Bruxelles – Procedono frenetiche a Bruxelles le trattative per fare in modo che all’Eurogruppo di mercoledì, convocato per le 19, si riesca finalmente ad arrivare a un accordo per il rinnovo del prestito alla Grecia. I tecnici delle istituzioni, Commissione, Bce e Fmi, stanno lavorando senza sosta, anche se il Fondo monetario internazionale non è affatto contento di come stanno andando le cose. La direttrice generale, Christine Lagarde, ieri (lunedì) al termine del summit aveva affermato che “c’è ancora molto, molto lavoro da fare”, ma oggi al tavolo tecnico non ha mandato Poul Thomsen, il capo economista del Dipartimento europeo, ma un funzionario di più basso livello che non ha un mandato negoziale, e quindi non ha il potere di prendere decisioni. Segno di una irritazione dovuta al fatto che l’ultima lista di riforme proposta dal governo di Alexis Tsipras, che i leader e la Commissione hanno ritenuto una “buona base di partenza”, seppur ancora insufficiente, viene ritenuta da Lagarde come “troppo lontana dal vecchio Memorandum”, spiega un fonte europea. Al Fondo non piace poi l’idea di puntare molto sulla tassazione a profitti e redditi più alti.
A Bruxelles comunque sarebbero rimasti in pianta stabile, in attesa dell’Eurogruppo, tre ministri. I punti principali su cui si sta dibattendo rimangono l’Iva e le pensioni. Il governo targato Syriza sta lottando per mantenere quella sulla ristorazione al 13%, ma a quanto pare dovrà cedere e portarla al 23% come richiesto se vuole un accordo, così come pure dovrà portarla a 23% per le bollette dell’elettricità, altro punto su cui i greci stanno lottando. Sulle pensioni Atene si è impegnata a cominciare gradualmente a limitare quelle pensioni anticipate dal 2016 e di eliminarle del tutto entro il 2025, ad eccezione delle categorie speciali come addetti ai lavori pesanti o disabili, ad aumentare, sempre gradualmente, l’età pensionabile e a tagliare quelle supplementari superiori ai mille euro. Restano da chiarire dettagli sugli aumenti ai contributi sia da parte dei datori di lavoro che dei lavoratori stessi.
Intanto nelle trattative chi continua a presentarsi come l’amico dei greci è Jean-Claude Juncker, da cui ieri sera sono arrivate le maggiori aperture. Non solo, il presidente della Commissione sta preparando un piano per facilitare l’esborso dei 35 miliardi tra fondi strutturali (20 miliardi) e fondi per l’agricoltura (15 miliardi) che spettano alla Grecia per il periodo 2014-2020. “Non sono soldi per ripianare il bilancio ma per l’economia, perché abbiamo bisogno di crescita e di lavoro, di dare una risposta a quella giustamente definita come crisi umanitaria”, ha affermato ieri (lunedì) sera in conferenza stampa garantendo che un miliardo potrebbe essere esborsato “già nel secondo semestre di quest’anno”.
Il programma, a cui è stato incaricato di lavorare il vicepresidente, Valdis Dombrovskis, dovrebbe fare in modo che i soldi possano essere utilizzati abbassando fortemente la parte di cofinanziamento nazionale, permettendo quindi al Paese di investire nei progetti strutturali molti soldi comunitari e pochi di tasca propria. In più si dovrebbero consentire diversi prefinanziamenti, anticipando così soldi che di solito Bruxelles eroga solo a progetti già completati, evitando quindi che la Grecia li debba anticipare. Infine nel Paese verrebbero inviati tecnici della Commissione per aiutare quelli nazionali nella corretta programmazione dei progetti, ed evitare così bocciature. “Ma la partenza del Piano è collegata all’accordo con l’Eurogruppo”, spiega ancora la fonte europea. Tutto insomma si gioca nelle prossime ore con la rata del 30 giugno da 1,5 miliardi da restituire Fmi che si avvicina sempre più.