Bruxelles – Il Parlamento europeo a maggio aveva tentato un’ultima offensiva chiedendo alla Commissione di ripensarci. A nulla sono servite però le campagne degli eurodeputati. L’esecutivo ha deciso di arrivare fino in fondo e ritirare la direttiva sul congedo di maternità, che dal 2010 giace sulle scrivanie degli Stati membri. Al suo posto, la Commissione ha detto che presenterà “un’iniziativa più ampia”, che “continuerà a promuovere gli obiettivi della precedente proposta e assicurerà una protezione minima”.
La direttiva era stata presentata nel 2008 dalla Commissione Barroso con lo scopo d’istituire delle regole comuni in tutta l’Unione sui congedi parentali. L’obiettivo era di aumentare il periodo di congedo di maternità volontario da 14 a 18 settimane, di cui sei obbligatorie immediatamente dopo la nascita del figlio. Nel 2010 il Parlamento aveva chiesto di modificare alcune parti della direttiva, chiedendo di portare a 20 le settimane di assenza giustificata dal lavoro per le neomamme, con pagamento completo dello stipendio. Da quel momento, però, l’iter legislativo si è bloccato, impantanato sulle scrivanie degli Stati membri che non hanno mai voluto dare il via ai negoziati.
Pochi mesi dopo essersi insediata, la Commissione guidata da Jean-Claude Juncker ha annunciato che, in linea con il programma di controllo dell’adeguatezza e dell’efficacia della regolamentazione (Refit), una sorta di semplificazione normativa, avrebbe ritirato 80 proposte legislative giudicate ormai da troppo tempo in fase di stallo, fra cui anche il testo sul congedo di maternità. Per questo, il 20 maggio, il Parlamento europeo ha votato una risoluzione che invitava la Commissione ad agire come mediatore per superare l’impasse oppure presentare una nuova proposta entro fine anno. Gli eurodeputati, inoltre, in quell’occasione hanno ribadito la loro richiesta di aggiungere al congedo di maternità anche quello di paternità della durata di almeno dieci giorni.
Oggi, proprio nel giorno dei passaggio di consegne fra la presidenza di turno lettone e quella lussemburghese a capo del Consiglio dei ministri Ue, la Commissione ha deciso di fare quel passo annunciato mesi fa e ritirare ufficialmente la direttiva dal tavolo. Prima che l’atto venga formalizzato, l’esecutivo si è impegnato a delineare la tabella di marcia che porterà alla presentazione di un nuovo testo. In linea con il pacchetto “better regulation”, che vorrebbe rendere più trasparente l’iter legislativo comunitario, la Commissione ha annunciato l’avvio di una consultazione pubblica sull’argomento che “consentirà a un’ampia gamma di stakeholder, in particolare alle parti sociali, di presentare i loro punti di vista e le loro idee”. “Questa nuova iniziativa farà parte del programma di lavoro della Commissione per il 2016” si legge nella nota pubblicata dall’esecutivo, lasciando intendere che la richiesta del Parlamento di presentare un nuovo testo entro la fine di quest’anno resterà inascoltata.
“Si tratta di un inaccettabile passo indietro per i diritti delle donne” hanno commentato gli europarlamentari socialisti. “Apparentemente, il diritto fondamentale di tutte le mamme europee a un congedo di maternità garantito di 18 settimane con 6 settimane pagate al 100% e il resto all’85% non è una priorità” ha aggiunto Maria Arena (S&D), relatrice della risoluzione recentemente votata dal Parlamento. “Una decisione scandalosa” ha dichiarato Ines Zuber, relatore ombra del dossier per il gruppo Gue. “Ora la Commissione e il Consiglio hanno preso una posizione chiara a favore dell’ineguaglianza e dell’ingiustizia” ha concluso. Su posizioni identiche anche i liberali dell’Alde, che hanno parlato di “decisione scioccante”. “Le nostre leggi sulla maternità sono vecchie di 23 anni. Il mondo è cambiato e dobbiamo aggiornarci” ha chiosato l’europarlamentare Beatriz Becerra.