Bruxelles – Non ci sono le condizioni per andare avanti, tanti saluti. Il Fondo monetario internazionale sbatte la porta in faccia alla Grecia, abbandona le trattative e torna a Washington. Le pensioni vanno riviste, la base imponibile fiscale va ampliata: per i creditori questi interventi sono imprenscindibili per rendere sostenibile il sistema ellenico, per Atene questi interventi non sono neppure pensabili. Il nodo da sciogliere è talmente intricato che salta il tavolo: i tecnici del Fmi volano via negli Stati Uniti, costringendo quelli di Atene a rientrare in Grecia. Una doccia fredda per tutti, a partire da Alexis Tsipras. Il primo ministro ellenico vede il presidente della Commissione europea, nel tentativo di superare l’impasse. Ma non servono più due ore di colloqui con Jean-Claude Juncker per trovare una quadra. Come già avvenuto nella notte in occasione per il vertice a tre fra lo stesso Tsipras e i leader di Francia e Germania, l’unica cosa su cui si converge è la necessità di continuare con il dialogo. Ancor più necessario dopo la rottura del Fmi.
Eppure Juncker avveva avvertito Atene. In mattinana, entrando in Consiglio europeo per il vertice Ue-Celac, aveva sottolineato pubblicamente che “la gente sta diventando impaziente” e che “da essere umano condivido la loro impazienza”. Alla fine il vaso è traboccato. L’ultima goccia è stata la resistenza ellenica agli interventi in campo fiscale e pensionistico. Con questo strappo tutto si fa ancor più in salita, e diventa difficile ipotizzare un accordo. L’Eurogruppo del 18 giugno rischia di non produrre nulla, e rinviare ogni decisione al vertice dei capi di Stato e di governo di fine mese. Un rischio, visto che il 30 giugno scade il programma di assistenza ad Atene. Il presidente del Consiglio europeo è spazientito. “Il governo greco deve essere un pò più realistico”, dice Donald Tusk. “Non c’è più tempo per giocare d’azzardo, il gioco è finito”. Juncker, prima di incontrare Tsipras, ha usato una una metafora tedesca per rendere la delicatezza del caso. “La mucca è stata per troppo tempo sul ghiaccio sottile”, e quella mucca lì è la Grecia.
C’è stato un momento a Bruxelles in cui voci di possibili Eurogruppi straordinari nel fine settimana non erano da escludere, ma le voci sono state smentite dai creditori statunitensi, che rimuovono anche il sottile velo di ottimismo ostentato da tutte le parti. Risuonano stonate la parole di Tsipras al termine dell’incontro con Juncker (“lavoriamo per appianare le divergenze che restano”) e ancor più quelle che arrivano dalla Commissione (“incontro amichevole”). Il clima è tutt’altro che disteso e il risultato è tutto fuorchè a portata di mano. “Siamo ben lontani da un accordo”. Parola di Gerry Rice, portavoce del Fmi.