4 ottobre 2009 Il socialista George Papandreou diventa primo ministro della Grecia dopo che il suo partito (Pasok) vince nettamente le elezioni ottenendo il 44% dei voti. Dopo cinque anni di governo conservatore, ed in netto contrasto con il suo predecessore Costas Karamanlis di Nuova Democrazia (Nd), Papandreou promette di investire fino a 3 miliardi di euro in programmi di stimoli per riavviare la debole economia greca.
18 ottobre 2009 Il nuovo governo socialista di Papandreou rivela la presenza di un buco nei conti pubblici e dichiara che il deficit di bilancio sarà il doppio rispetto alle stime del governo precedente e raggiungerà il 12% del Pil. Il disavanzo raggiunge il 15,6% del prodotto interno lordo.
30 novembre 2009 I ministri delle finanze europei si incontrano a Bruxelles mentre i rapporti mostrano che il deficit nazionale greco si sta avvicinando al 12,5 % del Pil, quattro volte più grande rispetto al limite definito dall’Ue, e che l’economia del paese può contrarsi dell’1,2% nel 2009.
8 dicembre 2009 L’agenzia Fitch abbassa il rating della Grecia da A- a BBB+. Per la prima volta in un decennio Atene è classificata con un rating inferiore al livello di investimento. Inoltre, gli oneri finanziari della Grecia iniziano un’impennata verso l’alto, aggravata dalle mosse delle agenzie di rating Standard & Poor’s e Moody che classificano il debito greco come spazzatura.
15 gennaio 2010 Il governo greco presenta alla Commissione Ue il proprio programma di stabilità per il periodo 2010-2013. Questo prevede la riduzione del deficit di bilancio di 4 punti percentuali per abbassarlo all’8,7% del Pil nel 2010 e successivamente al 5,6% nel 2011, al 2,8% nel 2012 e al 2% nel 2013.
4 marzo 2010 La Grecia annuncia un importante piano di austerità che include parallelamente all’aumento dell’Iva, e delle tasse sul sigarette e bevande alcoliche, anche il congelamento delle pensioni e dei tagli agli stipendi dei dipendenti pubblici.
26 marzo 2010 La Cancelliera tedesca Angela Merkel accetta di approvare un pacchetto di salvataggio per la Grecia dopo che anche Portogallo ed Irlanda vedono il proprio debito pubblico declassato.
11 aprile 2010 I ministri delle finanze dei paesi dell’eurozona approvano un pacchetto di aiuti di 30 miliardi di euro per la Grecia, che tuttavia si rifiuta di attivare. Pochi giorni dopo il governo socialista ammette che il paese potrebbe aver bisogno dell’aiuto del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), spingendo il proprio piano di salvataggio verso i 45 miliardi di euro.
23 aprile 2010 La Grecia di Papandreou chiede ufficialmente un piano di salvataggio a seguito del forte aumento dei costi di finanziamento.
27 aprile 2010 Il declassamento della Grecia a paese BB+ attuato da Standard & Poor’s relega Atene a livello spazzatura.
2 maggio 2010 Dopo giorni di trattative frenetiche, il Fmi e l’Ue trovano l’accordo per salvare la Grecia con 110 miliardi di euro in prestiti per tre anni. In Grecia, l’accordo è seguito da uno sciopero di 48 ore, con la morte di tre persone in un incendio appiccato ad una banca. Data la scelta tra la distruzione e il salvataggio del paese, il ministro delle finanze greco George Papaconstantinou dichiara che il governo “ha scelto di salvare il paese”. Una settimana dopo i ministri delle finanze dell’eurozona annunciano la creazione di un fondo di salvataggio della zona euro di 500 miliardi di euro.
10 maggio 2010 I politici internazionali decidono di costituire una rete di sicurezza finanziaria di emergenza del valore di 750 miliardi di euro per sostenere i mercati finanziari e l’euro contro il contagio dalla crisi greca.
18 maggio 2010 La Grecia riceve un prestito di 14,5 miliardi di euro dall’Ue e può rimborsare il suo debito immediato
7 luglio 2010 Il parlamento greco approva la riforma delle pensioni, un requisito fondamentale della trattativa Fmi-Ue, che prevede il taglio dei benefits, il contenimento diffuso del prepensionamento e l’innalzamento dell’età pensionabile delle donne e degli uomini rispettivamente ai 60 e 65 anni.
