Bruxelles – Unione di bilancio con “una tesoreria della zona Euro”, inserimento dell’Esm nei trattati, autorità nazionali per il monitoraggio del grado di competitività, completamento dell’unione bancaria, unione dei mercati di capitali. Il tutto da realizzare in tre momenti diversi, da qui al 2025. Ecco la roadmap dei cinque presidenti per il rilancio dell’Europa e dell’Eurozona. Il documento, messo a punto dai leader di Commissione europea, Consiglio europeo, Parlamento europeo, Bce ed Eurgruppo, è stato redatto in vista del vertice dei capi di Stato e di governo del 25 e 26 giugno. Il rapporto si basa su una premessa: l’Europa è troppo frammentata, e va messa in condizioni di procedere a un’unica, stessa, uguale velocità. Serve, in una parola, “convergenza”. E’ questa la parola chiave del documento. Ci sono quattro dimensioni dell’Unione europea – Unione monetaria, unione finanziaria, unione dei mercati e unione politica – che vanno sviluppate “in parallelo” così da evitare evoluzioni parziali dell’Ue. “Vi sono ora divergenze significative nella zona euro”, critica il documento. In alcuni Paesi, la disoccupazione è ai minimi storici, mentre in altri è a livelli record; in alcuni, la politica di bilancio può essere utilizzata in senso anticiclico, mentre in altri ci vorranno anni di risanamento per recuperare margini di bilancio. “Le divergenze di oggi creano fragilità per tutta l’Unione. Dobbiamo correggerle e avviare un nuovo processo di convergenza”. Ecco come.
Fase 1 (l luglio 2015-30 giugno 2017): in questa prima fase (“approfondire facendo”), le istituzioni dell’Ue e gli Stati membri della zona euro, valendosi degli strumenti esistenti, farebbero il migliore uso possibile dei vigenti trattati. In sintesi, ciò significa rilanciare la competitività e la convergenza strutturale, completare l’Unione finanziaria, attuare e mantenere politiche di bilancio responsabili a livello sia nazionale che di zona euro e rafforzare il controllo democratico. Rientra in questa prima fase la creazione di un Comitato europeo per le finanze pubbliche, “di carattere consultivo”, per rafforzare l’attuale quadro di governance. Si occuperebbe di coordinare e integrare i consigli nazionali per le finanze pubbliche istituiti nel contesto della direttiva Ue sui quadri di bilancio, valuterebbe a livello europeo, pubblicamente e in indipendenza, la performance dei bilanci, con la relativa esecuzione, a fronte degli obiettivi economici e delle raccomandazioni stabiliti nel quadro di governance di bilancio dell’Ue. Tre le altre cose avrebbe il compito di “stabilire se l’evoluzione delle retribuzioni sia in linea con quella della produttività e raffrontarla con l’evoluzione in altri paesi della zona euro e nei principali partner commerciali con economie simili”. Si raccomanda inoltre la creazione “da parte di ciascuno Stato membro della zona Euro” di un organismo nazionale incaricato di monitorare i risultati e le politiche in materia di competitività. Sul fronte dell’unione bancaria, si invita a realizzare quattro cose: un meccanismo di finanziamento ponte per il Fondo di risoluzione unico, misure concrete ai fini del meccanismo comune di backstop per il Fondo di risoluzione unico, un accordo su un sistema comune di garanzia dei depositi, il miglioramento dell’efficienza dello strumento di ricapitalizzazione diretta delle banche nel quadro del meccanismo europeo di stabilità.
Fase 2: in questa seconda fase (“completare l’Unione economica e monetaria), verrebbero concordate misure concrete di natura più ampia per completare l’architettura economica e istituzionale dell’Uem. In particolare, nel corso di questa seconda fase il processo di convergenza verrebbe reso più vincolante attraverso una serie di parametri di riferimento concordati per la convergenza che potrebbero avere carattere giuridico. Progressi significativi verso tali standard, e il loro continuo rispetto una volta raggiunti, potrebbero figurare tra le condizioni per la partecipazione degli Stati membri della zona euro ad un meccanismo di assorbimento degli shock per la zona euro nel corso di questa seconda fase. In questa fase rientra “l’ipotesi di una presidenza a tempo pieno dell’Eurogruppo, munita di un mandato chiaro nelle linee tracciate dalla presente relazione”. Una presidenza stabile per un Eurogruppo rinnovato. Per i cinque presidenti “via via che la zona Euro evolve verso un’Unione economica e monetaria autentica, sarà sempre più acuta la necessità di adottare alcune decisioni collettivamente, assicurando nel contempo il controllo democratico e la legittimità del processo”. Perciò “una futura Tesoreria della zona Euro potrebbe essere la sede adatta per questo processo decisionale collettivo”. Sempre nella fase 2 rientra la modifica giuridica dell’Unione europea. “A medio termine la governance del Meccanismo europeo di stabilità (in fondo salva-Stati Esm, ndr), dovrebbe essere integrata totalmente nei trattati dell’Ue”.
Fase finale (al più tardi entro il 2025): alla fine della fase 2, e “una volta che tutte le misure saranno entrate pienamente in vigore”, un’Unione economica e monetaria “autentica e approfondita” costituirebbe il contesto stabile e prospero per tutti i cittadini degli Stati membri dell’Unione europea che condividono la moneta unica, attraente e aperto all’adesione degli altri Stati membri dell’Ue se lo desiderano.