Lussemburgo – Sistema europeo di rimpatrio, accoglienza solo di quanti hanno diritto d’asilo con respingimento di tutti gli altri, quote di rifugiati redistribuite da Grecia e Italia su base volontaria e da definire ma vincolanti una volta accettati. Questa, in sostanza, la proposta che i ministri degli Interni dei Paesi Ue metteranno sul tavolo dei capi di Stato e di governo la prossima settimana. Attraverso un lavoro non facile né scontato i ministri di Italia, Francia e Germania hanno trovato una bozza di compromesso che può effettivamente rendere tutti contenti. L’agenda della Commissione europea non rischia di saltare, i Paesi Ue accolgono gli appelli di Grecia e Italia nel nome del principio della solidarietà, le autorità di Atene e Roma garantiscono l’adeguata identificazione di chi arriva nel nome del principio della responsabilità, e le quote restano in vita. Non sono imposte, ma una volta accettate sono vincolanti obbligando il Paese aderente a farsi carico di tutti gli asilanti presi in consegna.
Alla fine i risultati delle trattative li danno i ministri degli Interni di Italia, Francia e Germania in una conferenza stampa congiunta. “La soluzione deve essere europea e articolata secondo i valori fondamentali dell’Ue”, sottolinea il francese Bernard Cazneuve, secondo cui in base alle proposte messe sul tavolo “il lavoro sarà collettivo e volontario”, mettendo tutti d’accordo. Ora “lavoreremo nei prossimi giorni per completare quanto messo a punto”.
La formula proposta configura “un sistema volontario coordinato”, come lo definisce la delegazione francese. Un passo indietro rispetto alle ambizioni dell’esecutivo comunitario, ma comunque una formula che consente di superare le reticenze spagnole (da giorni a Bruxelles si ripeteva che Madrid era convincibile) e le resistenze dei Paesi dell’est. Bisogna vedere se l’impalcatura regge, ma a sentire i tre ministri le condizioni sembrerebbero esserci. Il tedesco Thomas De Maiziere racconta di una riunione con le altre delegazioni “costruttiva” e ricca di spunti utili. “Tutti hanno fornito contributi interessanti”. Detta così suona bene, vuol dire che il compromesso è davvero a portata di mano.
Certo, manca il via libera dei capi di Stato e di governo, e sulle quote ci sono ancora nodi da sciogliere. Non poco. Ma poteva andare molto peggio. Stabilito che le quote – secondo lo schema proposto a Lussemburgo – non saranno obbligatorie, va detto che “sui numeri occorre discutere ancora”, come sottolinea Angelino Alfano, comunque contento perchè sul tema immigrazione alla fine “si è andati oltre Dublino”. Per il ministro degli Interni italiano “deve essere chiaro che chi non ha diritto d’asilo deve essere rimpatriato”. Un principio, questo, di vitale importanza, perchè “se non funziona non può funzionare l’intero meccanismo” europeo di risposta all’emergenza immigrazione. Un principio su cui tutti però sembrano essere d’accordo. Non essendo pronti a gestire gli asilanti a terra, serve quanto meno essere in grado di rimandarli là da dove sono venuti.
“La solidarietà non può essere volontaria”, tuona però il commissario europeo per agli Affari interni e l’immigrazione, Dimitris Avramopoulos. “Non mi aspettavo che oggi si raggiungesse un accordo su tutto, ma dobbiamo dimostrare che la solidarietà non è solo un slogan”. La Commissione bacchetta dunque i governi, ritenuti non all’altezza delle aspettative. L’eccezionalità e l’ambizione della proposta dell’esecutivo comunitario sta nell’accelerazione che richiede. “Solo pochi mesi fa nessuno avrebbe potuto pensare che la Commissione poteva produrre una simile strategia in così poco tempo. Ma quello che ha proposta la Commissione in questi mesi è quello che l’Europa non ha fatto negli ultimi vent’anni”.