Bruxelles – Il Lussemburgo potrebbe presto diventare pioniere in Europa in fatto di diritti per gli stranieri. Questa domenica gli abitanti del piccolo Paese, dove appena un abitante su due è autoctono, saranno chiamati ad esprimersi in un referendum per stabilire se concedere anche ai non lussemburghesi il diritto di votare alle elezioni politiche nazionali. Una decisione mai presa da nessun Paese europeo. Nel Granducato già gli stranieri possono votare in occasione delle elezioni municipali ed europee per le liste del Granducato, ma il referendum proporrà di estendere il diritto di voto anche alle consultazioni politiche per quegli immigrati che hanno vissuto in Lussemburgo per almeno dieci anni e che hanno già esercitato il diritto di voto alle amministrative. In caso di vittoria dei sì, l’elettorato lussemburghese potrebbe aumentare di circa il 50%.
Non sarà questo l’unico tema su cui i cittadini lussemburghesi saranno chiamati ad esprimersi. Nel referendum anche altri due quesiti, uno per abbassare l’età minima per poter votare dai 18 ai 16 anni e l’altro per limitare a dieci anni la continuativa la presenza di una stessa persona come membro del governo. Una decisione non scontata in un Paese in cui l’ex primo ministro, Jean Claude Juncker è stato a capo dell’esecutivo dal 1995 al 2013, oltre 18 anni.
Il referendum è sostenuto dall’attuale premier, il liberale Xavier Bettel che sta portando avanti un’agenda per modernizzare il Paese. A sostenere il fronte del No, che viene dato come in vantaggio dai sondaggi, invece, il partito democristiano ora all’opposizione di Jean-Claude Juncker, secondo cui i residenti di lungo corso dovrebbero invece prendere la cittadinanza per poter accedere normalmente al voto.