Bruxelles – La Grecia non viola nessun trattato imponendo il controllo dei capitali e il blocco dei reievi nelle banche. A certificarlo è l’istituzione comunitaria che proprio dei trattati è custode: la Commissione europea. Il commissario per la Stabilità finanziaria, Jonathan Hill, ha infatti dichiarato che “in conformità al trattato sul funzionamento dell’Unione europea, gli Stati membri possono adottare misure relative ai movimenti di capitali che siano giustificate da motivi di ordine pubblico o di pubblica sicurezza”, ma anche “per altri motivi imperativi di interesse pubblico generale”. Una volta appreso che Atene avrebbe attivato il meccanismo di controllo dei capitali, la Commissione ha avviato immediatamente una procedura di valutazione della misura che “ad una prima analisi”, appare giustificata. “Nelle circostanze attuali – continua Hill in una nota – la stabilità del sistema finanziario e bancario in Grecia costituisce una questione di interesse pubblico preminente e di politica pubblica che sembra giustificare l’applicazione temporanea di restrizioni ai flussi di capitali. Mantenere la stabilità finanziaria è la principale sfida immediata per il Paese”. “La libera circolazione dei capitali dovrà tuttavia essere ripristinata quanto prima”, ha precisato il commissario.
Non è la prima volta che il meccanismo attivato domenica sera dal governo ellenico viene utilizzato nella zona euro. Nel marzo 2013, fu Cipro a ricorrervi decretando la chiusura delle banche per due settimane. I bancomat non potevano elargire più di 300 euro al giorno per conto corrente ed era vietato uscire dal Paese avendo con sé più di 5mila euro in contanti. Il controllo è durato due anni, fino all’aprile scorso, quando è stato definitivamente abolito. È bene precisare, però, che non esiste un limite temporale per il controllo dei capitali. In Islanda il meccanismo è stato avviato nel 2008 ed è tuttora in vigore.