14 gennaio 2011 Fitch diventa la terza agenzia di rating a tagliare il debito della Grecia a livello spazzatura, dopo Standard & Poor’s e Moody’s. Fitch dichiara che “mentre i risultati economici e di bilancio della Grecia nel quadro del programma Ue-Fmi hanno per molti aspetti superato le aspettative, il pesante fardello del debito pubblico rende la solvibilità fiscale greca altamente vulnerabile a shock avversi”.
23 aprile 2011 La Commissione Ue afferma che il deficit di bilancio greco è peggiore del previsto e si aggira attorno al 13,6% del Pil, quasi un punto percentuale in più rispetto alle stime del governo di Atene (12,7%). La seconda crisi greca ha inizio.
2 maggio 2011 Il ministro delle finanze greco Papaconstantinou esclude la ristrutturazione del debito, affermando di sperare che l’Ue ed il Fmi concordino l’estensione della restituzione dei prestiti di salvataggio.
23 maggio 2011 La Grecia attua una serie di privatizzazioni con lo scopo di raccogliere 50 miliardi di euro entro il 2015 per pagare il proprio debito.
11 giugno 2011 Jean Claude Juncker, capo dei ministri delle finanze della zona euro, sostiene la proposta della
Germania per la “ristrutturazione soft” del debito greco, ma afferma che un eventuale contributo dei creditori del settore privato deve avvenire su base “volontaria”.
13 giugno 2011 La Grecia ottiene il rating più basso al mondo dopo che Standard & Poor’s declassa Atene da paese B a CCC.
29 giugno 2011 Il Primo ministro greco Papandreou sopravvive a fatica al voto di sfiducia ed il Parlamento passa il secondo disegno legge di austerità dopo due giorni di proteste violente durante le quali circa 300 persone, tra manifestanti e poliziotti, sono stati feriti. L’approvazione del pacchetto, che contiene forti tagli alla spesa e aumenti delle tasse, era stato definito dall’Ue come la precondizione necessaria all’acquisizione di ulteriori aiuti da parte della Grecia.
3 luglio 2011 I ministri delle finanze dell’Ue trovano l’accordo e decidono di erogare ad Atene una tranche da 8,7 miliardi di euro, ma rinviano la decisione su un secondo pacchetto di salvataggio. Senza questa nuova rata ed il pagamento di 3,3 miliardi di euro autorizzati qualche giorno dopo dal Fmi, Atene sarebbe andata in default, divenendo il primo paese sviluppato a fare bancarotta negli ultimi 60 anni.
21 luglio 2011 A seguito di un summit di emergenza dell’eurozona a Bruxelles, i leader europei raggiungono un accordo in merito al secondo pacchetto di salvataggio per la Grecia, che ammonta a quasi 160 miliardi di euro.
8 agosto 2011 I regolatori greci vietano per due mesi la vendita allo scoperto dopo che l’indice generale della borsa di Atene scende sotto la soglia dei 1,000 punti per la prima volta in 14 anni.
7 settembre 2011 La corte costituzionale tedesca respinge una causa secondo la quale il piano di salvataggio della Grecia era illegale. Questa decisione consente al governo tedesco di continuare a finanziare la propria quota del secondo piano di salvataggio greco.
23 settembre 2011 Moody’s declassa 8 banche greche a causa di preoccupazioni circa la capacità di Atene di ripagare i debiti contratti.
25 settembre 2011 Nel corso dell’incontro annuale del Fmi a Washington D.C., i funzionari suggeriscono che il Fondo europeo di stabilità finanziaria, ovvero il fondo di salvataggio della zona euro, debba essere incrementato di 5 volte, fino a raggiungere la cifra di oltre duemila miliardi di euro per rassicurare i mercati sulla sua capacità di salvare la Grecia in caso di default.
