Bruxelles – E’ caos Grecia a Bruxelles, dove l’Eurogruppo si riunisce a diciannove come tradizione vuole per approvare un comunicato a diciotto in cui si dice che “le autorità dell’area Euro sono pronte a fare il necessario per garantire la stabilità finanziaria della zona Euro”. Di fatto ci si prepara alla Grexit. Gli ormai ex partner di Atene non hanno gradito la decisione di indire un referendum a sorpresa sulle proposte delle istituzioni. Raccontano a Bruxelles che il team di negoziatori tecnici non sapeva delle intenzioni di Tsipras, e che tutti avrebbero appreso della decisione “via twitter, a negoziati in corso”. I ministri economici di Eurolandia oggi hanno sfiduciato Atene. Il documento a diciotto firme è stato seguito da una riunione a diciotto, senza la Grecia. “Data la situazione, il programma di assistenza della Grecia terminerà il 30 giugno”, si limita a dire Dijsselbloem nella conferenza stampa che ha separato la riunione dell’Eurogruppo a diciannove da quella dell’Eurogruppo a diciotto senza la Grecia. A tutte le domande su possibile scenari, a cosa succederà dopo martedì, la risposta è sempre la stessa. “Chiedetelo ai greci”. Il vaso è traboccato. “I greci hanno unilateralmente rotto le trattative”.
Cosa si fa non è chiaro, ma fonti comunitarie rivelano che in realtà si decide in tra oggi e domani cosa fare “per evitare il peggio”. La Banca centrale europea ha convocato una riunione d’emergenza del consiglio dei governatori. La Bce potrebbe decidere la chiusura delle quattro banche sistemiche di cui hanno la supervisione nel Paese, ma resta il problema del controllo dei capitali, e c’è anche il rischio contagio, soprattutto a Cipro, il cui sistema bancario è strettamente legato a quello ellenico. A Lussemburgo si mobilita anche il fondo salva-Stati Efsf. In casi di insolvenza – come quello che Atene avrà martedì nei confronti dell’Fmi – tre sono gli scenari possibili: chiedere la restituzione totale di quanto concesso (cosa che non avverrà, perchè la Grecia dovrebbe ridare indietro 120 miliardi che non ha), rimanere in stand-by e aspettare per vedere come si evolve la situazione, oppure optarare per la ‘riserve dei diritti’. Quest’ultima è, dato il clima di completa sfiducia, l’opzione che l’Efsf sembra intenzionata a scegliere. In pratica significa che l’Efsf si riserva il diritto di non riconoscere nulla di quello che la Grecia farà di qui in avanti, e che per l’organismo farà fede solo la situazione vigente fino a ieri.
Lasciando la sede del Consiglio Ue il ministro delle Finanze ellenico, Yannis Varoufakis, fa capire che Atene è ferma sulle posizioni di sempre, quelle di gennaio: si rispetta il mandato elettorale. “Disselbloem sarebbe contento di vederci rispettare condizioni in cui non crediamo. Noi rispettiamo solo il verdetto del popolo”. Intanto ad Atene solo nella giornata attuale sono stati prelevati agli sportelli bancomat 700 milioni di Euro. In un fine settimana normale, ricordano a Bruxelles, in media vengono prelevati 30 milioni di Euro.