagnolo la guida dell’Eurogruppo una volta che questa difficile tappa della partita greca sarà stata chiusa (ma non con la sua firma in primo piano) e si aprirà la fase della gestione, sarebbe certamente un grande aiuto d’immagine per il traballante governo di Mariano Rajoy.
Dal punto di vista politico invece i popolari hanno i due principali incarichi istituzionali, le presidenze di Commissione e Consiglio, mentre il presidente del Parlamento è socialista, ma scadrà tra meno di 18 mesi e cederà il posto ad un popolare, come vuole l’uso di Strasburgo. Tra 18 mesi dunque potrebbero esserci quattro popolari nei principali incarichi europei, lasciando ai socialisti solo la poltrona di Federica Mogherini, l’Alto rappresentante per la politica estera.
Il presidente francese François Hollande sostiene Dijsselbloem, anche se l’olandese pur essendo un laburista è considerato uno dei “falchi” dell’euro, molto vicino alle posizioni tedesche. Anche de Guindos, benché nelle ultimissime settimane abbia un poco ammorbidito la sua posizione, più che altro facendosi un poco da parte, è molto vicino ai “falchi” ed è sempre stato molto severo con la Grecia.
Far fuori Dijsselbloem potrebbe sembrare una “punizione” per come è stata gestita la partita della Grecia in questi anni. Ma l’olandese in realtà non si è mai distinto per posizioni proprie, ed ha anzi seguito la linea prevalente nelle istituzioni creditrici. Non merita, insomma, una sconfessione da parte dei partner. Molto potrebbe dipendere da come andranno gli ultimi appuntamenti sul negoziato greco domenica. Ma se si raggiungerà un’intesa Dijsselbloem avrà molte carte a suo favore, ma anche in caso di naufragio difficilmente la “colpa” sarà attribuita a lui, e cambiarlo potrebbe sembrare un segno di pentimento da parte dell’Unione. A meno che non si decida di tentare di presentare la cosa come un “nuovo inizio” dei rapporti tra Ue e Grecia. C’è però una terza possibilità che sta prendendo piede: che si arrivi al voto con un solo candidato, scelto prima, magari domenica dai capi di Stato e di Governo a margine dell’Eurosummiti sulla Grecia, per evitare spaccature dolorose.