Bruxelles – L’Eurogruppo decisivo non sarà decisivo. Il primo ministro ellenico, Alexis Tsipras, ha indetto un referendum per il 5 luglio per chiedere ai greci se il Paese è disposto ad accettare le richieste dei creditori. I quesiti referendari saranno due: “I cittadini respingono le proposte delle tre istituzioni?” e ” I cittadini accettano le proposte delle istituzioni?”. Possibile una sola risposta “sì” a una delle due domande. Il punto è che Tsipras, parlando alla nazione, di fatto indirizza il voto degli elettori, “vi chiedo di decidere, con la sovranità e la dignità che appartiene alla storia greca, se accettare l’ultimatum esorbitante che impone una dura e umiliante austerità senza fine, senza la prospettiva di poter stare in piedi sulle nostre gambe, socialmente e finanziariamente”. Parole che non piacciono in Europa. “Come si fa a decidere di un qualcosa su cui si è già deciso”?, domanda il ministro delle Finanze spagnolo, Luis De Guindos.
E’ l’ultimo colpo di scena di una storia che a questo punto rischia un finale che nessuno immaginava né, ancor meno, sperava. Un referendum il 5 luglio vuol dire che oggi non ci sarà accordo e senza accordo i creditori non concederanno prestiti. Da martedì la Grecia sarà in arretrato, vale a dire in mora con il Fondo monetario internazionale, a cui Atene deve restituire 1,6 miliardi di di euro entro il 30 giugno. La Grecia non ha la possibilità di pagare e dunque partirà la procedura che, se non interrotta, porterà poi al default. Tsipras sembra abbia chiesto un prestito ponte ai creditori per permettere lo svolgimento del referendum, ma appare difficile immaginare come il Fondo monetario internazionale possa accettare una simile richiesta.
La riunione dei ministri economici dell’Eurozona inizierà oggi alle 14 in questo clima. Difficile capire cosa potrà essere deciso, quanto potrà durare l’incontro, né cosa potranno dirsi i ministri a questo punto. Il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, si dice “negativamente sorpreso” dall’annuncio del referendum. “Questo chiude le porte ai negoziati”. Sulla stessa linea il ministro delle finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble. “Da quello che capisco la Grecia ha deciso di finire di negoziare”. Mentre il finlandese Alexander Stubb lo mette ancora pià in chiaro. “Chiederò che il piano B diventi il piano A”. Suona da Grexit.