Bruxelles – “Voglio sottolineare che questa è una tappa fondamentale del processo per affermare che è un diritto del Regno Unito avere questa rinegoziazione e questo referendum”. Scendendo dall’auto blu che l’ha accompagnato all’ingresso del Consiglio europeo, David Cameron non ha nemmeno ascoltato la domanda fatta dai giornalisti che lo attendevano e ha subito cominciato mettendo i puntini sulle “i”. Per lui, quello cominciato ieri è il primo vertice dei 28 capi di Stato e di governo dopo la vittoria elettorale dello scorso maggio. Per i suoi 27 colleghi, invece, è la prima volta che ci si trova a discutere della possibile fuoriuscita di uno Stato membro dall’Unione. Nel giorno delle prime volte, Cameron ci ha tenuto quindi che le sue dichiarazioni iniziali fossero tutte rivolte al referendum annunciato entro il 2017, che chiamerà i britannici a esprimersi sulla permanenza o meno del loro Paese nell’Ue. Si tratta di una consultazione necessaria “per affrontare le preoccupazioni sull’Europa dei cittadini britannici e per essere sicuri che siano loro ad avere l’ultima parola decidendo se stare dentro e riformare l’Unione europea, o andarsene”.
L’argomento è spinoso e, se il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, arrivando al summit ha preferito defilarsi per non affrontarlo, quello del Parlamento Ue, Martin Schulz, non ha esitato invece a prendere posizione. Davvero si possono cambiare i trattati? “Nulla è impossibile” ha risposto Schulz, che ha precisato “credo però che sia abbastanza difficile e che il Governo inglese non dovrebbe concentrarsi solo su questo, ma anche sulle giuste richieste per riforme e miglioramenti, su cui, peraltro, siamo tutti d’accordo”. “La contraddizione fino ad oggi è stata che il Regno Unito ha chiesto cambiamenti immediati – ha continuato il presidente del Parlamento – ma i cambiamenti dei trattati richiedono almeno due, tre, quattro anni prima che vengano ratificati. Quindi per essere coerenti, quelli che vogliono riforme immediate dovrebbero battersi anche per le riforme legislative”.
Mercoledì scorso la Commissione ha ufficialmente cominciato la propria controffensiva alla campagna anti-Ue britannica creando un’apposita task force per fronteggiarla. I dettagli relativi al nuovo gruppo di lavoro sono ancora tutti da comprendere, ma secondo Schulz il modo migliore per andare incontro agli euroscettici è quello di ascoltare i britannici e cambiare le regole comunitarie. Il nuovo accordo inter-istituzionale previsto dal pacchetto per la “better regulation” andrà proprio in questo senso, se verranno prese decisioni per rendere la macchina europea “più trasparente e democratica”, precisa il tedesco. “Dialogo” resta quindi la parola d’ordine, perché “in generale, le soluzioni nell’Ue non si prendono con uno Stato membro che esige e gli altri che eseguono. Le decisioni si prendono insieme e spero che le proposte di Cameron vadano proprio in questo senso”. “Chiariamo una cosa però – ha aggiunto Schulz – le proposte per un’Unione europea più trasparente ed efficace, per ridurre la burocrazia e ritrasferire la competenza delle decisioni il più vicino possibile ai cittadini, non sono idee di Cameron. Sono elementi che per esempio erano anche nel mio programma elettorale quando ero candidato presidente della Commissione ed erano anche in quello di Juncker”. Parole simili quelle del presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi, che si è detto “assolutamente d’accordo con l’idea di costruire un’Europa più efficiente e meno burocratica”. “Le battaglie di David (Cameron) contro la burocrazia sono anche le nostre battaglie e i nostri obiettivi” ha dichiarato il premier.
“In molti pensavano che non ce l’avremmo fatta, invece il processo per le riforme è partito” ha detto soddisfatto David Cameron lasciando il vertice in nottata. I 28 capi di Stato e di governo hanno deciso che a dicembre, durante l’ultimo Consiglio europeo del 2015, verrà presentato un progetto sulle relazioni fra l’Ue e il Regno Unito. La via del negoziato, insomma, è ancora lunga. E il cammino è solo all’inizio.