Bruxelles – Il Piano Juncker è quasi realtà. Con 464 voti a favore, 131 contrari e 19 astensioni, il Parlamento europeo ha approvato la creazione del Fondo europeo per gli investimenti strategici (Efsi) da 315 miliardi annunciato nel novembre scorso dall’esecutivo Ue. Dopo quattro mesi di negoziati, gli eurodeputati sono riusciti a spuntarla su Commissione e Consiglio facendo passare qualche modifica al piano originale. Meno tagli, quindi, per il programma di ricerca e innovazione “Orizzonte 2020” e per il Meccanismo per collegare l’Europa (che riguarda reti digitali, energia e trasporti), due delle tre fonti di finanziamento per la garanzia comunitaria. La plenaria ha fatto scendere di un miliardo il contributo richiesto ai due programmi, ottenendo che tale cifra venga invece recuperata con i margini di bilancio inutilizzati nel 2014 e nel 2015. Il Parlamento avrà anche il diritto di approvare la nomina del direttore generale e del vicedirettore del fondo per gli investimenti.
“Il Piano Juncker è uno strumento innovativo che fornirà un’accelerazione importante agli investimenti in Europa. – ha dichiarato in aula il relatore della Commissione per i Bilanci, José Manuel Fernandes (Ppe) – 240 miliardi di euro del Piano saranno stanziati in investimenti e 75 miliardi andranno all’ossatura della nostra economia: le piccole e medie imprese, che forniscono i due terzi dei posti di lavoro del settore privato e rappresentano 99% delle imprese in Europa”. “Il Parlamento europeo ha aperto la strada agli investimenti, che sono necessari con urgenza in Europa – ha aggiunto il relatore della Commissione per i Problemi economici e monetari, Uldo Bullmann (S&D) – Per la prima volta, questi investimenti saranno esplicitamente riconosciuti nel quadro del Patto di stabilità e crescita, invece di essere penalizzati dal Patto stesso. Abbiamo, inoltre, messo fine alla politica di occultamento, le responsabilità sono chiaramente assegnate e il Parlamento europeo è democraticamente coinvolto nella nomina del direttore generale”.
“È un ottimo segnale che l’Ue significa business!” ha twittato subito dopo il voto Kristalina Georgieva, vicepresidente della Commissione per il Bilancio, presente ieri in aula a Bruxelles. Insieme a lei c’era anche il vicepresidente per gli Investimenti e la crescita, Jyrki Katainen, al quale Juncker ha affidato la responsabilità di occuparsi in prima persona dell’adozione del piano. “L’Europa non manca di liquidità: ci sono molti soldi nel settore privato – ha dichiarato in aula Katainen – ma ci sono anche molte ragioni che spiegano perché questa liquidità non è usata per investimenti produttivi nell’economia reale. Una di queste ragioni è la mancanza di finanziamento dei rischi, esattamente ciò che sta fornendo ora l’Efsi”.
Adesso la palla passa agli Stati membri, che attraverso il Consiglio dovrebbero in breve tempo approvare la decisione del Parlamento, sulla base di un accordo provvisorio sottoscritto il 9 giugno. Se tutto andrà per il verso giusto, il piano Juncker entrerà in vigore a inizio del mese di luglio e sarà pienamente operativo entro settembre. Al momento sono sette gli Stati membri che hanno accettato di contribuire al Fondo d’investimenti: Germania, Francia, Spagna, Italia, Lussemburgo, Polonia e Slovacchia, che dieci giorni fa ha annunciato lo stanziamento di 400 milioni di euro.