2 ottobre 2011 Il ministro greco delle finanze annuncia che Atene non riuscirà a raggiungere gli obiettivi di deficit per il 2011 e il 2012 stabiliti insieme ai creditori internazionali. Secondo il ministero, a causa di una recessione più grave del previsto, nel 2011 il deficit raggiungerà l’8,5% del Pil, invece del 7,8%, mentre nel 2012 il disavanzo sarà del 6,8%, e non del 6,5% come previsto. In seguito il governo greco rivedrà il deficit per il 2011 al 9,5%.
27 ottobre 2011 I leader europei trovano un accordo con i creditori della Grecia. Gli investitori privati accettano una perdita del 50% del valore nominale dei bond greci in loro possesso. In questo modo i funzionari sperano di ridurre il livello del debito greco al 120% del Pil entro il 2020. L’accordo prevede un nuovo pacchetto di salvataggio del valore di 130 miliardi di euro concesso dall’Ue e dal Fmi.
11 novembre 2011 Il Primo ministro greco Papandreou si dimette a seguito delle forti critiche ricevute in merito alla proposta di attuare un referendum nazionale sull’aiuto internazionale per il paese, dopo aver acconsentito ad implementare le riforme necessarie a soddisfare le condizioni degli obbligazionisti. In caso di rifiuto dell’aiuto internazionale la Grecia rischia il default e l’uscita dall’euro. Lucas Papademos, ex capo della Banca di Grecia, diventa Primo ministro ad interim di una nuova coalizione costituita da Nuova Democrazia e Pasok, con il compito di condurre il paese alle elezioni previste per la primavera del 2012.
28 gennaio 2012 La Grecia raggiunge un accordo preliminare con gli investitori privati per ridurre il debito del paese ed aprire la strada al secondo salvataggio da 130 miliardi di euro.
9 febbraio 2012 Dopo ripetuti ritardi e colloqui notturni tra gli ispettori Ue e del Fmi con i leader dei partiti di coalizione greca, viene raggiunto un accordo per ottenere tagli del governo in cambio di nuovi prestiti di salvataggio. I tagli sono del 22% sui salari minimi, del 15% sulle pensioni e su 15,000 posti di lavoro nel settore pubblico. La disoccupazione sale al 21%, un nuovo record negativo.
21 febbraio 2012 Dopo oltre 12 ore di colloqui, i paesi dell’eurozona raggiungono l’accordo per il via libera ad un secondo prestito, da 130 miliardi di euro, alla Grecia, che le consentirà di evitare il default, previsto per marzo. L’accordo prevede la riduzione del debito del paese al 120,5% del Pil entro il 2020.
9 marzo 2012 La Grecia raggiunge un accordo di “riconversione del debito” con i suoi creditori nel settore privato, consentendo al paese di dimezzare il suo livello di indebitamento. I ministri delle finanze dell’Ue hanno insistito sul fatto che l’accordo era una delle condizioni che la Grecia doveva rispettare se volevano la firma dell’Ue sul piano di salvataggio di 130 miliardi di euro.
6 maggio 2012 Le elezioni parlamentari anticipate vedono il crollo dei due partiti al potere, Nuova Democrazia e Pasok, che hanno dominato la scena politica degli ulti quattro decenni e firmato i salvataggi multimiliardari del paese. Nessun partito ha ottenuto abbastanza voti per formare un governo. Il partito estremista Alba Dorata, che rifiuta l’etichetta neo-nazista ed è accusato di violenti attacchi contro gli immigrati, ottiene il 7% dei voti e vince 21 dei 300 seggi del Parlamento. Il presidente greco Papoulias chiede nuove elezioni il 17 giugno.
17 giugno 2012 Alle nuove elezioni parlamentari si rafforza il partito Nuova Democrazia, che tuttavia non ottiene la maggioranza. Il leader di Nd, Antonis Samaras, crea una coalizione con il Pasok, divenuto il terzo partito del paese, per portare avanti il programma di austerità. La sinistra radicale del Partito Syriza, contraria al piano di salvataggio per la Grecia, diventa secondo partito del paese, ottenendo il 26,9% dei voti e 71 seggi.
