Strasburgo – Un’altra giornata confusa a Strasburgo, con l’Aula di nuovo divisa sulla relazione scritta dal socialista Bernd Lange, il parere del Parlamento europeo sui negoziati in corso per il Ttip, il trattato di libero scambio tra Stati Uniti ed Europa. Ieri, come aveva scritto EUNEWS si era deciso all’ultimo secondo di rimandare il voto, previsto per oggi, per evitare il rischio bocciatura e trovare un accordo sul punto più spinoso del testo, l’Isds, gli arbitrati privati per la risoluzione delle controversie tra investitori e Stato. Oggi si sarebbe comunque dovuto svolgere il dibattito sul tema ma il presidente Martin Schulz ha proposto di rimandare anche quello, proposta accettata in maniera compatta da popolari, liberali e conservatori, ma solo da una parte dei socialisti, sempre più spaccati sul tema.
Il risultato è stato che la maggioranza favorevole a posticipare anche il dibattito è stata risicatissima, di soli due voti: 183 contro 181 e 37 astenuti. In Aula si è scatenata la bagarre delle minoranze, Verdi, Sinistra Unita Gue e Euroscettici Efdd. Uno “sporco trucco” per la capogruppo della Gue, Gabi Zimmer. Un “comportamento codardo, da parte dei partitoni e del presidente, che chiarisce che non c’è spazio per il confronto diretto, palese, nel luogo deputato al dibattito ma solo la volontà di ridurre il parlamento a ratificatore formale degli accordi sottobanco”, gli ha fatto eco il 5 Stelle Marco Affronte.
“Una parte di noi ha votato a favore e una contro”, ha ammesso il capogruppo S&D Gianni Pittella, spiegando che alla base della scelta di rimandare il dibattito c’era solo “il fatto che la discussione oggi avrebbe privato l’Aula della possibilità di discutere del Ttip nel giorno del voto della risoluzione”. Secondo le regole del Parlamento in Plenaria non si può discutere due volte su una stessa relazione, la prossima volta si sarebbe dovuto votare il testo senza possibilità di parlarne. Per il socialisti risparmiarsi il dibattito è stato certamente una fortuna perché sarebbero stati i primi sul banco degli imputati per le forti spaccature al loro interno. Spaccature che hanno portato anche alle dimissioni del britannico David Martin dal ruolo di coordinatore del gruppo nella commissione Commercio Internazionale, quella che si occupa appunto del Ttip. “Nelle trattative di questi giorni è stato completamente tagliato fuori da Schulz e Lange”, ci spiega una fonte parlamentare.
Per il resto Pse e Ppe continuano a rinfacciarsi reciprocamente il fallimento all’ultimo secondo di trattative che vanno avanti da mesi, e che sembravano concluse con il voto positivo del testo in commissione Commercio internazionale la scorsa settimana. “Non abbiamo chiesto noi di rimandare il voto, eravamo pronti ad affrontarlo, mentre altri gruppi non possono dire lo stesso”, ha dichiarato Pittella in conferenza stampa definendo quella di Schulz “una decisione saggia e indipendente che ha evitato che il Parlamento rigettasse la risoluzione”. Per il capogruppo S&D “rimane solo un punto su cui fare chiarezza (ovvero l’Isds, ndr), lavoreremo di qui a luglio credo per convincere amici liberali e popolari, poi ognuno si assumerà le proprie responsabilità. Chi non vorrà il Ttip lo dovrà dire, ma senza nascondersi dietro la questione dell’Isds”.
“In Commissione si era arrivato a un accordo complessivo sul testo, anche riguardo gli arbitrati, che garantiva un equilibrio e che noi eravamo disposti a votare. Poi arrivati a Strasburgo sono stati i socialisti a cambiare idea, cambiando le carte in tavola, per colpa di loro divisioni interne. E siamo arrivati al rinvio del voto”, ha affermato Salvatore Cicu, responsabile di Forza Italia per le trattative sul Ttip, ribadendo che “i popolari sono favorevoli alla clausola Isds, ma fortemente rivista come chiesto dalla commissaria al Commercio Cecilia Malmström”. E sul perché il Ppe non ha voluto votare l’emendamento di Lange, che parlava esplicitamente di “proporre una soluzione permanente per la risoluzione delle controversie tra investitori e Stati – senza utilizzare il sistema privato di risoluzione delle controversie tra investitore e Stato (Isds)”, la capodelegazione di Forza Italia, Elisabetta Gardini, ha spiegato che “quella è una soluzione nel lungo termine” che avrebbe impedito di avere una istanza terza a cui appellarsi nel breve, visto che il nuovo tribunale riformato di cui si parla “non si crea certo da un momento all’altro con la bacchetta magica”.
Ecco, secondo una tabella elaborata da VoteWatch come hanno votato i vari gruppi sul rinvio del dibattito: