di Robert Peranteau, proprietario Di MacroStrategy Edge e ricercatore associato del Levy Economics Institute
RIceviamo e ripubblichiamo volentieri questo documento diffuso dalla FEF Academy, che offre corsi online per «comprendere in profondità come le sovra-strutture finanziarie private e governative interagiscono con l’economia reale di tutti i giorni e incidono sulle nostre vite».
Ad oggi la situazione delle trattative fra il governo greco guidato da Alexis Tsipras e le istituzioni europee è ormai giunta ad una fase di stallo. È difficile prevedere se la Grecia resterà all’interno dell’eurozona e a quali condizioni. La crisi greca – inasprita dall’approvazione di misure di austerità introdotte a partire dal 2010, che hanno portato al blocco di stipendi pubblici, delle pensioni, ad aumenti di imposte e tagli alla spesa pubblica – ha ormai ha ormai assunto proporzioni senza precedenti. Il documento che segue, elaborato da uno dei ricercatori del centro studi Levy Institute of Bard College, Robert Parenteau, contiene una proposta che potrebbe consentire alla Grecia di risollevare lo stato della propria economia ed è da tempo in fase di studio da parte di ambienti governativi greci ed internazionali. Sempre più giornali parlano della possibile introduzione di una valuta parallela e fonti vicine al governo di Atene hanno rivelato la concreta possibilità che questa proposta possa essere introdotta in caso di mancato accordo.
Quali opzioni ha la Grecia di fronte a sé in caso di un mancato accordo con i creditori? L’opzione nucleare di uscita dall’euro rimane, anche se Syriza durante la sua campagna elettorale non ha mai esposto apertamente questa opzione e dai sondaggi realizzati anche i cittadini greci non si sentono di prendere in considerazione tale ipotesi. Un’uscita potrebbe inoltre imporre condizioni, almeno nel breve periodo, persino peggiori per i cittadini greci. La probabile svalutazione della nuova valuta porterebbe ad un aumento probabile dei costi per i beni di importazione, nel caso della Grecia costituiti in gran parte da cibo, carburante e medicinali, e questo non è un problema da poco. Il sistema bancario potrebbe essere colpito da insolvenze e fughe di capitali. I debiti contratti al di fuori della legislazione greca non potranno essere ridenominati nella nuova valuta, e ciò porterebbe ad un default o a costi di ristrutturazione del debito estremamente onerosi. In ogni caso, nel periodo successivo all’uscita dall’euro, la Grecia si troverebbe molto probabilmente tagliata fuori dai mercati internazionali. Uscire dall’euro è un’opzione ma tale scelta pone significativi costi sia politici che economici.
Il compito dei partiti anti‑austerità come Syriza (visto il quadro che si va delineando) deve essere quello di trovare una strategia politica che gli consenta di eliminare l’austerità rimanendo nell’euro. In assenza di un miglioramento sufficiente del saldo delle partite correnti o di un significativo aumento degli investimenti da parte delle famiglie e delle imprese greche, un certo grado di autonomia fiscale può essere riguadagnato solo a condizione che si verifichi una crescita dei redditi (e quindi dell’abilità di ripagare il debito). La seguente proposta introduce un meccanismo governativo di finanziamento alternativo, integrato con una serie di misure necessarie per evitare il rischio di un abuso di questo strumento.
Per fare in modo che ci sia un ritorno alla crescita grazie ad un aumento dell’autonomia fiscale è necessario che sia introdotto unilateralmente uno strumento alternativo di finanza pubblica. I governi a tal proposito potrebbero emettere dei TAN (Tax Anticipation Notes, noti in italiano come ‘crediti d’imposta’), a beneficio di dipendenti e fornitori statali e più in generale di tutti i beneficiari di trasferimenti pubblici. Questi tax anticipation notes, che sono già ben conosciuti e utilizzati dai governi federali statunitensi, avrebbero le seguenti caratteristiche:
1. Nessuna cedola: alcun pagamento di interessi sarà effettuato verso i detentori dei TAN.
2. Perpetuo: ovvero senza data di scadenza e quindi non sarà necessario ripagare il capitale. In questo caso i TAN non andrebbero ad incrementare il rapporto debito pubblico/PIL; il tutto è molto simile all’emissione di obbligazioni perpetue che fanno le banche private, che vengono conteggiate come patrimonio netto e che aiutano le banche stesse a rispettare i requisiti di capitale.