1 ottobre 2012 La bozza di bilancio per il 2013 prevede un’ulteriore contrazione economica e un debito ancora più alto. Il Primo Ministro Samaras avverte che, in caso di mancati aiuti internazionali, il governo non avrà più soldi entro la fine di novembre. Il Parlamento approva un piano di austerità di 13,5 miliardi di euro volto a garantire il successivo piano di prestiti di salvataggio dell’Ue e del Fmi. Il pacchetto, il quarto in tre anni, include un aumento della tassazione e nuovi tagli alle pensioni.
27 novembre 2012 I ministri delle Finanze dell’eurozona e il Fmi si impegnano a rilasciare la rata successiva del prestito di salvataggio della Grecia nel mese di dicembre. L’accordo è visto come il tentativo di mitigare il rischio dell’uscita dall’euro da parte della Grecia.
28 aprile 2013 Il parlamento approva un disegno di legge che stabilisce il taglio di 15,000 posti di lavoro per il servizio civile. La nuova legge è stata progettata per rovesciare la garanzia costituzionale di un lavoro per la vita.
11 giugno 2013 Il governo greco chiude il servizio pubblico radiotelevisivo Ert nel tentativo di risparmiare soldi. La decisione porta a proteste di massa e ad uno sciopero di 24 ore.
21 giugno 2013 A seguito del fallimento dei colloqui sul futuro di Ert, Sinistra Democratica, uno dei partiti della coalizione, si ritira dal governo, che rimane al potere con una maggioranza risicata in parlamento.
17 luglio 2013 Il parlamento greco approva nuove misure di austerità, tra cui tagli salariali per i lavoratori del servizio civile ed un controverso piano di licenziamenti, che prevede la messa in mobilità di 12,500 lavoratori statali, soprattutto insegnanti e dipendenti comunali, ed il licenziamento di 13,000 persone entro la fine dell’anno.
21 dicembre 2013 Il parlamento greco approva il bilancio 2014 che prevede un ritorno alla crescita dopo 6 anni di recessione. Il Primo ministro Samaras accoglie la notizia come il primo passo decisivo verso la fine del piano di salvataggio.
30 marzo 2014 Per rispettare gli accordi presi dalla Grecia con i suoi creditori internazionali, il Parlamento approva a maggioranza ridotta un grosso pacchetto di riforme che aprirà ad una maggiore concorrenza diversi settori al dettaglio.
10 aprile 2014 I ministri delle finanze della zona euro dichiarano che rilasceranno più di otto
miliardi di euro in ulteriori fondi di salvataggio per la Grecia. Nel corso della sua prima vendita dei titoli di stato a lungo termine, la Grecia riesce ad ottenere 4 miliardi di dollari dai mercati finanziari internazionali, mossa vista come un importante passo per la ripresa economica del paese.
23 maggio 2014 L’agenzia Fitch aggiorna il rating della Grecia da B- a B, citando come motivazione il miglioramento delle prospettive economiche e fiscali del paese.
25 maggio 2014 Alle elezioni del Parlamento europeo vince la coalizione della sinistra radicale di Syriza, che ottiene il 26,6% dei voti.
9 giugno 2014 Nuovo rimpasto di governo che porta il professore Gikas Hardouvelis a divenire ministro delle finanze.
8 dicembre 2014 Il governo greco annuncia a sorpresa le elezioni presidenziali, anticipandole di due mesi, in data 17 dicembre. Il giorno successivo il mercato azionario greco scende del 12,78%, una caduta record dal 1989.
29 dicembre 2014 Il governo crolla dopo non essere riuscito ad eleggere un nuovo Presidente per la Grecia. Le elezioni anticipate si sono tenute il 25 gennaio 2015.
26 gennaio 2015 Il partito della sinistra radicale Tsipras vince le elezioni conquistando il 36,3% dei voti e 149 seggi (su 300), avvicinandosi alla maggioranza assoluta. Il partito conservatore Nuova Democrazia, guidato dal premier uscente Antonis Samaras, si ferma al 27,8% con 76 seggi. Il partito neonazista di Alba dorata (Chrysi Aygi) si impone come terzo partito greco, ottenendo il 6,3% e dunque 17 seggi. Si annuncia un’accordo di governo tra Tsipras e il partito di centrodestra Greci Indipendenti di Karolos Papoulias, che guida un gruppo di 13 deputati anti euro fuoriusciti da Nuova Democrazia.
