Non abbiamo avuto un Papa nero ma possiamo consolarci oggi con un Papa verde. La nuova enciclica papale “Laudato si'” è un vero e proprio prontuario del moderno catto-ambientalista. Spegnere la luce, non usare la plastica, riciclare la carta, risparmiare l’acqua, differenziare i rifiuti: c’è tutto. Mancano solo le ricette di cucina e l’oroscopo per completare la virata Donna Moderna che Papa Francesco sta dando al genere dell’enciclica.
Non c’è però scritto che la Chiesa cattolica detiene grandi capitali nella Gulf Oil, nella Shell, nella General Motors, nella Bethlehem Steel, nella General Electric, nella International Business Machines. Tutta roba che non va con le eoliche.
E quando il Papa lancia il suo proclama altermondialista rivelando che è il popolo ad aver pagato il salvataggio delle banche, dimentica di precisare che ha salvato anche le sue. La Chiesa cattolica detiene cospicue azioni della Hambros Bank, del Crédit Suisse, della Morgan Bank, della Chase-Manhattan Bank, della First National Bank of New York, della Bankers Trust Company e di molte altre.
Tutta questa ecologia ed etica finanziaria nella Chiesa cattolica si fatica a vederla. Il consumismo incombe anche sulla fede. Quanta acqua, quante bottiglie di plastica, quanti carburanti, quante risorse, quanti rifiuti consumerà il Giubileo di Papa Francesco? Come ha finito per significare la parola stessa, dovrebbe cadere ogni cinquant’anni, invece ormai è diventato come l’anno bisestile. Ogni Papa vuole il suo e siccome neanche i Papi ormai si fanno più durare quello che devono ecco che anche questo spreco di Papi ha le sue conseguenze sul pianeta. Risparmiare Papi: un punto trascurato dall’enciclica “Laudato si'”.