Bruxelles – La Commissione europea e l’Eurogruppo “stanno valutando” l’ultima lettera inviata dal governo greco a Bruxelles. “Le porte rimangono aperte, ma quello di cui abbiamo bisogno sono una strategia credibile e un impegno serio da parte delle autorità greche”, rileva il commissario per l’Euro, Valdis Dombrovskis. La situazione è tale da poter immaginare nuovi scenari, perchè “ci troviamo in una nuova situazione, come sempre avviene quando un programma di assistenza scade”. Questo significa che Atene potrebbe trovare nuove condizioni all’interno di un nuovo programma, anche se occorrerà un prestito ponte, magari sulla base del programma di assistenza dell’Efsf scaduto a mezzanotte. La Commissione Ue ricorda che quando si fa rischiesta di assistenza al fondo salva-stati Esm (come ha fatto la Grecia), la Commissione europea – “agendo per conto del fondo Esm o Efsf e di concerto con la Bce” – deve procedere a due analisi per poter valutare se sussistono le condizioni per giustificare un prestito: se ci sono rischi per la stabilità dell’Eurozona nel suo insieme e se le condizioni finanziare del Paese richiedente sono tali da giustificare un intervento. Ci vogliono in sostanza “i tempi tecnici” prima di un prestito, che comunque deve essere prima autorizzato dall’Eurogruppo. Atene per forza di cose dovrà negoziare un estensione del programma appena scaduto prima di averne un terzo.
Un nuovo programma apre però uno scenario di un’assistenza senza il coinvolgimento del Fondo monetario internazionale. In base ai trattati che regolano il funzionamento dell’Unione economica e monetaria e il trattato sul funzionamento del fondo salva-Stati Esm, in caso di assistenza finaziaria la Commissione europea agisce sempre “per conto del fondo Esm o Efsf e di concerto con la Bce” e solo “laddove appriopriato con il Fmi”. Se le due istituzioni ritengono che non è il caso di procedere con il Fondo, questo è tenuto fuori dalla partita. Analogamente, quando uno Stato dell’area Euro chiede assistenza finanziaria all’Esm avanza analoga richiesta al Fmi solo “ove possibile”. Con l’ultima richiesta prenderebbe corpo dunque l’idea di estromettere il Fmi dalla ristrutturazione del debito ellenico, che è molto verosimilmente da leggersi nei termini di un allungamento del periodo di ripianamento piuttosto che in un taglio. Resta l’incognita tedesca. Berlino di tagli di debito non ne vuole sapere, ma forse potrebbe concedere un’estensione dei tempi della restituzione. Finora però il partner nordeuropeo ha sempre voluto la presenza del Fmi, comunque estromesso dalla vicenda dopo il mancato pagamento ellenico della rata del “mutuo” con Washington. La non avvenuta restituzione di 1,6 miliardi non consente al Fondo di erogare nuove linee di credito.