Bruxelles – Le istituzioni europee sono compatte. Tre ore dopo l’appello del presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, che rivolgendosi direttamente al popolo greco ha chiesto di votare “sì” al referendum di domenica, anche il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, scende deciso nel campo di battaglia. Concluso l’incontro con i capigruppo dell’emiciclo (il primo per Marine Le Pen dopo la creazione del suo nuovo gruppo politico) e Juncker per fare il punto sulla situazione greca, Schulz ha ribadito che la proposta dell’esecutivo è ragionevole e tiene conto di una lunga serie di richieste fatte da Atene nei mesi scorsi. “Nel testo non c’è nessun aumento dell’Iva sull’energia né sui medicinali, così come non c’è nessun taglio alle pensioni” ha voluto precisare il presidente del Parlamento, che si è detto pronto a “correre e lottare per convincere i greci a stare nella zona euro”.
La priorità adesso è capire cosa fare fra la notte di domani, quando scadrà il programma di aiuti ad Atene, e domenica, giorno in cui il popolo greco sarà chiamato alle urne. “Dobbiamo costruire un ponte fra le due date – ha dichiarato Schulz – per sorvegliare ogni possibile turbolenza. Per questo faccio un appello al Governo greco per tornare a Bruxelles il più presto possibile e decidere con noi quali misure adottare. Sono solo quattro giorni, non quattro mesi. Io al momento non ho una soluzione legale da proporre, ma so che nelle situazioni critiche dobbiamo essere creativi”.
Cosa succederebbe in caso di vittoria dei “no”? “Nessuno può rispondere”, ha chiosato Schulz. Se i cittadini dovessero decidere di non accettare il programma di aiuti si andrebbe verso acque finora inesplorate. Acque nelle quali, a dire il vero, già da oggi si è cominciato a navigare. Mai prima d’ora un referendum nazionale aveva visto un tale coinvolgimento dell’intera Unione europea. “È chiaro che la giornata di domenica riguarda i greci – ha commentato il presidente del Parlamento – ma viviamo in un’area con una moneta comune, quindi riguarda anche tutti gli europei. Per questo le istituzioni chiedono ai cittadini di votare ‘sì’”. Nei prossimi giorni, Schulz potrebbe addirittura volare ad Atene per prendere parte in prima persona alla campagna referendaria. Un ruolo decisamente scomodo per il presidente del Parlamento che, oltre a rappresentare un’istituzione Ue, è anche tedesco.
Nel pomeriggio Schulz ha sentito al telefono Alexis Tsipras, chiedendogli innanzitutto chiarimenti sulla natura della domanda che verrà posta ai suoi concittadini. “Mi ha detto che l’intenzione è di mettere ai voti la proposta fatta dalle istituzioni il 25 giugno, che è molto vicina all’ultimo testo fatto circolare da Juncker”, ha detto il presidente dell’emiciclo. La differenza più significativa riguarda l’iva sugli alberghi, che la Commissione ha accettato di lasciare al 13% e non portare al 23%. “Vorrei sottolineare un elemento abbastanza sconosciuto ai cittadini: la proposta delle istituzioni prevede che più di 30 miliardi vengano dati direttamente alla Grecia un volta raggiunto l’accordo. Sono soldi per combattere le disoccupazione giovanile, attirare gli investimenti, costruire nuove infrastrutture. Si tratta di una chance, non di un’umiliazione. Il ‘sì’ è una buona base per la futura cooperazione”.
L’estate è appena iniziata, ma quella di Atene, c’è da scommetterlo, sarà una delle più calde della sua lunga storia.