Roma – Il governo italiano si schiera con Coldiretti in difesa della qualità dei formaggi italiani. L’associazione degli agricoltori ha manifestato oggi, davanti a Montecitorio, contro la richiesta della Commissione europea di riformare la legge italiana che, dal 1974, vieta l’utilizzo di latte diverso da quello fresco (latte in polvere, concentrato o ricostituito) per la produzione di prodotti caseari. Alla manifestazione anche il ministro dell’Agricoltura, Maurizio Martina: “Difenderemo le peculiarità del sistema italiano” che si fonda sulla qualità, ha dichiarato.
Vuol dire che l’Italia è disposta a spingersi fino al pagamento di eventuali sanzioni, pur di mantenere il divieto e sostenere l’attuale sistema? “No, non parliamo di sanzioni”, spiega il ministro, perché “ancora non c’è nulla sul tavolo al riguardo”. Alla Commissione Ue “spiegheremo le nostre ragioni”, annuncia, per far comprendere una “scelta” che l’Italia ha fatto da decenni per garantire la qualità dei prodotti. Anche il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti è intervenuto per rafforzare le affermazioni del collega. “Andremo in Europa a dire che il formaggio non si fa con le polverine”, ha promesso.
Attivo su questo fronte anche il Parlamento, dove il presidente della commissione Politiche Ue della Camera, Michele Bordo, ha dichiarato che “le regole europee sulla concorrenza non possono annullare specificità e tradizioni culinarie di un Paese”, e ha annunciato una opposizione contro “eventuali iniziative di adeguamento dell’ordinamento italiano” alle richieste della Commissione. Una posizione su cui potrebbero convergere anche le minoranze, visto che il Movimento 5 stelle ha presentato una mozione che impegna l’esecutivo a mantenere il divieto sul latte in polvere e ad adoperarsi, nelle sedi comunitarie, per rivedere i regolamento europeo e introdurre almeno l’obbligo riportare in etichetta l’utilizzo di latte non fresco.
Secondo Coldiretti, se passasse la richiesta della Commissione, sparirebbero 487 formaggi tipici, dei quali si perderebbero le caratteristiche garantite da metodi di produzione rimasti inalterati nel tempo. Non si tratta ovviamente di prodotti Dop o Igt, la cui lavorazione è regolamentata da rigidi disciplinari, ma l’associazione di categoria stima conseguenze pesanti per il settore, dal momento che con appena 2 euro – il costo di un chilo di latte in polvere – è possibile produrre 10 litri di latte, 16 mozzarelle o 64 vasetti di yogurt.
Si tratta di un abbattimento di costi notevole. Tant’è che le pressioni di Bruxelles sull’Italia, secondo l’organizzazione, hanno già stimolato gli appetiti di alcuni investitori, come dimostrerebbe la crescita delle importazioni di latte e crema in polvere, aumentate del 16% nel primo trimestre dell’anno. Coldiretti punta il dito contro Germania e Francia – da cui provengono i 2/3 dell’import – ritenute le due componenti di un “asse che detta le regole all’Ue”.