3. Trasferibile: può essere venduto a terzi sul mercato aperto, esattamente come ogni titolo al portatore.
4. Accettati con un rapporto 1 TAN = 1 euro dal governo per il pagamento delle passività fiscali da parte del settore privato.
Nel momento in cui il governo realizza i suoi piani di spesa, i TAN potrebbero essere distribuiti elettronicamente sui conti correnti di imprese e famiglie, tramite un sistema di transazione criptato e sicuro. E, dal momento che ci sono ampi pagamenti in sospeso da parte del governo greco e ci sono anche grossi arretrati sul pagamento delle imposte, i TAN dovrebbero essere immediatamente accettati. In parole povere, il governo effettuerebbe una cartolarizzazione delle future passività fiscali dei propri cittadini, generando così dei crediti d’imposta. Questo credito d’imposta non verrebbe contabilizzato come una passività sul bilancio del governo, e non richiederebbe un flusso futuro per il pagamento di interessi – pagamento che aumenterebbe la spesa pubblica, andando ad aumentare il disavanzo pubblico nei successivi bilanci. I governi che emettono i TAN potrebbero così portare avanti politiche di bilancio espansive che sono necessarie per riportare le loro economie su un percorso di crescita guidata dalla piena occupazione.
Un costo esplicito nell’utilizzo dei TAN potrebbe essere l’imposizione di sanzioni nel caso in cui venga sforato il 3% di rapporto deficit/PIL stabilito dal patto di stabilità e crescita. Tuttavia, sia la Germania che la Francia hanno apertamente infranto questa soglia nel 2004 senza ricevere sanzioni; ciò ha creato un precedente che può essere utilizzato per contestare eventuali ammende. Inoltre, se le misure di espansione fiscale verranno perseguite tramite l’utilizzo dei TAN e tale stimolo avrà sufficiente efficacia nel rimettere in moto la crescita dei redditi, allora le entrate fiscali con grande probabilità aumenteranno, facendo convergere il rapporto deficit/PIL sotto la soglia del 3%. Dopotutto, c’è da notare che i recenti tentativi di consolidamento fiscale hanno fatto salire e non diminuire il rapporto debito pubblico/PIL.
In aggiunta a quanto detto sopra, se ci sono paesi con disavanzi cronici delle partite correnti superiori al 3% del PIL, la semplice regola contabile della partita doppia implica che ci sono paesi che hanno bisogno di violare la regola del 3% di disavanzo pubblico in rapporto al PIL se vogliono che il loro settore privato nazionale non si incammini verso una strada di indebitamento netto. In caso contrario, le restrizioni sulle politiche fiscali andranno ad esacerbare la situazione debitoria di famiglie ed imprese, generando un aumento della fragilità del settore privato.
Gli autori del cosiddetto patto di stabilità e crescita sembrano aver ignorato le implicazioni di questa regola contabile, creando il contesto per possibili rischi finanziari nell’eurozona, come è stato evidente all’indomani della crisi finanziaria globale del 2007‑08. La regola sul limite al deficit fiscale introdotta dal patto di stabilità e crescita merita di essere rivista e messa in discussione, non solo per le sue involontarie conseguenze legate all’aumento dell’indebitamento del settore privato, come testimoniato dai paesi periferici dell’eurozona durante la crisi finanziaria globale, ma anche perché queste politiche hanno fallito miseramente nel loro scopo dichiarato di ridurre il rapporto debito pubblico/PIL.
È vero che è improbabile che i TAN vengano accettati dai partner commerciali delle nazioni che li adotteranno come strumento di finanziamento alternativo, a meno che questi partner commerciali non abbiamo passività fiscali o tariffarie nei confronti dei paesi che adottano questo meccanismo di finanziamento alternativo. Ad ogni caso, molto probabilmente i TAN saranno utilizzati nelle transazioni sul mercato interno, che in questo modo avrà maggiori quantità di euro per pagare le importazioni di beni essenziali come cibo, carburante e medicine.
Naturalmente, per rendere funzionante questo meccanismo di finanziamento alternativo, dovrà essere migliorata la capacità di riscossione delle imposte. E anche una distribuzione più equa degli oneri fiscali fra la cittadinanza potrà agevolare una più ampia accettazione di questi titoli nelle transazioni.