18 giugno 2015 Dopo cinque mesi di trattative senza esito tra il governo guidato da Alexis Tsipras e i creditori e a dodici giorni dalla scadenza delle rate di debito con il Fondo monetario internazionale, il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk convoca in extremis un summit dei Capi di Stato e di governo dell’euro per lunedì 22 giugno.
22 giugno 2015 L’Eurosummit straordinario convocato per trovare una soluzione “politica” alla questione greca dura meno di un’ora e termina senza accordo. Ci sono però segnali di speranza perché l’ultima proposta della Grecia viene finalmente ritenuta una “buona base”, ma c’è ancora lavoro da fare e si decide di convocare un altro Eurogruppo dopo 2 giorni. Nodi principali da sciogliere riforma delle pensioni, aumento dell’Iva.
24 giugno 2015 Anche il secondo Eurogruppo della settimana finisce senza un accordo. Le istituzioni hanno modificato la proposta greca arrivata lunedì ma in una maniera che non viene accettata da Tsipras. Vengono organizzati due riunioni a 5 con il premier greco, Lagarde (Fmi), Draghi (Bce), Dijsselbloem (Eurogruppo) e Juncker (Commissione). Le discussioni non portano i frutti sperati. Si convoca un ennesimo Eurogruppo per il giorno dopo.
25 giugno 2015 Atene non vuole accettare le richieste dei creditori, sul tavolo dell’Eurogruppo arrivano due proposte, quella delle ‘istituzioni (Commissione, Bce e Fmi) largamente accettata dagli Stati e un’ultima versione di quella di Atene. È ancora stallo, si rimanda la discussione a sabato 27 giugno 2015 quando le istituzioni proporranno un testo di compromesso definitivo.
26 giugno 2015 Il governo greco decide a sorpresa di convocare un referendum sulla proposta presentata il giorno prima dalle istituzioni creditrici e di conseguenza abbandona il tavolo dei negoziati.
27 giugno 2015 Il presidente Jeroen Dijsselbloem convoca un Eurogruppo straordinario
dicendosi “negativamente sorpreso” dagli annunci del primo ministro greco Alexis Tsipras. “È una cattiva decisione, che chiude le porte ai negoziati” aggiunge. Di fatto i ministri delle Finanze si preparano all’uscita di Atene dalla zona euro.
28 giugno 2015 Per evitare un’eccessiva fuga di liquidità dal Paese, il governo di Atene attiva le misure di controllo dei capitali, che significano chiusura delle banche per una settimana e tetto massimo di 60 euro per i prelievi ai bancomat. Il giorno dopo la Commissione certifica che la misura non viola nessun trattato comunitario.
29 giugno 2015 Il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, convoca una conferenza stampa a Bruxelles e dichiara: “Invito il popolo greco a votare ‘sì’ al referendum. Un ‘no’ vorrebbe dire ‘no’ all’Europa”. Poche ore dopo, al termine di una riunione straordinaria con i capigruppo, anche il Parlamento europeo, per bocca del presidente Martin Schulz, si schiera con il fronte del “sì”.
30 giugno 2015 Atene non rimborsa 1,6 miliardi di euro al Fondo monetario internazionale e diventa insolvente, di conseguenza scade il programma di aiuti per il Paese. Poche ore prima della mezzanotte, Tsipras invia due lettere alle istituzioni Ue in cui fondamentalmente chiede un’estensione temporanea del programma e “la ristrutturazione” del debito. Un Eurogruppo straordinario convocato per le 19.00 in teleconferenza chiude definitivamente la porta ad Atene: “No a negoziati prima del referendum”.
3 luglio 2015 Dando ufficialmente avvio al semestre di presidenza del Consiglio del Lussemburgo, Juncker dichiara: “Se vincerà il ‘sì’, avremo davanti negoziati difficili, ma se vincerà il ‘no’ la posizione della Grecia sarà drammaticamente indebolita”.
