Bruxelles – La definiscono “proposta Juncker +” in Commissione. E’ quella che l’esecutivo comunitario si aspetta dai greci per oggi, giorno in cui il governo di Alexis Tsipras dovrà presentare la lista di riforme da attuare in cambio del programma di aiuti dal fondo salva-Stati Esm. Restano fermi gli impegni nei settori fiscale e pensionistico, peraltro già promessi e annunciati dallo stesso Tsipras. Così come la portata delle misure. Da Iva e pensioni devono arrivare risparmi annui pari ad almeno l’1% di Pil. Sugli obiettivi di bilancio, anche qui Bruxelles si aspetta almeno gli stessi parametri su cui sembrava esserci un accordo, anche se sfumato all’ultimo minuto: 1% nel 2015 per arrivare al 3,5% nel 2018. Il problema è che la situazione dei conti ellenici è peggiorata negli ultimi tempi, e dunque le cifre devono essere per forza di cose più consistenti. Per questo Bruxelles si attende un piano “maggiorato” (da cui l’espressione “proposta Juncker+”), ed è pronta a considerare il mutamento della situazione e lo stallo negoziale nel momento in cui dovrà calcolare debito e deficit.
La proposta di “questa sera” (in Commissione dicono testualmente così) servirà a capire cosa riserverà il fine settimana nella capitale dell’Ue. Sabato dovrebbe esserci la riunione del gruppo di lavoro dell’Eurogruppo, nel pomeriggio l’Eurogruppo vero e proprio. Domenica Eurosummit e vertice del Consiglio europeo. A patto che la lista di misure di oggi ponga le condizioni per tenere tutte queste riunioni. L’aiuto esterno che Atene sta ricevendo in queste ore è di buon auspicio. Nella capitale greca si troverebbero tecnici del governo francese, al lavoro per aiutare la Grecia a mettere sul tavolo proposte che possano agevolare un accordo. In Commissione ufficialmente non si commenta, ma sotto sotto nessuno è sorpreso dato che i francesi “sono quelli che stanno avendo un ruolo più attivo nell’Eurogruppo”.
Fuori dall’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, nella veste di presidente del consiglio dei governatori dell’Esm, ha chiesto il coinvolgimento del Fmi nella valutazione dello stato di finanze pubbliche della Grecia, procedura obbligatoria per la concessione di un prestito eventuale. I rapporti tra il Fondo e la Grecia sono tutto fuorchè idiallici e Atene non vedrebbe di cattivo occhio un’assenza dal tavolo negoziale del Fmi, che pure ora – complice la pressione del governo degli Stati Uniti – sembra essere meno restia ad una ristrutturazione del debito. Un’ipotesi, quest’ultima, che non è esclusa neppure in Europa. Il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha detto che se ne può parlare a ottobre, dopo l’accordo auspicato. Il punto è che prima di parlare di ristrutturazione del debito i creditori vogliono essere certi che Atene attuerà le riforme che proporrà stasera. “Senza questo non si può parlare di ristrutturazione”. Neppure senza carte convincenti da parte di Atene. A Bruxelles, dunque, si aspetta.