Bruxelles – È arrivato il momento di imprimere una svolta nei negoziati sull’accordo di libero scambio tra Unione europea e Stati Uniti. A chiederlo sono i leader del G7 che, nella dichiarazione finale del vertice appena concluso in Germania, pongono l’accento sulla necessità di un cambio di passo: “Accelereremo immediatamente il lavoro su tutti gli aspetti del Ttip, assicurando progressi su tutti gli elementi del negoziato”, promettono i leader. L’obiettivo, ricorda il G7, è arrivare a finalizzare l’intesa “il prima possibile, preferibilmente entro la fine dell’anno”.
Per i leader, l’accordo tra Ue e Stati Uniti, così come gli altri “ambiziosi” accordi commerciali regionali e bilaterali tra cui il Ceta, l’accordo di libero scambio tra Ue e Canada e il Tpp, l’accordo tra Usa e Paesi dell’Asia Pacifico, “contribuiscono a a un commercio globale più forte e a più crescita e posti di lavoro”. Per questo occorre procedere speditamente verso una rapida definizione degli accordi, Ttip su tutti.
“Credo che le trattative siano ad un buon punto” ma in Europa ci sono discussioni su questioni “controverse”, ha fatto notare la cancelliera tedesca, Angela Merkel al termine della riunione, raccontando che tra i leader quello dell’accordo di libero scambio è un tema di cui “si è parlato molto”. Obama “ha detto chiaramente che vuole arrivare ad un accordo”, ha ricordato Merkel, assicurando che anche Berlino “vuole un accordo”. Ma la cancelliera non nasconde che “ci saranno difficoltà” soprattutto “a livello legale, che valgono sia per gli americani che per gli europei”. Ma non si tratta di “problemi” insormontabili, sottolinea la cancelliera, secondo cui “la buona notizia” è che vi è la possibilità di “arrivare ad un accordo”.
Il punto più controverso continuano ad essere i cosiddetti Investor State Dispute Settlement (Isds), arbitrati per risolvere controversie tra multinazionali e stati dove queste investono. Il timore di molti europei e anche di parte dei democratici statunitensi è che inserendo questo meccanismo nei trattati si finisca per favorire le multinazionali che possono sfidare i governi in tribunali ad hoc se queste passano leggi che ledono i loro profitti.