5 luglio 2015 Con il 61,31% dei voti, il fronte del “no” trionfa nel referendum. L’affluenza è del 62,5%. Poche ore dopo, il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis annuncia le sue dimissioni con un post sul suo blog. “Lo faccio per aiutare Tsipras ad arrivare a un accordo” dichiara.
6 luglio 2015 Euclid Tsakalotos, che da fine aprile guida il team di negoziatori greci, diventa il nuovo ministro delle Finanze al posto di Yanis Varoufakis.
7 luglio 2015 Il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, in aula a Strasburgo dichiara che l’esecutivo “è deciso” a raggiungere un accordo tra Grecia e creditori fino all’ultimo momento. A Bruxelles si riunisce l’ennesimo Eurogruppo, il primo per il nuovo ministro delle Finanze ellenico Euclid Tsakalotos, che non presenta nessun piano scritto ma promette di farlo entro 24 ore. Subito dopo si riunisce l’Eurosummit, ma non ne esce nulla di nuovo.
8 luglio 2015 Alexis Tsipras interviene al Parlamento europeo all’interno di un dibattito che vede la presenza anche di Juncker e Tusk. “Vogliamo un programma sostenibile e la ristrutturazione proprio perché vogliamo pagare i debiti – assicura il premier ellenico – non per farci prestare altri soldi per usarli per pagare ancora debiti”. Nelle stesse ore Atene presenta un nuovo programma di assistenza finanziaria di tre anni al fondo salva-Stati, Esm.
9 luglio 2015 Come promesso, in nottata il governo greco fa arrivare a Bruxelles la sua ultima proposta di riforme per ottenere un nuovo programma all’interno del meccanismo Salva-Stati, Esm.
10 luglio 2015 Alle 13 il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, il presidente della Bce, Mario Draghi, la direttrice generale del Fmi, Christine Lagarde, e il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, discutono in conference call della nuova proposta di Atene. Il presidente francese François Hollande dichiara “programma serio e credibile”.
11 luglio2015 Il programma greco passa al vaglio dell’Eurogruppo, che si chiude dopo 10 ore di negoziati. La Finlandia sembra essere la più dura verso Atene, così si decide di riaggiornare la riunione al giorno dopo. Nella stessa serata, il Parlamento di Atene approva con 251 “sì”, 32 “no” e 8 astensioni il testo dell’ultima proposta presentata ai creditori. Syriza, il partito del premier, si spacca.
12 luglio 2015 Terminato l’Eurogruppo, a Bruxelles si riuniscono i capi di Stato e di governo della zona-euro per l’ennesimo Eurosummit.
13 luglio 2015 Dopo 17 ore ininterrotte di durissimi negoziati e 4 incontri trilaterali tra Alexis Tsipras, Angela Merkel e François Hollande alla presenza di Donald Tusk, l’Eurosummit trova un accordo poco dopo le 8.30 del mattino. Atene ottiene un prestito fra gli 82 e gli 86 miliardi dall’Esm, ma a condizioni durissime che in pratica significano il commissariamento del Paese per realizzare le riforme richieste. La Grecia si impegna a varare entro 48 ore già una prima serie di misure.
14 luglio 2015 Un report dell’Fmi ribadisce la necessità di una ristrutturazione del debito di Atene, che altrimenti è “altamente insostenibile”.
15 luglio 2015 Il Parlamento greco approva a tarda notte il primo pacchetto di riforme concordato con i creditori, che comprende l’addio alle agevolazioni fiscali per le isole, la riforma previdenziale con lo stop nel 2022 alle pensioni anticipate e l’incremento dell’Iva su pasta, pane e latte. L’aula approva con 229 “sì”, 64 “no” e 6 astensioni. Fra i contrari anche 32 membri di Syriza, che di conseguenza si spacca.
16 luglio 2015 I ministri delle Finanze Ue danno il via libera al prestito ponte di sette miliardi per la Grecia attraverso il Meccanismo europeo di stabilità finanziaria, Efsm. L’Eurogruppo si dice “d’accordo in linea di principio”. A Francoforte il governatore della Bce, Mario Draghi, si esprime a favore della ristrutturazione del debito ellenico e annuncia che la liquidità concessa alle banche greche attraverso gli Ela sarà aumentata di circa 900 milioni di euro, più o meno quanto richiesto dalla banca centrale ellenica.
17 luglio 2015 Il Parlamento tedesco approva a larga maggioranza l’accordo per un terzo programma di aiuti alla Grecia. I “sì” sono 439, i “no” 119. Tra i contrari ci sono ben 50 membri del gruppo Cdu/Csu, la forza politica che sostiene la cancelliera Angela Merkel. Intanto, in un’intervista radiofonica, anche il direttore operativo dell’Fmi, Christine Lagarde, parla a favore della ristrutturazione del debito ellenico. In caso contrario, dichiara, il piano di salvataggio da 86 miliardi “non è realizzabile”. Ad Atene, Tsipras annuncia un rimpasto di governo e l’Efsm approva il prestito-ponte da 7,16 miliardi di euro.
18 luglio 2015 Il primo ministro greco sostituisce 10 membri dell’esecutivo (tutti appartenenti all’ala più dura di Syriza) con altri favorevoli all’accordo con i creditori. Il principale cambiamento ha come teatro il Ministero dell’Energia, dove Panagiotis Lafazanis, guida della corrente dei ribelli, è sostituito da Panos Skourletis, finora ministro del Lavoro e fra i più fedeli alleati del premier.
20 luglio 2015 Dopo tre settimane di chiusura, riaprono le banche greche, ma restano in vigore alcune restrizioni. Entra in vigore anche l’incremento dell’Iva dal 13% al 23% su diversi prodotti, come il cibo e il trasporto pubblico, così come previsto dal pacchetto di riforme approvato il 15 luglio. Da Bruxelles arrivano i 7,16 miliardi del prestito-ponte, soldi che vengono immediatamente trasferiti dal governo ellenico nelle casse di Bce, Fmi e Banca centrale greca, verso i quali il debito era di circa 6,8 miliardi di euro.
23 luglio 2015 Il Parlamento ellenico approva con 230 voti favorevoli, 63 contrari e 5 astensioni il secondo pacchetto di misure concordate con i creditori (riforma del Codice di procedura Civile e recepimento della direttiva europea sul salvataggio delle banche) per far partire i negoziati sul terzo piano di salvataggio della Grecia. I “no” fra le file di Syriza sono 31, uno in meno rispetto al 15 luglio. A sorpresa, il deputato “convertito” è l’ex ministro delle Finanze Yanis Varoufakis ma “soltanto per far guadagnare tempo al governo”, dichiara.
27 luglio 2015 Arrivano ad Atene i membri dello staff dei creditori internazionali, che come prima cosa hanno accesso alla Ragioneria generale dello Stato e alla Banca centrale ellenica.
28 luglio 2015 La Bce dà il via libera alla riapertura della Borsa di Atene, mentre in città arrivano i capi negoziatori di Banca centrale europea, Fmi e Commissione Ue.
29 luglio 2015 In una conference call i cui contenuti sono stati prima rivelati dal Financial Times e poi resi pubblici dallo stesso Fmi, il Fondo monetario internazionale chiarisce in modo definitivo che non parteciperà economicamente al piano di salvataggio della Grecia finché non si parlerà di ristrutturazione del debito.
30 luglio 2015 Dopo 12 ore di riunione, il comitato centrale di Syriza convoca un congresso straordinario a settembre per stabilire una linea unitaria sul piano di salvataggio. Parlando davanti ai 200 compagni di partito, Tsipras aveva dato come alternativa un referendum interno da tenersi domenica 2 agosto.
3 agosto 2015 Riapre la Borsa di Atene (chiusa dal 29 giugno), ma crolla fino ad arrivare a -23%, il peggiore calo di sempre a livello giornaliero. Restano in vigore alcune restrizioni per gli investitori greci. Non si registra nessuna ripercussione sulle altre Borse europee.
In un’intervista rilasciata al settimanale greco Ethnos, il commissario Ue agli Affari economici, Pierre Moscovici, parla di “collaborazione costruttiva “ e di “progressi incoraggianti” nelle trattative, che stanno portando la discussione “nella giusta direzione”.