Mentre l’emergere della deflazione dei prezzi è la preoccupazione più recente nell’eurozona, alcuni potrebbero temere che questo meccanismo di finanziamento alternativo possa innescare una rapida accelerazione dell’inflazione, se non addirittura un’iperinflazione, dal momento che i vincoli sui bilanci pubblici sarebbero ridotti. Per risolvere questo problema, potrebbe essere utile che la banca centrale di ciascun paese diventi responsabile del monitoraggio dell’andamento dell’inflazione interna e della creazione di efficaci e rapidi sistemi di segnalazione. Entrambe le funzioni possono essere supervisionate e convalidate da una parte terza indipendente – come il Fondo monetario internazionale o lo staff della BCE. Le regole potrebbero quindi essere attuate imponendo una riduzione nell’emissione dei TAN qualora l’inflazione dovesse accelerare oltre un qualche limite stabilito. Potrebbe anche essere introdotto un provvedimento per diminuire ulteriormente l’emissione di TAN nel caso in cui l’inflazione non dovesse scendere al di sotto dell’obiettivo stabilito.
Inoltre, specifici colli di bottiglia sul lato dell’offerta, che potrebbero contribuire a pressioni inflazionistiche, potrebbero essere individuati e affrontati mediante una spesa in infrastrutture, formazione professionale, o incentivi fiscali tramite i TAN. I TAN potrebbero anche essere utilizzati per implementare una politica di creazione di posti di lavoro incentrata sullo schema del “datore di lavoro di ultima istanza” (Employer of Last Resort, ELR), che potrebbe anche avere un effetto stabilizzante sull’inflazione. Rania Antonopoulos, viceministro del Lavoro greco, ha già eseguito una simulazione di prova dell’ELR in Grecia, ed è pronta a estenderlo nel suo nuovo incarico.
Non è difficile, in altre parole, creare meccanismi di politica economica sia dal lato della domanda che dell’offerta che potrebbero ridurre le probabilità di un’inflazione in costante accelerazione. Ed è questo esito che spaventa e sembra motivare la propensione verso il rigore fiscale da parte di molti responsabili politici dell’eurozona. La troika sembra ossessionata dai fantasmi dell’ʹinflazione della prima repubblica di Weimar, mentre ha completamente dimenticato che furono le devastanti politiche di austerità fiscale di Brüning che hanno aperto le porte al Terzo Reich. La storia mette in luce che il danno è stato fatto in entrambe le direzioni, quindi cerchiamo di imparare a pieno le lezioni della storia, piuttosto che ripetere gli stessi fatali errori.
L’austerità ha dimostrato di essere un disastro su quasi tutti i fronti. Le imprese sono state condotte alla bancarotta, le famiglie sono cadute nella povertà assoluta, le banche hanno perso capitale a causa delle perdite sui prestiti effettuati, le entrate fiscali sono diminuite oppure sono state dirottate verso il servizio del debito (debito che è stato emesso in ultima istanza per socializzare le perdite derivanti dai prestiti bancari deteriorati), e il debito pubblico in rapporto al PIL è aumentato. Le economie non sono evidentemente proiettate verso percorsi di crescita guidata dalla piena occupazione quando strumenti come la politica fiscale, il tasso di cambio e la sovranità monetaria sono drasticamente circoscritti, in modo che i prezzi siano apparentemente liberi di adattarsi alle forze di mercato. Avremmo dovuto apprendere queste cose dalle teorie di John Maynard Keynes, Irving Fisher e Hyman Minsky, e adesso dovremmo saperlo anche per l’esperienza storica vissuta. Eppure questa fatele idea neoliberista, che poggia sulle presunta capacità di autoregolazione dei mercati, è stata la premessa centrale dietro l’Unione monetaria europea.
È possibile per i paesi abbandonare le politiche di austerità senza abbandonare l’euro. Attraverso il meccanismo di finanziamento alternativo dei TAN, paesi come la Grecia potrebbero contrastare la minaccia di un taglio dei fondi da parte della troika. Simulazioni politiche sull’utilizzo di TAN da parte degli economisti del Levy Economics Institute appaiono assolutamente plausibili. Dopo troppi anni di devastante austerità guidata da scelte politiche disinformate e assolutamente sbagliate, i paesi possono recuperare un po’ di controllo sulla loro politica fiscale, e infine creare un percorso per tornare alla piena occupazione. Dal momento che le posizioni della troika hanno fatto emergere un partito anti‑austerità come Syriza, arrivato in posizione di governo, la Grecia ha la possibilità di mostrare che esiste una via d’uscita dall’austerità senza uscire dall’ʹeuro. Yanis, prenditi un TAN.