Roma – “Chi sogna che Syriza si spacchi e una parte vada via, vive fuori dalla realtà”. Così Christos Mantas, capogruppo del partito di Alexis Tsipras al Parlamento ellenico, esclude l’eventualità che la ricerca di un accordo tra il governo greco e i creditori possa produrre nuovi equilibri politici ad Atene. “Sappiamo che a livello internazionale ci sono forti pressioni per far entrare To Potami e il Pasok nella maggioranza”, ammette il capogruppo rispondendo alle domande di Eunews, ma “se ci fosse una reale alternativa politica” all’attuale maggioranza, aggiunge, “le pressioni sarebbero state ancora più forti”.
Il colloquio di ieri tra il premier ellenico e i leader delle due formazioni di opposizione, dunque, non deve essere letto come la volontà di sondare il terreno per una eventuale nuova maggioranza, secondo Mantas. Quello del parlamentare di Syriza, però, potrebbe essere solo un gioco delle parti. Se da un lato sottolinea che “il Pasok ha portato la Grecia tra le braccia del Fondo monetario internazionale e non ha cambiato idea”, e aggiunge che si può paralare con tutti “ma non con chi vuole tornare alle politiche dei memorandum”, dall’altro lato fa un’apertura: se non c’è un’alternativa politica a Syriza, che “ha una maggioranza super assoluta nel Paese”, dice, “non vuol dire che non ascoltiamo gli altri”. Anzi, “l’unica forza rispetto alla quale staremo sempre dall’altra parte sono i nazisti di Alba dorata”, precisa.
Entrando nel merito della trattativa con le istituzioni europee, Mantas sostiene che non ci sia molta distanza tra la Grecia e il Brussels group sugli obiettivi relativi all’avanzo primario. Rimangono nette, però, le divergenze su altre proposte. Rilanciando al mittente l’accusa di presentare una realtà distorta – è del presidente della Commissione europea, Jean Claude Junker, l’invito a dire la verità sui negoziati rivolto a Tsipras – Mantas sostiene non sia vero che l’intervento sulle pensioni proposto dai creditori si fermi solo ai prepensionamenti, “che riguardano non più di 300 mila persone”, indica. L’esponente della maggioranza ellenica si dice favorevole a “una graduale eliminazione del fenomeno delle pensioni anticipate”, ma denuncia che “la proposta di tagli riguarda le pensioni in senso più ampio”. Poi avverte che su questo punto non c’è disponibilità a cedere, perché “le pensioni sono già state ridotte del 50% dall’inizio del memorandum, quanto ancora dovremmo tagliarle?”, chiede.
Un altro punto della proposta greca rifiutata dall’Europa, riporta Mantas, riguarda l’imposizione di una tassazione al 12% per le aziende con un fatturato superiore al milione di euro. La Commissione europea puntava invece ad aumentare l’Iva, sostiene il parlamentare di Atene definendo “inaccettabile” tale richiesta.
Nel muro contro muro, con Tsipras che si prepara a “un grande no” in vista dell’Eurogruppo di domani, non mancano però i punti di contatto. C’è il taglio delle spese militari, anche se Juncker ha dichiarato essere una proposta della Commissione, mentre Mantas attribuisce la paternità al governo greco. Poi c’è la lotta all’evasine fiscale, argomento per il quale “abbiamo già un disegno di legge”, annuncia il capogruppo di Syriza, aggiungendo che “la prossima settimana arriverà in parlamento anche la proposta di riforma della scuola”. Infine, un’altra richiesta dei creditori è la riforma della pubblica amministrazione. Anche su questo c’è convergenza. “Noi sentiamo l’obbligo di cambiare l’apparato dello Stato”, spiega Mantas, “perché bisogna porre fine al clientelismo e alla corruzione”.