4 agosto 2015 Dopo aver incontrato i rappresentanti di Fmi, Commissione, Bce e fondo Salva Stati Esm, il ministro delle Finanze ellenico, Euclid Tsakalotos, dichiara che un accordo potrebbe essere raggiunto “entro questa settimana”. Dal canto suo, il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker parla di “accordo entro questo mese, preferibilmente prima del 20 agosto”.
7 agosto 2015 Citando fonti governative, il quotidiano tedesco Sueddeutsche Zeitung afferma che Berlino preferirebbe che venisse erogato un secondo prestito ponte alla Grecia per avere il tempo di analizzare nei dettagli il Memorandum. Il presidente francese François Hollande, invece, continua a spingere per trovare un accordo “entro la fine di agosto”.
11 agosto 2015 Dopo una nottata di negoziati, le autorità greche e le istituzioni creditrici trovano un accordo tecnico sul Memorandum per il terzo piano di salvataggio di Atene. L’annuncio viene dato dallo stesso ministro greco delle Finanze, Tsakalotos. La Germania invita alla calma prima di parlare di accordo raggiunto.
14 agosto 2015 Con un voto arrivato all’alba e dopo una notte di dure discussioni il Parlamento di Atene approva il terzo Memorandum dando il via libera a nuove misure concordate con i creditori. Il testo passa con 222 “sì”, 64 “no” e 11 astensioni, decisivi ancora una volta i voti dell’opposizione. Una quarantina di deputati di Syriza, tra cui l’ex ministro delle Finanze Yanis Varoufakis, si esprimono in maniera contraria o si astengono.
Alle 15 comincia a Bruxelles l’Eurogruppo, che in serata approva politicamente il piano di salvataggio di Atene da 86 miliardi. I soldi verranno erogati in tre anni dal Fondo salva Stati – Esm, e il debito dovrà essere ripagato in 32 anni e mezzo con un tasso d’interesse dell’1%. Gli esborsi avverranno in tranche che, come sempre, saranno collegate all’attuazione delle riforme concordate e al superamento delle revisioni che verranno fatte da Commissione europea, Fmi e Bce.
Il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, commenta: “La Grecia è e resterà irreversibilmente un membro dell’area euro”. Il capo dell’Fmi, Christine Lagarde, dichiara: “È un importante passo avanti, ma il Fondo monetario resta fermamente convinto che il debito del Paese sia insostenibile”.
17 agosto 2015 La Borsa di Atene apre rialzo a +1,5% dopo l’esito positivo dell’Eurogruppo. Lettonia e Lituania, fra i principali sostenitori della linea del rigore con la Grecia, danno il via libera al piano di salvataggio. Intanto nella capitale ellenica si fa sempre più concreta l’ipotesi di convocare elezioni anticipate una volta che verrà sborsata la prima tranche del prestito.
18 agosto 2015 Anche Estonia, Spagna e Austria approvano il piano di salvataggio da 86 miliardi. Il Governo greco annuncia le prime privatizzazioni con la cessione per 40 anni della gestione di 14 aeroporti regionali alla società tedesca Fraport. Il provvedimento era già stato previsto a novembre 2014 dall’esecutivo precedente, ma poi era stato congelato in vista delle elezioni di gennaio 2015 che hanno segnato la vittoria di Syriza.
19 agosto 2015 I parlamenti dei Paesi Bassi e della Germania approvano il piano di salvataggio. Nel Bundestag, i voti favorevoli sono 454, 113 i contrari e 18 gli astenuti. A luglio i contrari al riavvio dei negoziati con Atene erano stati 119.
In serata, i ministri delle Finanze dell’Eurozona ufficializzano l’avvio del programma, mentre la Commissione Ue e il governo greco firmano il Memorandum d’intesa.
20 agosto 2015 Il Fondo salva Stati – Esm versa ad Atene la prima tranche del prestito da 13 miliardi, e il governo greco ne usa immediatamente 3,2 per rimborsare la Bce nell’ultimo giorno utile. Nel pomeriggio il primo ministro Alexis Tsipras riunisce i suoi consiglieri e dopo qualche ora parla alla nazione annunciando le proprie dimissioni e convocando nuove elezioni per il 20 settembre.