Bruxelles – Vito ha 57 anni, da 48 vive in Belgio, dove ha lavorato, ha contribuito a far crescere il Paese che lo ha ospitato, e dove percepisce una pensione. Tra tre settimane, però, dovrà andarsene, dovrà inventarsi una nuova vita, chissà dove. E’ stato espulso, come è capitato lo scorso anno a circa 1.040 altri europei, perché, secondo le autorità belghe “rischia di diventare un peso per la sicurezza sociale”.
Il governo di destra del Belgio, (un piccolo partito francofono e altre forze fiamminghe tra le quali primeggia un partito autonomista) è durissimo, e, comunitario o no, lavoratore, pensionato, disoccupato, quando lo decide ti espelle. La storia di Vito è una storia difficile. Arrivò nel 1967, a nove anni, con i suoi genitori che emigrarono per sopravvivere. Il boom economico era finito, e la sua sua famiglia non lo aveva neanche mai sentito esplodere. Sulla scia del patto firmato da Alcide De Gasperi che prevedeva lo scambio di lavoratori italiani (abruzzesi, marchigiani, siciliani soprattutto) con il prezioso carbone il papà di Vito Sabia prese armi e bagagli e si trasferì nel Limburgo, per lavorare nelle miniere. Questa fu anche l’eredità che lasciò al figlio, un lavoro sottoterra che lui prese a 18 anni nel 1976 e che continuò fino al 1987, quando di anni ne aveva neanche trenta e la sua miniera chiuse. Qui non gli andò poi malissimo, da allora,racconta “prendo una piccola pensione”, che ora è di circa 1.500 euro al mese.
Nel frattempo Vito si è sposato con una donna rumena, Andrea, dalla quale ha avuto il sesto dei suoi figli ed ora è nonno. La sua vita, come tante vite, ha avuto alti e bassi, vita di coppia e separazioni, qualche piccolo debito, e la sua pensione è stata interamente sequestrata dalle autorità belghe per pagare alimenti. nel frattempo è andato a vivere in Romania, ma dopo qualche anno ha deciso di tornare dove era cresciuto. Ma il permesso di residenza gli viene rifiutato, non ha il diritto di residenza e dunque arriva il Foglio fi via. “Secondo l’Ufficio Immigrazione rappresento un onere eccessivo per la sicurezza sociale – spiega il minatore in pensione alla stampa – . A 58 anni, vengo espulso in quanto cittadino dell’Unione europea. Questa è una barbarie, giusto?”. Sì, è giusto ci permettiamo di dire. L’Ambasciatore italiano Alfredo Bastianelli è un signore molto esperto e molto efficiente. Si è messo subito in moto e già da qualche giorno si è attivato, come ha già fatto per altri italiani, per capire cosa sia successo e cosa si possa fare. Ha anche già parlato con il ministro degli Interni belga. La storia recente però non fa ben sperare, la legge è quella, anche se poi, spesso, ne viene solo minacciata l’applicazione. “Ma con la crisi – spiega chi conosce bene questi dossier -, tutto è diventato più difficile, le autorità sono più severe”.
Certo, uno poi si domanda cosa sia questa “cittadinanza europea” esaltata in ogni Trattato dell’Unione, che poi sparisce così facilmente nei fatti.
Vito, dopo 48 anni, è sempre italiano, non ha mai chiesto, come avrebbe potuto, di diventare belga. Da qualche anno, poi, potrebbe avere la doppia cittadinanza. “Ma mi sono sposato qui – racconta – i miei figli sono nati a Genk, e ho sempre pagato le tasse”. Ora, invece, all’improvviso, “ci trattano come parassiti”, e il comune dove risiede, Maasmechelen,gli ha inviato l’ordine di espulsione. Tre cittadini comunitari espulsi in un colpo solo, diritti negati a loro per pagare alimenti ad altri. “Io, mia moglie e mia figlia di due anni dobbiamo lasciare il Paese entro trenta giorni dalla ricezione della lettera… Non credevo a quel che leggevo”. Secondo le autorità belghe, che sono quelle che gli hanno sequestrato la pensione, “non ho abbastanza mezzi per mantenermi”, spiega Vito. Il governo ha paura che lui diventi un peso per la sicurezza sociale “e dunque mi espelle, come se fossimo degli stranieri”. E ora non sa dove andare, “mi hanno messo al muro”, dice.