(Questo articolo è stato aggiornato lunedì 29 giugno tenendo conto dell’ultima versione della proposta pubblicata dalla Commissione europea)
Bruxelles – A guardare le ultime proposte, quella delle istituzioni (Commissione, Bce e Fmi) da una parte (qui il testo di quella del 25 giugno, qui di quella del 26 che era stata preparata per l’Eurogruppo di sabato 27 e resa pubblica dopo la rottura di Tsipras), e quella Greca dall’altra (qui il testo diffuso giovedì mattina da Kathimerini), si vede che la trattativa verte su pochi, ma decisivi punti (utile leggere anche la proposta greca modificata dalle istituzioni lunedì 22 giugno per capire dove le posizioni si sono avvicinate e dove no negli ultimi giorni di trattative). Atene non vuole cedere sullo sconto dell’Iva per le isole e sulla quota al 13% per gli hotel (quest’ultima cosa accettata dai creditori nel testo del 26 giugno), accetta di alzare l’età pensionabile a 67 anni dal 2022 ma non di escludere del tutto i contributi statali per aumentare le pensioni più basse, e insiste sul ripristino della contrattazione collettiva e sull’introduzione di una tassa una tantum sui profitti aziendali più alti. Ecco punto per punto le principali differenze tra le due posizioni.
Iva
La Grecia accetta di portare entro il primo luglio l’Iva al 23% su tutti i prodotti ma insiste che oltre ad acqua ed energia elettrica anche cibo e soprattutto gli hotel debbano fermarsi al 13% (al momento sono al 6,5%). I creditori fino al 25 giugno volevano anche gli alberghi al 23, e al 13 solo cibi “di base”. Nella proposta del 26 giugno il rincipale cambiamento è che i creditori accettano invece gli alberghi al 13% e aggiungono una clausola che parla di “possibile revisione delle quote a fine 2016“. Atene insiste anche per mantenere uno sconto del 30% per le isole (dove il trasporto delle merci ha evidenti costi che in questo modo si intendono ammortizzare), altro punto di forte scontro. Lo sconto nelle isole fa sì che in Grecia esistano ben 6 quote differenti per l’Iva, la Commissione critica il provvedimento per gli oneri burocratici che comporta nei controlli, ma c’è anche chi punta il dito contro possibili ‘trucchi’ come quello di far ‘transitare’ per le isole le merci solo per ottenere tariffe agevolate.
C’è invece accordo tra Bruxelles e Atene sul super sconto al 6% per medicinali, libri e teatro.
Tassazione
La Grecia insiste sulla tassa una tantum del 12% sui profitti delle imprese superiori a mezzo milione di euro nel 2014, a cui si oppone fortemente il Fondo monetario internazionale, ma anche la Commissione che ne critica la retroattività e il fatto che non possa essere conteggiata nelle riforme strutturali, e quindi ‘permanenti’, richieste. Vuole eliminare dalla richiesta delle istituzioni l’anticipo del 100% dei pagamenti delle imposte sui profitti dichiarati di aziende e imprese individuali (al momento nel Paese l’anticipo è dell’80%). La Grecia accetta di aumentare la tassazione sulle imprese solo dal 26 al 28% invece che al 29% come chiesto dalle istituzioni fino a lunedì.
Tsipras insite anche nel mantenere i sussidi sulla benzina per gli agricoltori. Accordo sulla tassa al 30% sul gioco online.
Riforma delle pensioni
La Grecia accetta di portare gradualmente entro il 2022 l’età pensionabile a 67 anni e a 62 per chi ha 40 anni di contributi, ma vuole che la riforma valga per chi va in pensione dopo il 31 ottobre 2015 (le istituzioni vorrebbero già dopo il 30 giugno).
Per quanto riguarda i contributi statali per l’aumento delle pensioni più basse, il cosiddetto Ekas, la Grecia promette di “rimpiazzarlo” entro la fine del 2018, le istituzioni chiedono invece di “eliminarlo” entro la fine del 2019. Gli aumenti dei contributi alla salute per i pensionati verrebbero portati dal 4 al 5% (le istituzioni vogliono il 6%).
Mercato del lavoro
Atene non accetta la clausola che chiede di non ripristinare il sistema di contrattazione collettiva, uno dei punti centrali del programma di Syriza.
Privatizzazioni
La Grecia conferma di lavorare per portare a termine i bandi per la privatizzazione dei porti di Salonicco e del Pireo e dell’aeroporto di Atene (bandi lanciati dal governo Samaras e che Tsipras si è impegnato a non ritirare), ma non accetta la frase nel testo dei creditori che chiede di “non modificare i termini del bando” per Salonicco, Pireo e delle compagnie ferroviarie Trainose e Rosco. Atene non accetta neanche il punto che chiede di “adottare misure irreversibili per la vendita degli aeroporti regionali”. Tsipras ha sempre affermato che le privatizzazioni già lanciate verranno sì portate a termine, ma solo a cifre ragionevoli visto che non è intenzionato a svendere i gioielli nazionali.
I creditori chiedono anche di prendere “decisioni irreversibili” per assicurare la privatizzazione dell’Admie, la compagnia che gestisce le infrastrutture dell’elettricità.
Difesa
Resta il muro contro muro sui tagli alla Difesa, Atene li vuole di 200 milioni, le istituzioni di 400. La Difesa è un settore delicato per la tenuta del governo di Tsipras in quanto è stata affidata all’alleato Panos Kammenos, dei Greci indipendenti.
Mercato dei prodotti
La Grecia accetta di di riformare le regole per le licenze per gli investitori, ma non di farlo sotto la supervisione della Banca Mondiale.
I creditori insistono nella rimozione di tutte le “non-reciprocal nuisance charges”, tariffe su su alcuni prodotti esteri che li rendono così meno competitivi sul mercato interno. La Grecia accetterebbe solo una “drastica riduzione”.
Ristrutturazione del Debito
La questione della ristrutturazione del debito non è mai realmente entrata nei carteggi tra Atene e Bruxelles ma è stata da subito uno dei punti centrali della battaglia della Grecia. Alexis Tsipras avrebbe voluto un impegno scritto che le istituzioni fossero pronte a prendere in considerazione la cosa. Sul punto non c’è mai stata un’apertura da parte dei creditori che al massimo sembravano disposti a una dichiarazione separata in cui si affermava che la questione della “sostenibilità del debito” sarebbe stata “valutata”, ma solo dopo l’estate. Il ministro delle Finanze ellenico, Yanis Varoufakis, ha avanzato anche la proposta dello “swap” del debito, proposta mai accettata. In pratica l’idea era di chiedere all’Esm (European stability mechanism, il cosiddetto Fondo salva-Stati) un nuovo prestito con scadenza trentennale con il quale Atene avrebbe ripagato i 27 miliardi di euro di titoli di Stato detenuti attualmente dalla Bce. In questo modo il Paese avrebbe potuto negoziare condizioni più vantaggiose con l’Esm e soprattutto non risultare più esposto con Francoforte e poter sperare così nel quantitative easing che al momento gli è precluso.