Bruxelles – La Commissione europeo davvero non ne può più. “Alla Grecia sono state fatte concessioni significative”, lamenta la portavoce per gli affari economici, Annika Breidthard, per la prima volta sul podio a fornire dettagli e cifre di una trattativa che se è naufragata, fa capire l’esecutivo comunitario, lo ha fatto per le resistenze elleniche. Le proposte fatte alla Grecia da parte dei creditori sono “sostanziali, bilanciate e hanno pieno senso economico” mentre da parte del governo greco ci sono state “interpretazioni fuorvianti”, sostiene Breidthard, invitata a parlare dal portavoce della Commissione, Margaritis Schinas, anch’egli stufo. “Abbiamo letto tante cose in questi mesi, e riteniamo che ora sia venuto il momento di dire come stanno le cose”, chiarisce. Prima fra tutte che “il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, è deluso nel vedere come dopo tanti sforzi per cercare un accordo e fare progressi, questi progressi non siano evidenti”.
Il dossier. Le proposte avanzate dai creditori ad Atene prevedono cinque pilastri: aggiustamenti di bilancio, lotta all’evasione fiscale, rafforzamento del sistema finanziario, riforme strutturali, miglioramento della pubblica amministrazione con particolare impegno alla lotta alla corruzione. Più nello specifico, continua Annika Breidthard, quanto al primo punto, alla Grecia è stato chiesto di registrare un surplus primario del 2% per il 2015. “Era inizialmente previsto al 3%”. Ancora, l’obiettivo di medio termine prevedeva un surplus primario del 4,5% al 2016, adesso “l’obiettivo è 3,5% da raggiungere nel 2018, con una concessione di due anni in più”. Ad Atene è stato offerto tanto. Ma non finisce qui. “Non è vero che è stato chiesto di tagliare singole pensioni”, continua la portavoce di Moscovici e Katainen. E’ vero che il sistema pensionistico ellenico è considerato “tra le richieste” dei creditori in tema di riforme, ma basterebbe “diminuire il numero delle pensioni anticipate”, sistema piuttosto diffuso in Grecia. I creditori chiedono interventi tali da permettere risparmi pari all’1% del Pil all’anno, ma Atene “ha proposto misure che portano risparmi neanche pari allo 0,04%”. Niente, in sostanza. Questione stipendi. “Nessuno chiede tagli dei salari, ma tutti sono d’accordo nel dire che serve rendere il sistema greco più competitivo”. Poi l’Iva. In Grecia “non c’è un sistema strutturato, ma al contrario un sistema frammentato”. Per questo “va migliorato il sistema di riscossione dell’imposta, e va condotta una lotta all’evasione”.
A Bruxelles sono davvero stufi. Juncker continuerà a svolgere il ruolo di mediatore, e già oggi vedrà il presidente delle Bce, Mario Draghi. Ma è la Grecia, fanno capire, ad avere determinato una situazione ormai insostenibile. Nel fine settimana è stato oltrepassato il limite. La Grecia ha presentato proposte vecchie, rivelano fonti comunitarie, mentre la Commissione si aspettava qualcosa di nuovo. Raccontano che ieri, i rappresentanti ellenici abbiano visto quelli delle istituzioni e questi ultimi neanche abbiano voluto vedere le carte. “C’è qualcosa di nuovo in queste carte”? “No”. “Allora arrivederci”. Questo il dialogo che si racconta oggi a Bruxelles. Da verificare, certo. Ma a giudicare da come la Commissione oggi abbia adottato un’inedita operazione trasparenza viene da pensare che possa essere anche andata veramente così.