Lussemburgo – Se la Grecia non riuscisse a pagare il suo debito con il Fondo monetario internazionale “tecnicamente sarebbe in ritardo sui pagamenti, ma prima del default ce ne vuole”. A sostenerlo è il ministro dell’Economia italiano, Pier Carlo Padoan, la cui serenità sui possibili scenari futuri spicca fra i volti tesi dei suoi omologhi europei. “Abbiamo caratteri diversi” ha scherzato il ministro al suo arrivo alla riunione in Lussemburgo parlando dei suoi colleghi. “Ora entriamo nell’Eurogruppo e vediamo cosa ci dicono i greci” ha continuato Padoan, secondo il quale, nel caso Atene fallisse, non ci sarebbe nessun rischio per l’Italia, che è “assolutamente solida”, perché “non siamo più nel 2012”. La possibilità di un’uscita della Grecia dalla zona euro, però, sta cominciando a preoccupare anche i più ottimisti, “Il tempo sta passando rapidamente quindi forse si aprono altre opzioni, ma non credo che possa esserci una Grexit” ha risposto il ministro, che non ha voluto commentare l’ipotesi di una ristrutturazione del debito di Atene, un’opzione alla quale starebbero lavorando la Commissione e la Bce.
Ma cosa proporrà oggi il Governo greco ai suoi creditori (se proporrà qualcosa)? Le dichiarazioni del ministro delle Finanze, Yanis Varoufakis, non aiutano certo a risolvere il mistero. “Tempo fa Mario Draghi ha detto abbastanza giustamente che se l’euro vuole essere un successo per tutti i Paesi, allora deve avere successo ovunque – ha detto laconicamente il ministro di Atene -. Credo che abbia ragione. Oggi siamo qui per presentare le proposte del Governo greco su questa linea. La nostra idea è di rimpiazzare un dissenso costoso con un consenso efficace”. Non sono in molti però a credere che il summit di oggi porterà a qualche passo avanti nella trattativa. Primo fra i pessimisti dichiarati è il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem. “Gli annunci della vigilia non sono stati molto positivi, quindi non ho molta speranza – ha commentato -. Accoglierò tutte le opzioni che verranno fuori, ma il tempo sta finendo”. “Serve una proposta economicamente e finanziariamente credibile” è il ritornello che viene ripetuto da ogni ministro europeo, dalla presidente del Fmi Cristine Lagarde e dal commissario europeo per gli Affari economici Pierre Moscovici.
“Il programma che abbiamo fatto e che abbiamo esteso termine alla fine del mese, è quella la deadline – ha aggiunto un categorico Dijsselbloem -. Il contesto di ogni accordo deve arrivare dalla base di quanto stabilito il 20 febbraio”. “Noi come Commisione arriviamo qui con uno spirito costruttivo – ha aggiunto Moscovici -. Abbiamo una visione, cioè che la Grecia debba restare nella zona euro ma attraverso delle riforme che siano solide e che permettano all’economia greca di essere più efficace. Bisogna rispettare gli elettori greci, che hanno votato per il cambiamento, ma anche gli impegni presi dalla Grecia verso i suoi creditori e i suoi partner”.
In prospettiva di un sempre più probabile fallimento dell’Eurogruppo di oggi, diventa così decisiva la riunione dei capi di Stato europei che si svolgerà settimana prossima a Bruxelles. Come ha dichiarato in mattinata Angela Merkel, “un accordo sul debito greco è ancora possibile se Atene lo vuole”. Una convergenza politica potrebbe quindi spianare la strada a nuovi scenari economici ancora inesplorati. Ma è proprio questa convergenza a sembrare ancora un miraggio lontano.