Bruxelles – Di referendum non se ne parla, di prestiti ponte per tenerlo nemmeno. I ministri dell’Eurogruppo rispondono piccati all’annuncio della Grecia di tenere un referendum sulle proposte dei creditori. Il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, si dice “negativamente sorpreso” dagli annunci del primo ministro ellenico, Alexis Tsipras. “E’ una cattiva decisione, che chiude le porte ai negoziati”. Le premesse non sono delle migliori, ma non è che l’inizio. “Da quello che capisco la Grecia ha deciso di smettere di negoziare”, il commento del ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeble. Il belga Johan Van Overtveldt chiarisce che “non si parlerà del referendum”, mentre il viceministro dei Paesi Bassi, Eric Wiebes, si limita a dire che “una scadenza è una scadenza”. Niente proroghe, niente prestiti ponte per il referendum. Il più chiaro di tutti è il finlandese Alex Stubb. “Chiederò che il piano B diventi il piano A”.
Non si discuterà di nuovi programmi. A quanto pare si discuterà di Grexit e strategie di contenimento di eventuali default. Martedì Atene sarà insolvente nei confronti del Fmi. A proposito, il direttore del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, è forse l’unica che mostra un barlume di possibilità. “Abbiamo dimostrato di essere flessibili, e continueremo a lavorare come abbiamo sempre fatto”. Non dice altro, ma i partner si sentono traditi dall’interlocutore ellenico. L’annuncio del referendum era inatteso, e le parole del primo ministro greco Alexis Tsipras indirizzano il voto che verrà. Parlando alla nazione Tsipras ha chiesto ai greci di “decidere, con la sovranità e la dignità che appartiene alla storia greca, se accettare l’ultimatum esorbitante che impone dura e umiliante austerità senza fine, senza la prospettiva di poter stare in piedi sulle nostre gambe, socialmente e finanziariamente”. Parole che non piacciono in Europa. “Come si fa a decidere di un qualcosa su cui si è già deciso”?, domanda il ministro delle Finanze spagnolo, Luis De Guindos.