Bruxelles – Il giorno dopo il referendum e la schiacciante vittoria del “No” all’accordo con le istituzioni creditrici, Atene serra i ranghi e si prepara a presentare le sue nuove proposte per un accordo con i creditori. Alle 10 di oggi (lunedì), il primo ministro Alexis Tsipras ha incontrato i leader degli altri partiti greci nella residenza del presidente della Repubblica, Prokopis Pavlopoulos. La riunione si è svolta su richiesta dello stesso Tsipras, che nella notte di ieri ha lanciato un appello alle altre formazioni politiche elleniche per contribuire “al sostegno del chiaro mandato per una soluzione sostenibile, espresso dal popolo greco al referendum”. L’intenzione del primo ministro era di costruire “un solido fronte nazionale” prima di riprendere i negoziati con i creditori.
Ci sono volute sette ore per riuscirci, ma nel pomeriggio l’agognata intesa è arrivata, seppur con qualche polemica da parte delle opposizioni. “Questo incontro si sarebbe dovuto svolgere molto tempo fa. Abbiamo perso molto tempo” ha dichiarato uscendo dalla riunione Vangelis Meimarakis, leader pro tempore di Nuova democrazia dopo le dimissioni di Antonis Samaras. Per confermare il proprio appoggio al Governo, i partiti d’opposizione hanno firmato un documento condiviso che riporta riferimenti espliciti al taglio del debito. Unici a non siglare l’accordo sono stati i comunisti del Kke, secondo i quali Tsipras dovrebbe adottare una linea ancora più dura oppure far uscire la Grecia dall’Ue. Intanto il viceministro delle Finanze, Giorgos Stathakis, ha fatto sapere che, se la Banca centrale europea manterrà stabile il livello di liquidità di emergenza, il controllo dei capitali (banche chiuse e prelievi al bancomat di massimo 60 euro) resterà in vigore almeno fino a venerdì in tutto il Paese.
L’incontro al palazzo presidenziale è durato diverse ore anche a causa delle interruzioni richieste da Tsipras e Pavlopoulos per riprendere quei contatti diplomatici interrotti bruscamente settimana scorsa dopo l’annuncio del referendum. Al capo dello Stato ellenico è toccato il compito di telefonare alla componente meno rigida dell’asse Parigi-Berlino: il presidente francese François Hollande. Tsipras, invece, prima ha chiamato Putin e poi si è occupato dell’ostacolo più grosso da superare: la cancelliera tedesca Angela Merkel. Durante la conversazione telefonica, il primo ministro greco ha assicurato che il suo governo presenterà alcune nuove proposte domani pomeriggio all’Eurogruppo, convocato a Bruxelles per le 13.00. Berlino, però, non si è mostrata molto incline a possibili aperture. “Non vi sono attualmente le condizioni per un nuovo programma di aiuti” ha detto il portavoce di Angela Merkel, Steffen Seibert. “La nostra posizione è nota – gli ha fatto eco il portavoce del ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble – il taglio del debito per noi non è in discussione”. “Possiamo parlare di un taglio del debito soltanto di fronte alla realizzazione delle riforme” ha specificato il vicecancelliere e leader della Spd Sigmar Gabriel, che poi ha aggiunto: “Se la Grecia vuole rimanere nell’euro il governo deve fare un’offerta sostanziale, che anche gli altri possono accettare”.
Se l’esecutivo di Angela Merkel conferma la sua chiusura a qualsiasi rinegoziazione del debito greco, le prime aperture arrivano invece dalla Spagna. Il ministro dell’Economia Luis de Guindos, appoggiato della stessa Merkel per la guida dell’Eurogruppo contro il presidente uscente Dijsselbloem, ha detto che il suo governo è pronto a parlare di un terzo programma di aiuti per Atene. La dichiarazione è arrivata dopo che l’esecutivo di Madrid ha riunito i suoi esperti economici per discutere del referendum ellenico. “Tutti vogliono che la Grecia resti nell’euro” ha specificato De Guindos. Il Fondo monetario internazionale “prende atto dell’esito del referendum in Grecia” ha affermato invece il direttore operativo Christine Lagarde, aggiungendo che il Fondo “sta monitorando da vicino la situazione ed è pronto ad assistere la Grecia se gli verrà chiesto”.