Roma – Con l’avvento delle pay-tv, il mondo del calcio si è radicalmente trasformato. Le televisioni investono ogni anno somme sempre più ingenti per accaparrarsi i diritti delle manifestazioni calcistiche più importanti, riversando una cascata di euro nelle casse dei club. Soldi che le società usano per comprare sul mercato i top player con lo scopo di essere sempre più competitive a livello internazionale. Questi guadagni permettono inoltre di costruire nuovi stadi all’avanguardia, veri e propri gioielli architettonici, o di ristrutturare impianti storici e rafforzare, in questo modo, l’immagine e la notorietà del brand.
Se prendiamo in considerazione i cinque principali campionati europei – la Premier League inglese, la Liga spagnola, la nostra serie A, la Bundesliga tedesca e la Ligue 1 francese – quello dei diritti tv rappresenta un giro d’affari da miliardi di euro. A fare la parte del leone, per quanto riguarda gli introiti derivanti dai diritti televisivi è la Premier League, il campionato senz’altro più affascinante e prestigioso del mondo. È da qui che partiamo per la prima puntata del nostro approfondimento su come i diritti Tv finanziano il calcio europeo.
Osservando i dati, balza subito all’occhio l’impressionante aumento dei ricavi del calcio inglese nell’arco di pochissime stagioni. Se nel 2013, infatti, la Premier muoveva poco più di 1 miliardo di euro l’anno, con il nuovo contratto che sarà valido dal 2016 al 2019, si sfioreranno i tre miliardi a stagione. Le tv inglesi, Bt e Sky, nel suddetto triennio finanzieranno il calcio d’oltremanica con 6,7 miliardi, a cui vanno poi aggiunti circa 670 milioni di euro l’anno derivanti dalle tv estere che trasmetteranno il campionato britannico.
La Bbc ha analizzato quanto gli introiti del calcio inglese, derivanti dalle tv, siano cresciuti negli ultimi anni. Se dal 2007 al 2013 il valore è stato pressoché costante, nei sei anni successivi, fino al 2019, si prevede un aumento del 70% per ogni triennio, il che vuol dire per le squadre inglesi circa il triplo dei ricavi nell’arco appunto di pochi anni.
In Inghilterra, inoltre, Bt e Sky non trasmettono tutte le 380 partite del campionato, ma solo una parte. Con il nuovo contratto che entrerà in vigore nel 2016 la copertura televisiva arriverà al 44%, contro il 36% del triennio attuale. La maggior parte delle partite sono dunque visibili solo allo stadio, e questo incentiva ovviamente il pubblico a comprare biglietti e abbonamenti per vederle dal vivo.
Vediamo, infine, come queste ingenti somme sono ripartite fra le squadre della Premier. Il sistema in uso è piuttosto democratico. Per quanto riguarda la così detta “quota domestica”, il 50% dei ricavi è diviso equamente tra tutti i club, il 25% in base al piazzamento in classifica, il restante quarto in base al bacino d’utenza. I diritti esteri, o “quota internazionale”, che attualmente coprono il 39% del totale, sono divisi in parti uguali tra tutti i club. In questo modo il 70% dei guadagni viene ripartito uniformemente tra le squadre del campionato d’oltremanica ma, come vedremo nelle prossime puntate, la situazione negli altri Paesi è ben diversa.