Bruxelles – Due ore per cercare di ridisegnare uno scenario greco sempre più intricato, ma nessun colpo a effetto dal mini-vertice a tre sulla Grecia. Il premier ellenico Alexis Tsipras, il presidente francese François Hollande, e la cancelliera tedesca Angela Merkel hanno tenuto un incontro al termine della cena di lavoro tra i leader dei Paesi Ue e quelli dell’America Latina e dei Caraibi riuniti per il II vertice Ue-Celac. Un incontro iniziato poco prima delle 22 e terminato poco dopo la mezzanotte, per uno scambio di opinioni che – questo l’auspicio – possa quanto meno tornare utile nelle trattative vere e proprie con chi di dovere. Perchè come ammesso da Merkel, quello che conta, al di là di tutto, è “il lavoro con le tre istituzioni competenti”, e Berlino sottoscriverà solo “accordi delle tre istituzioni”. Accordi che servono quanto prima, dopo le decisioni degli osservatori. Mentre i tre leader europei discutevano tra loro, Standard & Poor’s ha tagliato il rating della Grecia da ‘CCC+’ a ‘CCC’, mettendo in guardia. “In assenza di un accordo con i creditori, la Grecia probabilmente farà default sul debito commerciale in dodici mesi”.
Un anno all’irreparabile, dunque. Non suona bene. Ma non suona meglio quello che esce dall’incontro dei tre. Decisioni non erano attese, e obiettivamente era difficile immaginarsi una soluzione della questione greca a margine di un vertice come quello che si sta tenendo a Bruxelles. Ma certo ci si attendeva qualcosa di più. A mini-vertice in corso si rincorrevano le voci di concessioni greche alle richieste dei creditori: sì all’obiettivo di surplus primario per il 2015 (1%), ed estensione dell’attuale programma di assistenza – in scadenza a fine giugno – fino a marzo 2016. Nessuna conferma al termine del mini-vertice. Merkel e Hollande se ne sono andati senza dire parola (a onor del vero entrambi ne hanno dette due: “buona notte”). Chi parla, alla fine, parla di “atmosfera costruttiva”, di “colloqui da intensificare”. Se oltre due ore di riunione hanno prodotto solo questo, un’intesa sulla necessità di intensificare i negoziati, allora c’è poco da dire. C’è anche chi sostiene che Merkel si sarebbe detta pronta a parlare in ogni momento. Lo stesso che ripetono in Commissione da mesi: Eurogruppi sono convocabili in qualunque momento, a patto che ce ne siano i presupposti. Al momento pare ci sia davvero poco, sul tavolo. Anche se Alexis Tsipras è tornato a ripetere che “verrà raggiunto un accordo”, è dura. La Grecia ancora non ha rinunciato all’idea di evitare tagli alle pensioni e la riforma del mercato del lavoro. Con queste premesse, rischia di esserci davvero poco da discutere.