Bruxelles – Dopo l’ennesimo fallimento nei negoziati tra Atene e creditori, lo spettro Grexit fa sempre più paura. Un pessimismo palpabile sui mercati, con la Borsa di Atene che in apertura perde oltre il 6%, trascinando al ribasso tutti i mercati, da Milano a Parigi, da Francoforte, a Madrid. I toni d’altronde sono tutto tranne che rassicuranti: un’uscita della Grecia dall’Eurozona? Impossibile escluderla, secondo il ministro delle Finanze ellenico, Janis Valoufakis che in un’intervista alla Bild non rassicura: “Io escludo una Grexit come soluzione ragionevole. Ma nessuno può escludere tutto: io non posso escludere che una cometa impatti la Terra”. L’unica cosa che so, prosegue Varoufakis, “è che Frau Merkel, il mio collega Wolgang Schaeuble, io e tutti i colleghi europei abbiamo una grande responsabilità per il nostro popolo: evitare la disgrazia”.
Una “disgrazia” che Varoufakis non sembra essere l’unico a vedere come non più impossibile: “L’ombra di un’uscita della Grecia dall’Eurozona prende contorni sempre piu’ nitidi”, non nasconde il vice cancelliere tedesco, Sigmar Gabriel, capo dell’Spd, partito che fino ad ora aveva sempre avuto un atteggiamento conciliante nei confronti di Atene. Ma adesso “il tempo e la pazienza stanno finendo in Europa” e “sta montando il sentimento che è ora che Atene la faccia finita”, avverte Gabriel. Berlino, dice, “non si farà ricattare” per trovare un accordo sul salvataggio e “non si farà spingere ad accettare qualsiasi cosa”. Per la Grecia “il tempo sta finendo e stanno aumentando le probabilità che non si raggiunga un accordo”, avverte anche il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann.
A scatenare i pessimismi, la rottura al tavolo delle trattative tra Grecia e creditori: l’accordo, che si sperava di trovare in tempo utile per l’Eurogruppo di giovedì, non c’è e non sembra affatto essere a portata di mano. “Resta una significativa distanza tra i piani delle autorità greche e le richieste di Commissione Bce e Fmi”, ha ammesso la portavoce dell’esecutivo europeo per gli Affari economici, Annika Breidthardt. I negoziati proseguiti nel corso del week end hanno portato “qualche progresso” ma niente di più: la distanza resta “nell’ordine dello 0,5-1% del Pil o l’equivalente di oltre 2 miliardi di misure di bilancio permanenti su base annua”, ha spiegato l’esecutivo Ue, secondo cui “le proposte greche restano incomplete”. Su questa base “un’ulteriore discussione dovrà ora avvenire all’Eurogruppo” di giovedì che si preannuncia tutt’altro che semplice. Ma il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, assicurano dalla Commissione, non ha perso le speranze: “È convinto che con più forti sforzi di riforme da parte greca e volontà politica da parte di tutti, una soluzione può ancora essere trovata prima della fine del mese”.
Ma Atene non sembra pronta a piegarsi e continua a ribadire che “non accetterà ulteriori tagli alle pensioni” e a definire “irrazionali” le richieste fatte dai creditori alla Grecia sul taglio delle pensioni e sull’aumento dell’Iva. Il ministro delle finanze, Yanis Varoufakis, ha spiegato che “un avanzo primario pari all’1% del Pil, raggiungibile a marzo, non è più possibile” per le critiche condizioni di liquidità del Paese, ribadendo per l’ennesima volta che “è necessaria una ristrutturazione del debito” greco in modo che Atene “possa ritornare sui mercati” per finanziarsi. Nonostante tutto, il governo greco ribadisce di essere “pronto” a concludere la trattativa e giungere ad un accordo soddisfacente. “Aspetteremo pazientemente fino a quando le istituzioni diventeranno più realiste”, assicura Tsipras in una lettera a un giornale greco all’indomani del fallimento delle trattative coi creditori, aggiungendo che “opportunismi politici” stanno guidando i creditori per mettere Atene sotto pressione.
L’accordo tra Atene e creditori è necessario per sbloccare l’ultima tranche da 7,2 miliardi di aiuti finanziari, che sono fondamentali per garantire il futuro del Paese ellenico nell’Eurozona. Il 30 giugno prossimo la Grecia dovrà restituire 1,6 miliardi di euro al Fondo Monetario Internazionale e il 20 luglio rimborsare alla Bce ben 3,5 miliardi di euro di titoli, detenuti da Francoforte, in scadenza.