Bruxelles – La strada si fa in salita per la Grecia, a sentire il vicepresidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis. Ha vinto il “no” al referendum greco, ma “il quesito era riferito ad un programma ormai scaduto e ad uno stato delle cose già superato”. Un concetto ripetuto più volte nel corso della conferenza stampa convocata per l’occasione. In sintesi allo stato attuale la situazione è questa: la Commissione contesta la legittimità del referendum, perchè – come sostenuto da Dombrovskis – “non riflette la situazione”, rileva la “situazione di liquidità ellenica, fattasi seria” e continua a sostenere che il risultato di ieri non metterà gli ellenici in posizione di forza. Al contrario “l’esito del referendum rende tutto più complicato” e “la distanza tra Atene è i Paesi dell’Eurozona è aumentata”.
I conti sono in disordine e il tempo stringe, e per Dombrovskis c’è poco da fare. “La situazione è davvero complicata, e per risolverla serve un accordo il prima possibile. Ad ogni modo Atene deve fare le riforme”. Il taglio del debito non è un’opzione sul tavolo, e questo rende il percorso negoziale in salita. I creditori erano pronti a parlarne solo dopo un completamento del programma di assistenza dell’Efsf, cosa che non è avvenuta. E’ sicuramente questo uno dei nodi da dover sciogliere. C’è poi la crisi di fiducia che Atene deve scontare in seno all’Eurogruppo.
“Per avere un accordo serve che tutte le parti lavorino seriamente”, dice il lettone, sottointendendo che finora i greci non hanno brillato per serietà. L’uscita di scena di Yanis Varoufakis non è detto che aiuti, e Dombrovskis preferisce non pronunciarsi. “Spetta al governo greco decidere chi sarà il ministro delle Finanze, e a noi non spetta fare commenti”. Varoufakis o non Varoufakis comunque “prima di avviare un negoziato la Commissione ha bisogno di un mandato dall’Eurogruppo”, e la giornata di domani sarà dunque un passaggio chiave nella questione greca.
Da Bruxelles comunque si rassicura sulla tenuta dell’Eurozona. “Abbiamo tutti gli strumenti necessari che servono per garantire la stabilità dell’area Euro”, sottolinea Dombrovskis. “Possiamo garantire la stabilità”. Per ora, almeno. La verità è che nessuno sa dire cosa può succedere, soprattutto se per il 20 luglio (giorno in cui Atene dovrà rimborsare 2,4 miliardi alla Bce) non si troverà una soluzione. “L’esito del referendum rende tutto più complicato e dobbiamo vedere come reagire”. Si cercano non tanto strategie, quando risposte pratiche. In tal senso Juncker “sta lavorando intensamente” già da ieri sera, e domani sarà a Bruxelles per poter prendere parte ai lavori. Stravolge l’agenda per poter essere nella capitale dell’Ue. In Aula a Strasburgo parla alle 8:30, così da poter essere presente alla riunione dei leader. Cerca una mediazione? “Non siamo in contatto con Atene, perchè non abbiamo un mandato negoziale”, taglia corto Dombrovskis.